Renzi ha annunciato un rimborso di 500 euro per i pensionati, dopo la sentenza della Consulta che ha giudicato illegittimo il blocco delle pensioni. Sarà un provvedimento parziale, si poteva fare di meglio? Risponde a questa e ad altre domande, Morena Piccinini, presidente dell'Inca Cgil, intervenuta oggi ai microfoni di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale). 

"Speriamo di sì – afferma la dirigente sindacale –. Sono pochi i pensionati che avranno un riconoscimento rispetto all'insieme di coloro che sono stati danneggiati dai provvedimenti del 2011. Se parliamo di una tantum a compensazione degli arretrati, è una percentuale bassissima, meno di un quarto rispetto a quanto si è perso in questi quattro anni. Poi, c'è un altro problema: quelle cifre che, secondo la Corte costituzionale, avrebbero dovuto essere corrisposte nel 2012 e 2013, sarebbero diventate la base per gli aumenti futuri per tutti gli anni a venire per i singoli pensionati. Posso anche capire una forfetizzazione dell'arretrato, ma decisamente non riesco a capire perché e come mai per il futuro non ci sia nessun riconoscimento: questa diventa un'attuazione del tutto parziale di un principio stabilito dalla Corte costituzionale. Da domani, partiranno tanti di quei ricorsi che ci sarà un contenzioso pesantissimo, con danni ulteriori per tutti".

Passando al piano dell'Unione europea contro gli scafisti, per far fronte all'emergenza immigrazione, secondo la responsabile dell'Inca, "se bisogna debellare il traffico e la speculazione che c'è dietro il mercato dei profughi, l'abbattimento dei barconi degli scafisti rientra in tale filosofia. Però, temiamo ci sia anche il tentativo di evitare di dare una risposta a tutte le persone perseguitate, che fuggono da condizioni di guerra e povertà. Insomma, tale soluzione rischia di essere peggiore del male, soprattutto per coloro che soffrono, oggettivamente bisognosi di interventi di sostegno e protezione umanitaria a carattere internazionale. Il tutto, unito al fatto che la politica tra l'Ue e i paesi di provenienza, cioè i paesi in guerra, non è ancora volta alla pacificazione. Da tale punto di vista, la mia preoccupazione diventa doppia".

L'Inca ha compiuto settant'anni, essendo nata l'11 febbraio 1945. "A quel tempo – ha ricordato Piccinini –, c'era mezza Italia che ancora non era stata liberata, e in occasione del primo congresso della Cgil, si pensò che lavoratori e pensionati avessero diritto, da parte di un sindacato generale, sia alla rappresentanza collettiva che alla tutela individuale. Da subito, si pose il problema se erogare tutele a tutti o solo agli iscritti, gratuitamente o a pagamento. E la Cgil di Di Vittorio decise che sarebbe stata una tutela garantita a tutti, indipendentemente se fossero iscritti o meno, e gratuitamente, ponendo così le basi della moderna legislazione, che oggi continua a parlare di servizio universale e gratuito per tutti i patronati, e non solo per l'Inca".

"Di Vittorio amava parlare di cittadini lavoratori – ha proseguito la sindacalista –. Nel corso degli anni, una serie di leggi ha progressivamente esteso le nostre funzioni. Fare patronato oggi, significa sempre di più esercitare diritti sul lavoro, anche di natura previdenziale e assistenziale, assistendo i più deboli, svolgendo consulenze anche all'estero, nei paesi dove vanno a lavorare i nostri connazionali. Nel contempo, sentiamo il dovere di rappresentare e tutelare anche tanti migranti che vengono in Italia per lavorare o per studiare".

L'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo sostiene che in Italia non si sta bene: il lavoro, l'istruzione e il Sud soffrono. "In effetti – è d'accordo Piccinini –, siamo in un momento di regressione dei diritti, dopo che abbiamo attraversato fasi in cui il patronato ha davvero creato diritti. Sono fiera di tutti coloro che hanno contribuito a costruire l'Inca in questi decenni, e di quanto diritto è stato messo a punto grazie all'azione del patronato. Si sono poste le basi per ottenere pronunciamenti da parte della magistratura e tante sentenze della Corte costituzionale sono poi divenute leggi. Mi riferisco al diritto alla salute, ma anche a previdenza e assistenza. Si può dire che erano anni di espansione? Che il diritto era accolto con maggiore semplicità? Può darsi. Oggi avviene l'esatto contrario, nel senso che il diritto è subordinato alle compatibilità economiche. È un problema enorme, però non può essere l'alibi dietro cui si attua una redistribuzione delle risorse che non ha niente a che vedere con l'equità. C'è stata un'involuzione in molti campi del diritto soggettivo, per quanto riguarda gli aspetti previdenziali e lavoristici, camuffati da un'esigenza di rigore. Si opera una grande redistribuzione all'incontrario, perché, guarda caso, non c'è alcuna equità rispetto a chi ha redditi alti e li mantiene. Io credo che abbiamo molto da ricostruire in termini di idee di diritto: ecco perché, fare patronato oggi è molto più difficile che in passato".

"L'entusiasmo dei compagni e delle compagne che lavorano all'Inca – ha aggiunto la dirigente dell'Inca – non è cambiato rispetto al passato. Anzi, tanto più incontrano difficoltà, anche di carattere burocratico, tanto più sono mossi da un senso di giustizia sociale che fa superare loro anche difficoltà in apparenza insormontabili. Un esempio su tutti, la vicenda degli esodati, dove l'Inca è stato attore protagonista nel difendere tantissime persone, dimostrando ogni volta che il problema non era risolto. Quindi sì, adesso è più difficile, a volte otteniamo risposte non positive, che ci amareggiano, però non è cambiato il nostro obiettivo, che è sempre quello dell'equità tra generazioni, tra i diversi lavori, per arrivare all'eguaglianza sociale complessiva. Ci vantiamo di essere un grande soggetto di aggregazione e coesione sociale. Insomma, in questa crisi dell'esercizio dei diritti, se non ci fosse il patronato, ovviamente non solo l'Inca, i cittadini sarebbero molto più soli". 

Fra due giorni, la legge 300 compie 45 anni. "Lo Statuto dei lavoratori è stato definito come la Costituzione in fabbrica – ha concluso Piccinini –. Siamo fermamente impegnati a non disperdere quei valori, anzi a rinverdirli, alla luce delle nuove condizioni del lavoro, dei nuovi rapporti di lavoro e delle nuove modalità di svolgimento del lavoro. Per questo, la Cgil è impegnata nella stesura di una nuova ipotesi di Statuto dei diritti dei lavoratori e lavoratrici, che contempli i princìpi vecchi e nuovi di diritto, rinnovati alla luce dell'evoluzione dell'organizzazione del lavoro. Presto, tale lavoro dovrebbe essere ultimato, e come Inca l'accompagneremo in tutti i modi per poter far sì che ci sia una sensibilizzazione al tema, un'adesione di tutti i lavoratori e cittadini, come valore fondante della nostra comunità e anche gli atti necessari per poter fare in modo che possa arrivare in Parlamento".