"Una sentenza storica la prima del genere in Europa che crediamo farà giurisprudenza rispetto ad altri procedimenti legati allo sfruttamento e al caporalato in agricoltura. Un riconoscimento anche all'impegno e alle denunce della Cgil e della Flai leccese che si sono costituite parte civile nel processo". È quanto affermano in una nota congiunta i segretari generali della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, e della Flai Puglia, Antonio Gagliardi, in riferimento alla condanna inflitta dalla Corte di Assise di Lecce a quindici imputati, colpevoli di aver creato un sistema di sfruttamento e riduzione in schiavitù di lavoratori stranieri nelle campagne di amarsi, noto come "processo sabr".

"È una vittoria dei lavoratori, di chi da sempre è in prima fila nel denunciare. La magistratura ha riconosciuto l'esistenza una struttura costituita da imprenditori, caporali e capi squadra finalizzata a sfruttare il lavoro di braccianti stranieri. Un'azione penale che assume ancor più forza dopo l'approvazione della legge 199 / 2016 intervenuta dopo l'avvio del processo leccese. È un segnale forte che arriva in piena estate e con l'intensificarsi dell'azione investigativa e repressiva contro il caporalato in Puglia, fenomeno che può essere estirpato solo con una forte presenza dello Stato e con azioni delle istituzioni che chiediamo da mesi, utili a contrastare il 'monopolio' dei caporali in termini di accoglienza, intermediazione, trasporti. Senza aggredire questi tre capisaldi dello sfruttamento, saremo costretti ad affidarci solo ad azioni delle forze dell'ordine", continuano i due dirigenti sindacali.

"Abbiamo già chiesto un incontro alla Regione per attivare un tavolo di monitoraggio continuo sul fenomeno del caporalato e per rendere operative le nostre proposte in termini di accoglienza, trasporto e incrocio domanda e offerta di lavoro. Anche questa estate la Flai è nelle campagne pugliesi a fare sindacato di strada con la campagna nazionale "Ancora in campo" a fare informazione ai lavoratori. A tutti chiediamo assunzione di responsabilità e che questa sentenza funzioni da monito", concludono i due sindacalisti.