All'esame dell'Assemblea di Palazzo Madama le mozioni del PD sull'occupazione e della Lega su costo della vita e retribuzioni
Nel corso della seduta antimeridiana di martedì 7 ottobre, il Senato ha affrontato la discussione generale congiunta delle mozioni nn. 24, dei senatori Finocchiaro (PD) ed altri, in materia di occupazione, e 26, dei senatori Mauro ed altri, in materia di costo della vita e retribuzioni.

Il sen. Roilo (PD), illustrando la mozione n. 24, ha sottolineato come la crisi finanziaria mondiale, la stasi del prodotto interno lordo e le perduranti difficoltà economiche stiano aggravando la precarietà e instabilità di un numero elevatissimo di posti di lavoro, mettendo a rischio interi comparti produttivi e vaste aree del territorio, in particolare nel Mezzogiorno. La flessione dei livelli occupazionali - ha sottolineato il sen. Roilo - è un effetto della crisi economica e sociale globale, che assume però caratteristiche particolarmente preoccupanti in Italia, con l'impennata della disoccupazione (più 20 per cento a giugno) e il ricorso massiccio alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria (più 15 per cento nei primi sei mesi del 2008); a fronte di questa situazione, il Documento di programmazione economico finanziaria triennale presentato dal Governo nel luglio scorso, è risultato privo indicazione di politiche per lo sviluppo e di misure strutturali in grado di contrastare la crisi occupazionale e sostenere il potere d'acquisto di pensioni e salari; la manovra finanziaria triennale in estate ha ulteriormente aggravato il quadro economico generale con misure di carattere recessivo, tanto più gravi in presenza di un'allarmante impennata dell'inflazione, per di più caratterizzata da forti differenze territoriali che penalizzano soprattutto il Sud e le isole.

La mozione n. 24 - ha proseguito il sen. Roilo - chiede al Governo di adottare misure urgenti per contrastare la grave crisi occupazionale nel Paese, combattere la precarietà del lavoro e soprattutto favorire la promozione dell'occupazione femminile, attraverso il rafforzamento degli strumenti di conciliazione tra lavoro e vita personale, l'introduzione di un credito fiscale specifico per le lavoratrici madri e l'estensione degli asili nido. Chiede inoltre di attivare politiche per aumentare le opportunità di lavoro degli over 50 e per sostenere l'occupazione e l'autonomia dei giovani, attraverso il potenziamento degli obblighi-diritti di formazione e dell'arricchimento dei contenuti formativi dell'apprendistato, nonché il potenziamento degli ammortizzatori sociali, estendendoli a tutte le tipologie di lavoro, anche precario. Accanto a queste specifiche misure - ha aggiunto il sen. Roilo - occorre operare per la massima apertura possibile del tessuto produttivo nazionale agli investimenti stranieri e agire per rafforzare il potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, non solo per esigenze di equità sociale, ma anche per contribuire ad una ripresa dei consumi e, di conseguenza, allo sviluppo dell'occupazione.

La sen. Mauro (LNP) ha quindi illustrato la mozione n. 26, che prende le mosse dalla constatazione dell'aumento generalizzato del costo della vita in tutto il territorio nazionale, come risulta chiaramente dai dati forniti dell'ISTAT, con conseguenze deleterie per le famiglie italiane, ed in particolare per le numerose famiglie monoreddito, che arrivano a coprire le spese mensili con molta fatica, finendo spesso per indebitarsi e passando così nella fascia sociale della povertà. Nel quadro di un generale innalzamento dei prezzi, si registra anche la sussistenza di rilevanti differenze tra le diverse aree del Paese. Su tali presupposti, la mozione intende impegnare il Governo a svolgere indagini e ad elaborare gli indicatori atti a rilevare sistematicamente l'indice medio del costo della vita su base nazionale, con la relativa suddivisione su base provinciale nonché ad attivare le procedure necessarie affinché venga riformato l'attuale sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego - in linea con l'impegno per una riforma dello Stato in senso federale - in modo tale che le retribuzioni siano commisurate al costo medio della vita nelle province in cui essi svolgono l'attività lavorativa, con un meccanismo automatico di adeguamento nelle province nelle quali l'indice di costo medio della vita appare superiore a quello nazionale.

