Anche il pubblico impiego deve fare i conti con la riduzione di tessere sindacali: a sostenerlo è l’Aran, che attraverso un dettagliato rapporto evidenzia come rispetto alla precedente rilevazione, del 2008-2009, tutti i comparti pubblici hanno fatto registrare una riduzione di deleghe, anche a due cifre. La scuola è andata però in controtendenza, con un incremento del 2 per cento: le tessere dei lavoratori sono passate da 536.113 a 547.158. Con la Cisl che ne ha perse circa 2mila e lo Snals oltre 10mila. Gli aumenti sono stati fatti registrare dalla Flc-Cgil, con 4mila deleghe in più rispetto a quattro anni prima, dalla Uil (più 7mila), ma soprattutto dall’Anief: il giovane sindacato autonomo, nato nel 2008, è passato da zero a 8.623 tessere.

Secondo Marcello Pacifico, confermato nello scorso week end presidente dell’Anief, “il fatto che la scuola risulti in controtendenza rispetto all’allontanamento dei lavoratori pubblici verso il sindacato, si deve al sensibile calo dei dipendenti del comparto istruzione. Un decremento che va oltre il 7,7 per cento, rilevato dall’Aran. Bisogna considerare, infatti, i tanti posti dei precari scomparsi a seguito dell’applicazione della Legge 133 del 2008: in totale, si sono dileguati 200mila posti di lavoro, tra docenti e Ata. E nessun settore ha perso così tanti dipendenti. È normale che a fronte di questa assurda penalizzazione, non ravvisata in nessuna altro Paese al mondo, si sia prodotto una aumento di tessere sindacali: riducendosi il totale di lavoratori del comparto, il calo di tessere è stato così compensato”.

Ma ci sono anche altre motivazioni. Come la fiducia che oltre 8.600 docenti e Ata hanno riposto nell’Anief: “Un sindacato, l’unico nella scuola, a far registrare questo aumento, che ispirandosi a una visione transnazionale dei diritti dei lavoratori, si è posto come seria alternativa ai sindacati tradizionali di potere o di base. I docenti e il personale Ata hanno compreso inoltre l’importanza di non essere connotati ideologicamente. E di essere, invece, orientati prima di tutto alla tutela dei diritti. Attraverso il sapiente ricorso alla magistratura e prodigandosi attraverso proposte serie e condivise, rivolte direttamente ai legislatori che operano nelle aule parlamentari”, conclude Pacifico.