Sono migliaia le lavoratrici e i lavoratori che stamani hanno sfilato al corteo organizzato a Milano dalle federazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per i nuovi contratti nazionali di lavoro, attesi da 24 mesi dagli oltre 500mila dipendenti delle imprese della grande distribuzione organizzata aderenti alla Federdistribuzione, del sistema cooperativo e delle aziende commerciali facenti capo alla Confeserenti. 

Da Corso Venezia, passando per Piazza San Babila, Corso Matteotti, Piazza Meda, Via Catena e Via Case Rotte, il corteo si è diretto in Piazza della Scala. Alle 12.00 sono intervenuti i delegati delle aziende del settore, e dei vari esponenti di Cgil, Cisl e Uil. 

È stata la seconda giornata di mobilitazione, spiega il sindacato, "contro lo stallo negoziale in replica alla prima partecipatissima giornata di sciopero del 7 novembre scorso, alla quale non è purtroppo seguita l'auspicata ripresa dei negoziati né è stato individuato un punto di mediazione per giungere al rinnovo dei contratti".

Chiara e netta la posizione di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno dichiarato "ferma contrarietà" sulle proposte della Federdistribuzione, riferite alla cancellazione degli istituti economici previsti dal contratto, e confermato l’indisponibilità a trattare sulla pesante riduzione del costo del lavoro avanzata da Ancc Coop, Aggci, Cci sul tavolo della distribuzione cooperativa, dove le associazioni datoriali del settore puntano sostanzialmente al recupero di competitività delle imprese attraverso l’annullamento delle condizioni costruite nel corso dei precedenti rinnovi contrattuali.  

Gabrielli: chiaro segnale alle imprese
“Lo sciopero del 19 dicembre e la partecipazione alla manifestazione di Milano hanno voluto riaffermare il valore, la dignità e il ruolo del contratto nazionale, e allo stesso tempo mettere al centro la condizione di chi lavora in questo settore tra crisi aziendali, continue richieste di flessibilità  e gli effetti negativi della liberalizzazione degli orari e delle aperture”. Lo ha dichiarato il segretario generale della Filcams, Maria Grazia Gabrielli, a margine della manifestazione.

E solo nel rispetto e nella tutela di questi lavoratori che potrà avvenire la ripresa del negoziato, con un diverso approccio delle controparti per avviare un confronto costruttivo e concreto. Il punto di rottura tra sindacati e imprese, ruota ancora attorno al binomio salario/diritti. Le imprese vorrebbero mettere mano ad alcuni istituti contrattuali, per poi eventualmente dare una risposta anche sotto i profilo del salario: “un binomio” secondo Gabrielli, “che non costituisce un presupposto possibile per la costruzione di un'intesa”.
 
Inoltre, è obiettivo dei sindacati, quello di evitare il dumping contrattuale e portare ai lavoratori un risultato omogeneo, motivo per il quale anche sui tavoli di Federdistribuzione, distribuzione cooperativa e di Confesercenti, viene preso di riferimento il rinnovo del contratto nazionale di Confcommercio di marzo 2015: “Questo non significa” spiega, “negare le specificità che pure ci sono tra i diversi tavoli, ma le diversità e le peculiarità, non possono essere utilizzate per legittimare arretramenti sotto il profilo normativo e del salario".

La preoccupazione che ha portato, nei giorni prima dello sciopero, le aziende e le associazioni datoriali a mandare messaggi per rassicurare i clienti della possibilità di fare la spesa, testimonia come i valori e le priorità siano profondamente alterati: tra i diritti ancora costituzionalmente garantiti c'è il diritto allo sciopero e non risulta invece il diritto allo shopping. 
        
Certo, il periodo è quello tra i più importanti per il settore, ma altrettanto importante è il contratto nazionale di lavoro: “La scelta della giornata non è casuale, e i continui attacchi non fanno altro che rafforzare la nostra valutazione” conclude Gabrielli, “le lavoratrici e i lavoratori nella piazza di sabato esprimono il disagio che vivono e la richiesta di un contratto dignitoso. È tempo sicuramente di regali ma soprattutto di ascoltare la richiesta legittima che arriva dalla piazza di Milano e passare dalle dichiarazioni d'intenti a consegnare messaggi diversi se realmente si vuole costruire il contratto nazionale".

Camusso: il contratto non è un privilegio
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, era in piazza a Milano con i lavoratori del commercio: “La crisi non è finita, ma non si può scaricare la competitività sul lavoro - ha affermato nel suo discorso conclusivo -. Il contratto non è un privilegio, è un fondamentale strumento contro i ricatti e chi lavora deve essere pagato giustamente. Continueremo oltre oggi, perché vogliamo il contratto”.