A sostegno della mozione n. 24 sono quindi intervenuto i sen. Blazina e Nerozzi (PD) e Carlino (IdV), mentre il sen. Castro (PdL) si è espresso negativamente su di essa.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali Viespoli ha preliminarmente osservato che, malgrado le innegabili difficoltà, si continua a registrare un andamento positivo dell'occupazione, con un ridotto ricorso al lavoro a tempo determinato e con risultati non trascurabili anche sul versante dell'occupazione femminile. Sulla riforma degli ammortizzatori sociali, il Sottosegretario - dopo aver ricordato che il Governo, in sede di discussione della proposta di legge n. 1441-quater, ha presentato un emendamento per chiedere un prolungamento del termine per l'esercizio della delega prevista all'interno dei provvedimenti di recepimento del Protocollo sul welfare del 2007 - ha sottolineato la necessità di mettere in campo risorse adeguare, poiché si è rivelata fallace l'ipotesi, perseguita in passato anche dai governi di centro-sinistra, di effettuare un riordino degli strumenti di sostegno del reddito a costo zero. Peraltro, proprio le iniziative assunte dai governi di centro destra, anche in precedenti legislature, hanno consentito di ampliare gli ammortizzatori e le tutele per una serie di soggetti che ne erano privi e di affrontare positivamente una serie di condizioni di criticità. Il Governo - ha aggiunto il sottosegretario Viespoli - intende compiere i passi necessari in direzione della sistematicità e dell'ampliamento delle tutele sul mercato del lavoro, che sono doverose per consentire una flessibilità attenta e controllata, tenendo però conto delle compatibilità finanziarie, che il rappresentante del Governo ha richiamato anche in relazione al recente dibattito sulle misure di stabilizzazione dei lavoratori precari nella pubbliche amministrazioni predisposte dal Governo Prodi, ed al confronto che su tale tema si svolse nella passata legislatura. Sulla base delle riflessioni svolte, il rappresentante del Governo ha quindi espresso parere contrario sulla mozione n. 24, mentre ha condizionato il parere favorevole sulla mozione n. 26 alla riformulazione parziale del testo, nel senso di impegnare il Governo ad attivare le procedure necessarie alla riforma del sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego e ad introdurre strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli di governo nella gestione della contrattazione collettiva.

L'esame è proseguito nella seduta pomeridiana del 7 ottobre: dopo che la sen. Mauro ha dichiarato di accogliere la proposta di riformulazione avanzata dal rappresentante del Governo, si sono svolte le dichiarazioni di voto.

A favore della mozione n. 24 e contro la mozione n. 26 si sono pronunciati i sen. Bugnano (IdV), e Treu (PD), il quale, nel motivare il voto contrario alla mozione n. 26, ne ha rilevato la contraddittorietà, poiché mentre si approfondisce il divario tra Nord e Sud, le politiche per il Mezzogiorno sono smantellate e la scala mobile provinciale, ipotizzata dalla Lega Nord, non ha alcuna attinenza con le politiche per la produttività che il centrodestra dice di voler attuare. A favore della mozione n. 26, oltre alla sen. Mauro (LNP), si è pronunciato il sen. Castro (PdL), che, nel motivare il voto contrario alla mozione n. 24 ha rilevato che essa ripropone un modello di intervento indifferenziato, centralistico e burocratico, inadeguato rispetto al processo di ristrutturazione in atto nelle imprese italiane e alla nuova centralità assunta dall'interesse nazionale nelle politiche industriali.

Il Senato ha quindi respinto la mozione n. 24 e approvato la mozione n. 26, nel testo riformulato.


Iniziata alla Camera dei deputati la discussione del disegno di legge su lavoro e previdenza, collegato alla manovra di finanza pubblica
Nella seduta di venerdì 10 ottobre, la Camera dei deputati ha svolto la discussione generale sul disegno di legge n. 1441-quater recante delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro

Nella esposizione preliminare l'on. Cazzola (PdL), relatore, riprendendo i temi già trattati in Commissione, si è soffermato sulle numerose modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente, a partire dalla riduzione da sei a tre mesi del termine per l'esercizio della delega conferita al Governo per concendere ai lavoratori dipendenti impegnati in lavori o attività usuranti, la possibilità di accedere anticipatamente al trattamento pensionistico, e dall'aggiunta di un'ulteriore delega al Governo, per l'adozione di misure di tutela a favore dei lavoratori autonomi e degli appartenenti alle forze dell'ordine impegnati in attività usuranti. Nel richiamare le disposizioni in materia di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni, il relatore, facendo riferimento alla giurisprudenza costituzionale in materia, ha quindi ritenuto prematuro parlare di incostituzionalità della disposizione relativa al titolo preferenziale della residenza nella regione per i posti ivi banditi, come pure è stato ventilato nel parere della Commissione affari costituzionali.

