Sei tribunali, oltre a diverse micro unità dislocate nel territorio, stanno chiudendo uno dopo l’altro e prima della fine del mese dal Veneto saranno sparite le strutture giudiziarie di Chioggia, Dolo, San Donà, Portogruaro, Adria e Bassano. È già caos, non solo per gli utenti che dovranno spostarsi di diversi chilometri per trovare una sede giudiziaria, non solo per i 200 lavoratori interessati, che si vedranno sbalzati su due piedi in altre località, ma anche per la stessa macchina organizzativa perché i tribunali che devono prendersi in carico dipendenti, carico di lavoro, materiali ed archivi delle sedi chiuse non sono strutturati per accoglierli.

Fortissimo è il disagio tra i lavoratori che, contestando una riorganizzazione fatta in tal modo, venerdì mattina attueranno presidi e volantinaggi davanti a tutti i tribunali, mentre delegazioni provenienti da tutto il Veneto giungeranno a Venezia, dove si svolgerà un’assemblea-presidio a carattere regionale davanti alla Corte d'Appello (palazzo Grimani, di fronte ex cinema Rossini) dalle 12 alle 13. “Nonostante avessimo evidenziato per tempo le criticità del riordino degli uffici giudiziari, il precedente e l'attuale Governo si sono mostrati sordi al più comune buonsenso – scrivono Cgil, Cisl e Uil del comparto giudiziario –, secondo cui il caos che aleggia sulle strutture della Giustizia poteva essere evitato e chiedono un immediato confronto proponendo una riorganizzazione che sia “complessiva” e che parta da “digitalizzazione, riordino delle funzioni e degli uffici, programmi per il controllo di gestione, centralità del servizio, organici e valorizzazione delle professionalità interne".

Le prime chiusure già attuate nel Veneto stanno lì a dimostrarlo. Il tribunale di San Donà di Piave, inaugurato appena due anni fa, è passato a Venezia con non pochi problemi ed ancora più problematica è stata la cessazione di Portogruaro, finito addirittura a Pordenone. Rovigo ha già fatto sapere di non avere una sede in grado di ricevere ciò che gli arriva con la chiusura di Adria, mentre la sparizione anche di Chioggia lascia sguarnita la fascia costiera e a Bassano si stanno ancora domandando come si può smantellare a settembre una struttura inaugurata a giugno, appena tre mesi prima. “È evidente – sostengono Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Pa – che non potremo arrenderci all'arretramento dello Stato e del sistema giustizia dal territorio, e che la nostra mobilitazione sarà sempre più forte".

Dall’incertezza sulle sorti del personale, passando per il mancato rispetto delle norme e per il caos logistico e organizzativo venutosi a creare, è oggi evidente che il nostro non era un allarme immotivato e dovuto a logiche corporative. Le responsabilità di questo sicuro fallimento sono note: l’incapacità dei vertici amministrativi nell’attuare la riforma, la sordità della ex ministra Severino e dell’attuale responsabile della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, l'indifferenza e l'incapacità di ascolto sono la causa principale di un grave colpo allo stato di diritto.
Per questo – concludono –, se davvero il ministro, come ha annunciato, vuole monitorare disagi e disservizi, ci convochi subito. E metta mano a una riforma che così com’è non farà che provocare danni non solo ai lavoratori, ma soprattutto a cittadini e imprese”.