da Rassegna sindacale La situazione è di grande emergenza. La frana di domenica scorsa che ha travolto la A6 sulla Savona-Torino ha visto il crollo di 30 metri di viadotto e la chiusura completa del collegamento. Nel frattempo, nel giro di poche ore, Autostrade per l'Italia ha chiuso un tratto della A26 su pressione della Procura che ha ravvisato gravi problemi di sicurezza su due viadotti. Il combinato disposto di questi fattori ha sostanzialmente fatto saltare le principali direttrici di collegamento tra la Liguria e il Piemonte. A dirlo è Federico Vesigna, segretario generale della Cgil della Liguria, intervistato da RadioArticolo1. Purtroppo osserva il rischio isolamento che spesso abbiamo denunciato è diventata una tragica realtà. L'unica consolazione è che fortunatamente non ci sono state vittime, ma è solo un caso fortuito. Dal punto di vista economico siamo di fronte a una tragedia che è tanto grave quanto il crollo del ponte Morandi. Tra le conseguenze cè anche il rischio collasso per i porti di Genova e di Savona, dal momento che la stragrande maggioranza delle merci in entrata e in uscita dai due scali viaggia sui tir e oggi la A6, e la A26 non si può percorrere. L'unica autostrada che consente di raggiungere il Piemonte spiega ancora Vesigna resta la A7, forse la più vecchia autostrada in Italia, oltre al fatto che ovviamente c'è un notevole aggravio di costi perché si allunga notevolmente il tragitto. A pagare il prezzo non è solo la Liguria, perché dal nostro sistema portuale transita circa il 50 per cento delle merci in arrivo in Italia". Oltre alle grandi infrastrutture, poi, si stanno riscontrando disagi pesantissimi per le strade interne di collegamento, provinciali e comunali: In alcune zone del Ponente fa sapere il dirigente sindacale ormai si può viaggiare solo in treno, col rischio che molte aziende debbano fare ricorso alla cassa integrazione. Insomma, in questi giorni si è forse abbattuta sulla Liguria una sorta di tempesta perfetta. Da una parte le piogge hanno dimostrato una volta di più le fragilità del nostro territorio; dall'altra parte è emersa in modo lampante in tutta la sua gravità la responsabilità di Autostrade per l'Italia. Ormai siamo abituati alle continue allerte che condizionano pesantemente la vita quotidiana. Quello a cui in alcun modo non possiamo abituarci è che ti vengano addosso le frane o che cadano giù i ponti. Ora la priorità è ripristinare nel più breve tempo possibile le condizioni massime di sicurezza per la viabilità ordinaria, quindi la riapertura della A26 una volta fatti i controlli sui viadotti, e almeno riaprire su una corsia a senso alternato la A6. Dopodiché conclude è evidente che serve un piano straordinario di investimenti per la lotta al dissesto idrogeologico.