Sull'abrogazione delle norme delle leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, riguardanti la stabilizzazione del personale impiegato nelle pubbliche amministrazioni con contratto a termine o di collaborazione coordinata e continuativa, il relatore ha rilevato che sono comunque fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, per le quali si sia proceduto all'espletamento delle relative prove selettive alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, fermo restando che le medesime procedure di stabilizzazione devono essere concluse entro il 30 giugno del 2009, mentre, per il triennio 2009-2011, si dispone che le pubbliche amministrazioni, nelle procedure concorsuali di assunzione a tempo indeterminato, possano prevedere una riserva di posti non superiore al 40 per cento per il personale con contratto a tempo determinato con anzianità di servizio almeno triennale. Anche l'effetto del divieto posto alle pubbliche amministrazioni di proseguire i contratti collaborazione coordinata e continuativa e di lavoro dipendente a tempo determinato in scadenza e in contrasto con la disciplina vigente, deve essere letto insieme alla norma che affida ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la determinazione dei criteri e delle modalità in base alle quali le amministrazioni possono proseguire i rapporti di lavoro a tempo determinato, comunque non oltre l'espletamento delle sopra richiamate procedure concorsuali.

Dopo aver ricordato la delega al Governo per il riordino della normativa vigente in materia di congedi, aspettative e permessi fruibili dai lavoratori dipendenti, introdotta dalla Commissione, il relatore si è soffermato sulle modifiche riguardanti il processo del lavoro e il rafforzamento del ricorso a procedure stragiudiziali, come la conciliazione e l'arbitrato, per la risoluzione delle controversie di lavoro, precisando che, sulle clausole generali, l'art. 65 dispone che in tutti i casi nei quali le disposizioni di legge nelle materie lavoristiche contengano clausole generali, ivi comprese le norme in tema di instaurazione di un rapporto di lavoro, esercizio dei poteri datoriali, trasferimento di aziende e recesso, il controllo giudiziale sia limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento, all'accertamento dei presupposti di legittimità, e non possa essere esteso al sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che competono al datore di lavoro o al committente. Quanto alla norma sui licenziamenti - ha proseguito il relatore - il disegno di legge n. 1441-quater stabilisce che nel valutare le motivazioni poste a base del licenziamento, il giudice tenga conto, oltre che delle fondamentali regole del vivere civile e dell'oggettivo interesse dell'organizzazione, delle tipizzazioni di giusta causa e di giustificato motivo presenti nei contratti collettivi stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi ovvero nei contratti individuali di lavoro ove stipulati con l'assistenza e la consulenza delle commissioni di certificazione (e quindi non i contratti individuali di lavoro tout court). Nel definire le conseguenze da riconnettere al licenziamento, il giudice tiene ugualmente conto di elementi e di parametri fissati dai predetti contratti e comunque considera le dimensioni e le condizioni dell'attività esercitata dal datore di lavoro, la situazione del mercato del lavoro locale, l'anzianità e le condizioni del lavoratore, nonché il comportamento delle parti anche prima del licenziamento. Per questo contestato profilo, secondo il relatore, la proposta di legge ribadisce principi già elaborati dalla giurisprudenza di legittimità: infatti, anche se la Cassazione ribadisce costantemente che la nozione di giusta causa è nozione legale, essa non esclude il riferimento ai contratti collettivi e alle valutazioni delle parti sociali sulla gravità di determinati comportamenti rispondenti, in linea di principio, a canoni di normalità. Pertanto, ha sostenuto il relatore, la norma non muta le ragioni per le quali il datore di lavoro può recedere dal contratto a tempo indeterminato - che permangono la giusta causa o il giustificato motivo - ma sostiene che ai fini del riscontro di tali causali dovrà tenersi conto delle tipizzazioni fatte dai contratti collettivi ovvero nei contratti individuali certificati. Secono il relatore, risulta comunque immutata la tutela reale del posto del lavoro, sancita dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e la tutela obbligatoria prevista dalla legge n. 604 del 1966.

