Se cambiare il sindacato è necessario per dare risposta alle domande di un mondo del lavoro in progressiva trasformazione, anche il Trentino e le sue istituzioni debbono avviare un rapido processo di riforma perché passare da una fase “redistributiva” dell'Autonomia ad una centrata sulla creazione di ricchezza è sempre più urgente. È questo il monito lanciato a Dro dal segretario generale della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, che con la sua relazione ha aperto i lavori della conferenza di organizzazione alla centrale di Fies, durante la quale duecento tra delegati, dirigenti e operatori sindacali sono chiamati a discutere del futuro del sindacato.

Per Ianeselli, concretizzare lo sforzo di un Trentino più dinamico significa anche cercare di consolidare a livello locale, adattandolo, il modello di Sozialpartnerschaft austriaca, l'originale sistema di concertazione e dialogo sociale attivo in Tirolo ed in tutta l'Austria che mira alla crescita equilibrata dell'economia e della società. Perché non è certo il tutti contro tutti che può far vincere il Trentino.

“Negli ultimi giorni – ha ammonito infatti Ianeselli ricordando la recente manifestazione dell'associazione artigiani - c'è chi ha provato a giocare la carta del “tutti contro tutti”. Artigiani contro dipendenti pubblici. Lavoratori autonomi contro i subordinati. E chi più ne ha più ne metta. Noi a questo gioco non ci stiamo. Perché a noi, più delle tessere, importa il futuro del Trentino. Noi sappiamo che il Trentino ripartirà con il contributo di tutti”.

Il sindacato trentino è pronto a fare la propria parte, mettendo in discussione se stesso di fronte alle incessanti trasformazioni del mondo del lavoro, dell'economia, della produzione di beni e servizi. “La necessità di cambiare – ha ribadito Ianeselli - investe l'insieme del movimento sindacale, chiamato a riconfigurare la strategia di rappresentanza. Non è certo la prima volta che il sindacato è chiamato a cambiare se stesso”. Dal sindacato di mestiere nato nell'800 sul controllo dell'accesso al mercato del lavoro, con la seconda rivoluzione industriale si è passati al sindacato generale dell'industria che si è costituito intorno alla contrattazione collettiva di ambito nazionale.

In un tempo caratterizzato da molti “non più” e da altrettanti “non ancora”, non esiste una ricetta immediatamente pronta che permetta di vincere senza sforzo la sfida di immaginare e costruire il sindacato del ventunesimo secolo. “Ci muoviamo in terra incognita – ha ricordato il segretario della Cgil del Trentino – e per questo la costruzione del sindacato del futuro passa dalle tante sperimentazioni che possiamo condurre ogni giorno nei territori e nei luoghi di lavoro. Alcune andate già in porto con successo, altre che si riveleranno dei fallimenti. Perché il punto è un altro: sperimentare per riorganizzare, mettendo a confronto le esperienze, verificandone i risultati assieme ai lavoratori, provando a diffondere le singole innovazioni”.

Il tutto a partire dalla capacità di rifondare i meccanismi della solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, tra giovani ed anziani, tra precari e stabili, tra insider e outsider, compito ineludibile questo per ogni sindacato che voglia davvero allargare la sua rappresentanza. Perché, come ha scritto la professoressa Ida Regalia, nel nuovo mondo del lavoro, “dare voce a qualcuno può entrare in collisione con il dar voce ad altri, salvo che non ci si affidi ad una molteplicità scoordinata di strutture”.

Ecco perché al centro dell'azione sindacale debbono esserci l'unità tra Cgil Cisl e Uil, un'unità costruita su fatti concreti e la riorganizzazione del sindacato in cinque grandi aree di rappresentanza – terziario, servizi pubblici, territorio, industria e pensionati – per coordinare meglio una contrattazione che deve sostenere la produttività ed allargare gli strumenti di partecipazione dei lavoratori nelle imprese. Ma anche la sperimentazione di nuovi servizi che accompagnino i lavoratori nelle transizioni da un impiego ad un altro e la diffusione dentro il sindacato delle nuove tecnologie che permettono sia una vera e propria presa in carico dei bisogni, sia l'affermazione di strumenti di comunicazione e partecipazione dirette di iscritti ed utenti.

Obiettivi che investono le organizzazioni dei lavoratori, ma che poggiano sulle spalle di uomini in carne ed ossa, i dirigenti sindacali ai quali per Ianeselli debbono essere richiesti strumenti di selezione non casuali, percorsi di formazione continua obbligatori e un vero senso di confederalità che superi logiche per le quali un funzionario gestisce la propria categoria come un feudo personale.

“Il Trentino – ha concluso il segretario generale della Cgil del Trentino - ripartirà con il contributo di tutti. E dentro la comunità ci sono i bisogni e le speranze delle lavoratrici e dei lavoratori. Donne e uomini che pensano agli altri e non solo a se stessi, che nel lavoro ci mettono fatica e passione, e chiedono coinvolgimento, rispetto e dignità. A noi il compito di cambiare, per rappresentare al meglio le voci di queste persone”.