I dipendenti della provincia di Trento sono sul piede di guerra e si preparano per il 18 novembre a un'assemblea con manifestazione, organizzata da Cgil, Cisl, Uil e Fenalt tutti insieme, per protestare contro quanto previsto dalla legge di stabilità, approvata lunedì scorso dalla giunta Rossi, riguardo agli stanziamenti per il rinnovo contrattuale. II disegno di legge prevede una quota di 35,7 milioni per il 2016 e altri 41,3 milioni dal 2017.

Per Gianpaolo Mastrogiuseppe, segretario della Funzione pubblica Cgil del Trentino, queste sono risorse assolutamente insufficienti. "Noi abbiamo calcolato che i contratti sono fermi dal 2009 – spiega il dirigente sindacale –, e da allora al 2018, visto che il rinnovo contrattuale viene fatto su base triennale, avremo perso il 14%. Le cifre messe sul piatto da Rossi arrivano al 2,5%, e se ci comprendiamo anche il rinnovo del contratto per i dirigenti, gli stanziamenti non coprono nemmeno il livello del Foreg".

Per Mastrogiuseppe è inaccettabile anche l'inasprimento del blocco del turn over che arriva alla sostituzione di un pensionato su dieci. Anche Pier Achille Dalledonne, segretario della Funzione pubblica Cisl del Trentino, quanto previsto dalla Legge di stabilità riguardo al contratto pubblico, "non soddisfa per nulla. Iniziamo con il dire che di queste cifre non sapevamo nulla, perché le abbiamo dovute leggere sul giornale. Non abbiamo potuto avere alcun incontro. II presidente Rossi non pensi di poterci liquidare così. Lui sta facendo peggio di Renzi, sia sul blocco del turn over, inaccettabile, che sul contratto. Noi chiediamo aumenti tabellari, e poi progressioni economiche orizzontali e verticali come previste dalle norme nazionali".