Il relatore ha quindi osservato, relativamente alle disposizioni su conciliazione e arbitrato che quest'ultimo, per essere appetibile, deve essere libero, stabile e conveniente e la stessa apertura contemplata dal disegno di legge ad una pluralità di modi per la definizione dell'arbitrato è funzionale ad avvicinare questa via di risoluzione dei conflitti alle parti litiganti. Il tentativo di conciliazione, come attualmente previsto, è invece inutile, come dimostrano i dati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e cinque volte su sei, l'obbligatorietà del tentativo di conciliazione si traduce sostanzialmente in un'inutile attesa di sessanta giorni, prima che possa essere proposta la causa. Anche su questo aspetto, quindi, l'obiettivo del disegno di legge è quello di eliminare inutili dilazioni dei tempi della giustizia, ma, al contempo, di agevolare la conciliazione nel caso in cui sia voluta dalle parti. La norma sulla decadenza (art. 67) riprende poi il contenuto del progetto elaborato dalla commissione Foglia - commissione che ha lavorato su incarico di Governi del centrosinistra -, ed anche il disegno di legge proposto la scorsa legislatura dai senatori Salvi e Treu, prevedeva una disposizione analoga a quella in discussione.

Aperta la discussione generale, l'on Fedriga (LNP) si è espressso in senso favorevole sul disegno di legge n. 1441-quater rivendicando, in particolare, l'opportunità di estendere la normative previdenziale in materia di lavori usuranti agli appartenenti alle forze dell'ordine. Le polemiche sulla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, ha proseguito l'on. Fedriga, hanno fatto velo ad un'altra questione, non meno importante, relativa ai vincitori di concorso che sono da anni in attesa di essere assunti nella pubblica amministrazione, mentre è stato senz'altro opportuno porre un limite alla deregolamentazione nell'assunzione di precari da parte delle pubbliche amministrazioni. Sono invece fuorivanti, secondo l'on. Fedriga, le censure mosse da Magistratura democrativa - e riprese dall'opposizione - alla parte del provvedimento riguardante le controversie in materia di licenziamenti: secondo tali critiche la nuova disciplina vincolerebbe il giudice alle tipizzazioni di giusta causa e di giustificato motivo di licenziamento, inserite non solo nei contratti collettivi ma addirittura in quelli individuali, mentre invece si parla solo dei contratti individuali stipulati con l'assistenza delle commissioni di certificazione; l'introduzione della conciliazione nell'ambito degli uffici provinciali di lavoro è poi un istituto di semplificazione molto importante, e suscettibile di favorire soprattutto i lavoratori. L'on. Fedriga ha quindi espresso il proprio sostegno alle disposizioni sulla regionalizzazione dei concorsi pubblici.
Secondo i deputati del Partito Democratico intervenuti nella discussione (Miglioli, Berretta, Schirru, Capano e Binetti), il grave deterioramento della situazione economico e sociale italiana, prodotto da una crisi globale che non deve in alcun modo essere sottovalutata, sta mettendo a nudo l'inefficacia e l'inadeguatezza delle misure predisposte dal Governo nell'ambito della manovra di finanza pubblica per il prossimo triennio, manovra di cui il disegno di legge n. 1411-quater, peraltro ampliatosi notevolmente nel corso dell'esame in sede referente, è parte integrante. Occorrerebbe invece una manovra dal segno diverso, volta alla riduzione della pressione fiscale sui redditi di lavoro e sulle pensioni al fine di aiutare le famiglie e le imprese; nonostante le reiterate promesse, la social card e la proroga della detassazione degli straordinari - misure peraltro fortemente criticate dal PD - rischiano di restare sulla carta, per mancanza di risorse, mentre liberalizzazioni, semplificazioni e delegificazioni appaiono sempre più come paraventi ideologici di una sostanziale riduzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori: basta pensare alla cancellazione della norma che impediva la firma delle dimissioni in bianco e alla sequenza di deroghe alla disciplina sulla sicurezza del lavoro varata nella passata legislatura, mentre proseguono ad un ritmo drammatico le morti sul lavoro.
I parlamentari del PD rivendicano come un risultato positivo della loro azione la riduzione a tre mesi del termine per l'adozione dei decreti legislativi sulla previdenza per coloro che esercitano attività usuranti, e concordano sull'estensione di tale normativa alla forze dell'ordine, ferma restando l'esigenza di chiarire i costi di tali misure. La genericità della delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (art. 24) prefigura invece, secondo i parlamentari del PD, un riassetto che potrebbe avere ricadute molto negative in particolare su settori chiave come prevenzione e ricerca.

