Si svolge oggi e domani (29-30 settembre), presso la reggia di Venaria Reale a Torino, la riunione dei ministri del Lavoro dei paesi del G7. Il vertice si tiene in un contesto segnato, a livello tanto europeo quanto internazionale, da disuguaglianze crescenti e da un attacco generalizzato alla qualità del lavoro e alle sue condizioni, alla contrattazione collettiva, ai diritti sindacali. Il tutto in una congiuntura dominata dalle sfide portate alle società e ai sistemi economici dai grandi fenomeni delle migrazioni, dei processi demografici, del cambiamento climatico, della green economy, della digitalizzazione e della nuova rivoluzione industriale.

Il principale compito dei sindacati, in questa situazione di difficoltà del mondo del lavoro in tutto il pianeta, è quello di battersi affinché il futuro del lavoro si realizzi senza che il prezzo delle trasformazioni globali sia pagato dai lavoratori e affinché il principio di una giusta ed equa transizione si affermi nelle scelte e nelle politiche dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali.

Nel programma di lavoro del G7 è prevista, come in analoghe precedenti circostanze, una consultazione delle parti sociali sulle tematiche del vertice. In preparazione della consultazione, la Confederazione sindacale internazionale e il Tuac (il comitato sindacale consultivo presso l'Ocse) hanno predisposto un documento con le richieste del movimento sindacale ai ministri del Lavoro delle sette principali economie.

Noi pensiamo che il lavoro debba essere difeso e valorizzato attraverso il rilancio della contrattazione collettiva, degli aumenti salariali e delle politiche di redistribuzione della ricchezza. Questa iniziativa deve realizzarsi attraverso la ripresa del dialogo sociale e delle relazioni industriali ad ogni livello (nazionale, settoriale, aziendale), per fare in modo che i lavoratori siano partecipi e coinvolti nei processi di innovazione tecnologica e possano contribuire, anche mediante l'accesso alle necessarie attività di formazione e riqualificazione professionale, alla gestione e all'approccio non passivo rispetto all'introduzione di nuovi sistemi nell'organizzazione del lavoro e nella produzione.

Ciò richiede che vengano garantiti i diritti fondamentali del lavoro (a partire dal diritto alla libertà di associazione sindacale e al diritto alla contrattazione collettiva), un salario dignitoso e una adeguata protezione sociale a tutti i lavoratori del digitale e delle piattaforme, quali che siano le tipologie dei loro contratti. Per fare in modo che il lavoro del futuro non sia un lavoro povero e dequalificato, rischio fortemente presente nelle attuali condizioni, occorre favorire la diffusione delle competenze e delle abilità professionali, incoraggiare gli investimenti pubblici e privati e favorire la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità nei settori innovativi, nelle tecnologie dell'informazione e della conoscenza, nelle attività legate alle cosiddette competenze Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).

È evidente come il successo di questa strategia necessiti di un maggiore coinvolgimento nel mercato del lavoro delle donne e dei giovani, assicurando politiche attive del lavoro adeguate, misure di superamento del gender pay gap, apprendistato di qualità. E, su una dimensione più generale, intervenendo con maggiore efficacia rispetto a quanto fatto sinora su due temi fondamentali per il futuro: la gestione del fenomeno delle migrazioni e il rispetto dei diritti umani e del lavoro nelle catene globali di fornitura, per eliminare definitivamente il lavoro schiavo, il lavoro forzato, il traffico e lo sfruttamento di esseri umani.

Dalle 16,00 del 29 settembre e fino a sera la delegazione sindacale internazionale dialogherà su questi temi con i ministri del Lavoro del G7. Per i sindacati italiani, sarà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a presentare le posizioni e le richieste condivise dalla Confederazione sindacale internazionale e dalla Confederazione europea dei sindacati. L'auspicio è che la consultazione sia effettiva e non rituale. Prendere in considerazione l'agenda sindacale, una agenda alternativa a quella delle politiche economiche e sociali attuate in questi anni su scala globale, è il modo per provare a cambiare strada rispetto alla globalizzazione non governata, al dominio della logica del profitto e dei bilanci delle imprese come stella polare, al riequilibrio nei rapporti di forza per un mondo più giusto.

Fausto Durante è coordinatore Area politiche europee e internazionali della Cgil