I deputati del PD ritengono inoltre che la territorializzazione delle procedure concorsuali delinei una discutibile e contraddittoria lettura del modello federale e hanno ricordato che non l'opposizione, ma la Commissione affari costituzionali ha posto come condizione per l'espressione di un parere favorevole, la soppressione, all'articolo 37, comma 4-ter, della disposizione secondo la quale, nella formazione delle graduatorie relative ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale, a parità di punteggio, costituisce titolo preferenziale la residenza nella regione per i posti ivi banditi, poiché essa risulta in contrasto con gli artt. 51 (parità di accesso di tutti i cittadini ai pubblici uffici) e3 (principio di uguaglianza) della Costituzione.

L'abrogazione delle norme delle leggi finanziarie 2007 e 2008 che ponevano in essere procedure di stabilizzazione per il personale titolare di un contratto a tempo determinato, che avesse già maturato tre anni di servizio e che avesse superato prove selettive, nel rispetto dei vincoli finanziari degli enti, riguarda oltre sessantamila lavoratori che hanno assicurato e continuano ad assicurare la continuità operativa di settori strategici dell'apparato pubblico, come la ricerca. Peraltro, grazie all'impegno profuso dall'opposizione nel dibattito in Commissione, è stata modificata - in modo del tutto insoddisfacente, ma tale da salvaguardare la prosecuzione delle procedure in corso - l'inaccettabile previsione iniziale che vanificava un processo di stabilizzazione utile al Paese, alle pubbliche amministrazioni, ai precari e ai lavoratori. I deputati del PD hanno anche criticato sia il carattere punitivo dell'art. 38 sulla mobilità e sull'esubero dei pubblici dipendenti, sia la nuova precarizzazione che si configura con l'art. 39-ter, dove si riapre la strada delle collaborazioni autonome, creando nuove aspettative e nuove richieste di stabilizzazione, mentre non si trovano gli strumenti per sanare la critica condizione dei lavori socialmente utili. Gli intervenuti hanno altresì deplorato il tentativo di imporre una forte riduzione del diritto di usufruire dei permessi retribuiti, previsti dalla legge n. 104 del 1992, per assolvere alla delicata e cruciale funzione di assistenza nei confronti di persone con handicap, e si sono espressi criticamente sulla delega per la riduzione di permessi, congedi e aspettative, in vista di una loro riorganizzazione e razionalizzazione; anche tale disciplina, secondo i deputati del PD, oltre a contenere principi di delega eccessivamente generici, obbedisce ad una logica di restrizione dei diritti dei lavoratori.

Per quanto riguarda le norme sulla risoluzione delle controversie di lavoro, i deputati del PD hanno richiamato i rilievi contenuti nel parere della Commissione giustizia riferiti all'art. 65 e, specificamente, alla esigenza di chiarire meglio il concetto di clausole generali del contratto, la cui generica enunciazione nel disegno di legge rischia di rendere difficile l'applicazione della norma, il cui fine, peraltro, è la limitazione del controllo giurisdizionale sui licenziamenti, e un aggiramento delle tutele previste dall'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Anche il Consiglio nazionale forense - hanno ricordato i deputati del PD - ritiene che, quanto alle conseguenze da riconnettere al licenziamento, la normativa proposta vincoli indebitamente il giudice a elementi e parametri fissati nei contratti collettivi, introducendo elementi di equivocità in merito all'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Altrettanta preoccupazione desta l'articolo 67 in materia di decadenze dei termini per l'impugnazione dei licenziamenti, che secondo i deputati democratici, costituisce una sostanziale limitazione delle tutele predisposte in favore dei lavoratori.
Per il Gruppo del Popolo della Libertà sono intervenuti gli onn. Saltamartini, Di Biagio, Baldelli e Pelino: nell'esprimere compiacimento per il varo delle deleghe sui lavori usuranti - il cui ambito di applicazione è stato provvidamente esteso ad altre categorie, e segnatamente alle forze dell'ordine - e sulla riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro, i deputati intervenuti hanno negato che con le norme processuali si intendano aggirare le tutele previste per i licenziamenti illegittimi dallo Statuto dei lavoratori; tali norme hanno infatti il fine di ridurre i tempi eccessivi del processo del lavoro e di valorizzare conseguentemente gli strumenti della conciliazione e dell'arbitrato, in modo che le parti possano trovare più spesso e più facilmente un accordo senza doversi rivolgere al giudice. Nel disegno di legge n. 1441-quater - secondo i deputati del PDL - queste opportune disposizioni volte a snellire le procedure per le controversie di lavoro si affiancano ad importanti norme di rilevante contenuto sociale come quelle sulle proroghe per gli ammortizzatori sociali, nonché sulle misure per il lavoro sommerso e sulle modifiche alla disciplina sull'orario di lavoro.

Anche sul tema della stabilizzazione dei precari nel pubblico impiego, attuata peraltro nella passata legislatura con norme contraddittorie, di difficile applicazione e suscettibili di dare vita ad un esteso contenzioso, l'opposizione sta conducendo una polemica non fondata, se si considera che le leggi finanziarie del 20007 e del 2008 non erano in grado di assicurare l'attuazione del piano di stabilizzazione ivi previsto, come riconobbe all'epoca lo stesso ministro della funzione pubblica del Governo Prodi. Più realisticamente, le misure contenute nel disegno di legge n. 1441-quater circoscrivono temporalmente l'intervento straordinario in materia di stabilizzazione al 30 giugno 2009, ripristinando poi il regime ordinario del reclutamento mediante procedure concorsuali pubbliche.

Per l'Italia dei Valori, l'on. Paladini ha sostenuto che il disegno di legge n. 1441-quater si presenta, tra l'altro, con i caratteri di una vera e propria controriforma del processo del lavoro, ed ha criticato il blocco delle procedure di stabilizzazione graduale dei lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni. poste in essere dal Governo di centro sinistra. Secondo l'on. Paladini, la previsione della riserva del 40 per cento nei concorsi pubblici è una disposizione destinata a restare inapplicata, stante il blocco delle assunzioni e le misure del Patto di stabilità per enti locali e regioni: d'altra parte, è molto elevato il numero di coloro che, pur avendo vinto un concorso pubblico, nei fatti vedono negata la possibilità dell'assunzione fino a scadenza della graduatoria. Il disegno di legge n. 1441-quater ha poi ammorbidito le sanzioni amministrative a carico dei datori di lavoro che impiegano lavoro irregolare, camuffando tale riduzione come incentivo alla regolarizzazione. L'on. Paladini ha quindi osservato che dalla lettura delle disposizioni sul processo del lavoro emerge l'intenzione di trasformare il giudice in un semplice notaio, e si priva il lavoratore di garanzie essenziali: ciò a partire dalla limitazione gravissima del potere interpretativo dei giudici, laddove si stabilisce che in tutte le norme lavoristiche che contengono clausole generali il controllo del giudice è limitato all'accertamento della sussistenza del presupposto di legittimità, con esclusione del sindacato di merito sulle valutazioni che competono al datore di lavoro. Ad aggravare poi la situazione interviene, secondo l'on. Paladini, l'introduzione dei contratti individuali di lavoro - contrapposti al contratto collettivo - quali parametri a cui riferirsi ai fini della tipizzazione dei concetti di giusta causa e giustificato motivo posti alla base del licenziamento: da tutto ciò, secondo l'on. Paladini, trova conferma l'opinione che sia in atto da parte del Governo il tentativo di abrogare di fatto l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e di sostituire la reintegrazione nel posto di lavoro con un generico risarcimento del danno.

L'on. Delfino (UdC) ha rilevato che il disegno di legge n. 1441-quater riguarda diversi e distinti profili della materia lavoristica e previdenziale e, nel corso dell'esame in sede referente, si è ampliato in modo abnorme, investendo molteplici aspetti del lavoro pubblico e privato. L'UdC valuta positivamente il rinnovo della delega in materia previdenziale relativa ai lavoratori impiegati in attività usuranti, nonché l'aggiunta di una delega - i cui principi dovrebbero essere meglio specificati - per la tutela dei lavoratori autonomi e degli appartenenti alle forze dell'ordine impegnati in lavori e attività usuranti. La norma sulla semplificazione e razionalizzazione dell'organizzazione di enti vigilati dal Ministero del lavoro enuncia obiettivi di per sé apprezzabili, ma desta perplessità l'esclusione di enti come la Croce Rossa e l'inclusione dell'Enasarco. Sugli articoli 32 e 32-bis, in materia rispettivamente di sanzioni amministrative e civili previste in caso di impiego di lavoro irregolare e di sanzioni relative alla violazione della disciplina sull'orario di lavoro, l'UdC ritiene fondamentale che la semplificazione non si traduca in maggiore precarietà dei rapporti di lavoro e non riduca di intensità l'azione mirata all'emersione del sommerso, mantenendo la coerenza con il quadro europeo di riferimento, volto a realizzare al tempo stesso flessibilità e sicurezza occupazionale. L'on. Delfino ha quindi criticato la persistente disattenzione del Governo sui temi della sicurezza del lavoro, mentre ha espresso la disponibilità della sua parte politica a misurarsi sui temi della responsabilità, del merito, dell'innovazione, della produttività del lavoro pubblico, nonché dei sistemi di misurazione e valutazione della pubblica amministrazione, secondo le proposte avanzate dal Ministro Brunetta, ma ha osservato che il Governo sembra orientato a perseguire, nei fatti, una non condivisibile linea penalizzazione e colpevolizzazione del lavoro dipendente pubblico in generale. Sotto questo profilo, l'iniziale decisione di fare tabula rasa di quanto previsto nelle ultime due leggi finanziarie, per bloccare ogni ulteriore possibilità di stabilizzazione dei lavoratori precari nel settore pubblico, risultava insostenibile e ingiustificatamente discriminatoria, mentre la riformulazione dell'articolo 37-bis rappresenta un passo in avanti, sebbene non del tutto soddisfacente.

Le disposizioni volte a ridurre il contenzioso in materia di lavoro si propongono un obiettivo in sé apprezzabile, ma, secondo l'on. Delfino, presentano preoccupanti punti di caduta, laddove vincolano eccessivamente il controllo giudiziale su giusta causa e giustificato motivo di licenziamento, e, obbligando il giudice a tenere conto di quanto certificato in un contratto individuale, caricano l'istituto della certificazione di responsabilità eccessiva. E' dunque legittimo il sospetto - ma l'UdC sarà lieta di essere smentita - che ci si voglia discostare da quanto prescritto dall'articolo 18 della legge n. 300 del 1970. Mentre la trasformazione del tentativo di conciliazione da obbligatorio in facoltativo può rappresentare un modo per superare la ritualità che caratterizza tali procedure, secondo il'on. Delfino vanno segnalate alcune significative criticità, sia laddove si ritiene il lodo arbitrale non impugnabile per mancato rispetto della legge e dei contratti collettivi, sia perché si vincola l'arbitrato irrituale al rispetto di alcuni parametri di legge, sottraendo spazio ad una regolamentazione che, per definizione, dovrebbe essere stabilita dalla contrattazione collettiva.

Conclusa la discussione generale, le repliche del relatore e del Governo avranno luogo in altra seduta.


Attività della Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato
Nella seduta del 7 ottobre, la Commissione ha reso un parere favorevole alla Commissione bilancio sui disegni di legge n. 1032 (Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007), e n. 1033 (Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008), già approvati dalla Camera dei deputati).

Nella seduta dell'8 ottobre, la Commissione ha proseguito l'esame congiunto dei disegni di legge d'iniziativa parlamentare n. 392 (Bassoli ed altri. - Misure per il riconoscimento di diritti alle persone sordocieche) e n. 550 (Costa - Norme per il riconoscimento della sordocecità quale disabilità unica), ed ha deliberato di abbinare ad essi l'esame del disegno di legge n. 918 (Nessa ed altri. - Riconoscimento dei diritti delle persone sordo-cieche), sul quale ha riferito la sen. Biondelli, in qualità di relatrice.

La Commissione ha poi esaminato una Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che introduce le sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente nell'UE (COM(2007) 249 definitivo), approvando, al termine della discussione, una risoluzione in cui si esprime apprezzamento per la proposta del Parlamento europeo, quale espressione dell’impegno dell’Unione Europea per una politica complessiva in materia di immigrazione.


Attività della Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati
Nella seduta di martedì 7 ottobre è proseguita l'indagine conoscitiva sull'assetto delle relazioni industriali e sulle prospettive di riforma della contrattazione collettiva, con l'audizione di esperti (Paola Olivelli, Professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Macerata, Franco Carinci, Professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Bologna e Mimmo Carrieri, Professore ordinario di Sociologia economica e del lavoro presso l'Università di Teramo).

Nella seduta di mercoledì 8 ottobre, la Commissione ha iniziato, con lo svolgimento della relazione introduttiva, l'esame congiunto in sede consultiva, per il parere alla Commissione bilancio, dei disegni di legge Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2009) (C. 1713 Governo) e del Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (C. 1714 Governo), limitatamente alle parti di competenza. Riferendo in qualità di relatore il Presidente Saglia, dopo avere fornito delucidazioni sul procedimento parlamentare di esame della manovra di finanza pubblica 2009-2011, ha rilevato che il disegno di legge finanziaria 2009 (AC 1713) presenta un contenuto normativo estremamente snello, in conformità a quanto disposto dall'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, sulla limitazione del contenuto della legge finanziaria, ed ha dato conto della parti del disegno di legge finanziaria di competenza della Commissione, soffermandosi in particolare sui trasferimenti dovuti dallo Stato all'INPS e sulle disposizioni relative agli stanziamenti di risorse per i rinnovi contrattuali per il biennio 2008-2009 relativi al personale delle pubbliche amministrazioni, e sulla destinazione di risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa, per compensare parzialmente le riduzioni apportate a tali risorse dal decreto-legge n. 112 del 2008.

Nella seduta pomeridiana di mercoledì 9 ottobre sono stati illustrati congiuntamente tre progetti di risoluzione: 7-00041 Damiano: Attuazione della normativa vigente sulla stabilizzazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in relazione ad attività in bound e out bound nei call center; 7-00043 Delfino: Stabilizzazione dei precari nei call center; 7-00044 Cazzola: Puntuale applicazione della legge n. 30 del 2003 in relazione ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. .
L'on. Delfino (UdC) ha precisato che il progetto di risoluzione di cui è proponente intende sollecitare l'Esecutivo ad intraprendere le opportune iniziative al fine di rilanciare il metodo della concertazione con le parti sociali e dare attuazione alla normativa vigente e agli accordi sindacali intervenuti per la stabilizzazione del personale precario, soprattutto nel settore dei call center. L'on. Cazzola (PdL) ha sottolineato che il progetto di risoluzione a sua firma non impegna il Governo a prorogare, il termine per avvalersi delle procedure di stabilizzazione previste dalla legge finanziaria per il 2007 per il personale precario nei call center, ritenendo preferibile il ricorso a soluzioni diverse: poiché, a suo avviso, il contrasto alle collaborazioni coordinate e continuative illegittime non può essere efficacemente attuato rivolgendosi, indiscriminatamente e senza affrontare il merito, a tutte le imprese che utilizzano tale forma di rapporto di lavoro, la soluzione per un uso corretto delle collaborazioni andrebbe individuata nella certificazione dei contratti.

L'on. Damiano (PD), dopo avere ricordato i positivi risultati conseguiti nella passata legislatura dal Governo di centro-sinistra nell'attività di contrasto al lavoro irregolare - portata avanti soprattutto in settori ad alto rischio di irregolarità nelle assunzioni, quali quello edilizio e quello dei call-center - e nella stabilizzazione di 24 mila lavoratori, riconducendo i contratti di lavoro di coloro che svolgevano attività in bound nei call center alla loro vera natura di rapporti di lavoro subordinati prevalentemente a tempo indeterminato, ha precisato che lo schema di risoluzione di cui è proponente invita il Governo: a prorogare al 30 marzo 2009 il termine per avvalersi delle procedure introdotte dalla legge finanziaria 2007, al fine di promuovere la maggiore adesione possibile da parte delle aziende al processo di stabilizzazione dei lavoratori impiegati nei call center, nonché a favorire la piena e rapida attuazione della normativa vigente tramite l'immediata convocazione di un tavolo di concertazione; a rimettere in attività l'osservatorio istituito nella precedente legislatura; ad intensificare l'attività ispettiva per far emergere situazioni di scorretto ed illegale utilizzo dei contratti di collaborazione; ad assumere iniziative per contrastare la pratica delle cosiddette gare al massimo ribasso, con le quali le aziende più grandi tendono a scaricare sui lavoratori i costi della concorrenza di mercato, attraverso la corresponsione di retribuzioni molto basse. 

L'esame proseguirà nelle prossime sedute.


Attività della Commissione parlamentari d'inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»
Con l'audizione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Sacconi è iniziata l'attività conoscitiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro. Nella sua esposizione il Ministro ha illustrato le iniziative adottate, per il contrasto degli infortuni sul lavoro, soffermandosi sulla raccolta unificata dei dati sul fenomeno, sull’avvio di campagne di formazione ed informazione con finalità di prevenzione, e sul rafforzamento del coordinamento delle attività di controllo svolte dai vari enti istituzionali centrali e periferici. Il Ministro ha quindi riferito sullo stato di attuazione della nuova normativa introdotta in materia dalla legge 3 agosto 2007, n. 123 e dal connesso decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.

Dopo le domande e le richieste di chiarimenti formulate dai senn. De Luca, Roilo e Donaggio, la Commissione ha deliberato di rinviare il seguito dell'audizione ad una successiva seduta.