Sulle prime pagine 
Tutte diverse tra loro le aperture di oggi dei quotidiani nazionali, anche se sono due le principali notizie su cui giocano i titoli: lo scontro interno alla Lega (oggi ci dovrebbe essere la resa dei conti tra Salvini e Giorgetti) e lo scandalo dei falsi percettori del reddito di cittadinanza con una vera e propria truffa ai danni dello Stato dell’ordine dei 20 milioni. Intanto oggi in Consiglio dei ministri il decreto sulla concorrenza. L’intenzione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi è quello di fare trasparenza, anche se già ci sono polemiche sulle concessioni dell’utilizzo delle spiagge. All’ordine del giorno anche i temi sanitari e quelli relativi al trasporto pubblico locale. Corriere della Sera e La Stampa scelgono la Lega come argomento principale. Corriere: “Lega, contromossa di Salvini”. Vertice sulle critiche di Giorgetti e sprint sul gruppo sovranista in Europa. La Stampa: “Salvini, strappo sovranista, scontro aperto con Giorgetti”. Il Messaggero, che colloca in taglio medio della prima pagina lo scontro nella Lega, apre con la notizia sul reddito di cittadinanza: “Truffe per 174 milioni”. Il bilancio choc delle somme sottratte all’Erario dopo due anni di indagini di Arma e Gdf: sussidio a camorristi e proprietari di Ferrari. Falle nei controlli e le banche dati non dialogano. Notizia succulenta per i giornali del centro destra, Il Giornale e Libero, che da mesi conducono una campagna anti reddito di cittadinanza. Apertura originale quella di Repubblica che sceglie di rilanciare la questione meridionale facendo parlare in un forum di redazione il nuovo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: “Recovery, l’ultimatum del Sud”. Un’altra apertura che scarta con le notizie sulla Lega e sul reddito di cittadinanza è quella del manifesto che si mostra preoccupato per i risultati elettorali americani che hanno penalizzato il presidente Biden. Il titolo della copertina: “Sveglia”. Alle elezioni suppletive Usa dura sconfitta dei democratici in Virginia dove Biden aveva stravinto. Il presidente americano trema, non confortato dai risultati positivi di New York e Boston. Anche il Corriere della Sera dà rilevanza alle notizie americane affidando l’editoriale a Massimo Gaggi: “L’incerto cammino di Biden”. Altri due temi in evidenza riguardano i dati diffusi  dall’Istat sulla ripresa e il lavoro (cresce solo quello precario) e la cosiddetta “svolta green” di una parte della finanza mondiale. Su Repubblica: “Cop26. Svolta green della finanza: niente soldi a chi inquina”. Anche il manifesto mostra attenzione al tema. Cop26. La finanza verde: stop ai fossili, le ong temono il bluff. Intervista al teologo Leonardo Boff: “Ma il problema del pianeta resta il capitalismo” (Claudia Fanti a pagina 7). Sul manifesto, ma anche su altri quotidiani le brutte notizie sulla vertenza Whirlpool. Ieri l’azienda ha spedito 321 lettere di licenziamento. Su Collettiva.it ne parla Giorgio Sbordoni .

Interviste e commenti

Investimenti sostenibili. Ecco le condizioni di base 
Dopo gli annunci roboanti del coinvolgimento dell’alta finanza nella riconversione sostenibile delle produzioni, ora si pone il problema della effettiva realizzazione dei processi di investimento nell’economia reale. Ne parla Lucrezia Reichlin in una intervista sul Corriere della Sera (p. 17). “Perché la transizione verde riesca non bastano i fondi pubblici, è necessario coinvolgere i privati ma gli investitori hanno bisogno di capire dove possono mettere i soldi in modo sicuro per contribuire a questa trasformazione. Per questo abbiamo creato l'International Sustainability Standards Board che definirà gli standard globali di rendicontazione dei rischi climatici per le imprese: una specie di rivoluzione per la contabilità di impresa”. E’ concreta l'economista Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School e trustee (membro fiduciario) della Fondazione Ifrs, organizzazione indipendente istituita per sviluppare un unico insieme di principi contabili accettati a livello globale. Gli standard di rendicontazione finanziaria che ha messo a punto finora la fondazione Ifrs sono usati in 140 Paesi e ieri a Glasgow alla Cop26, dove era presente Reichlin, è stato lanciato il nuovo board Issb. Perché è importante avere standard globali? Chiede Francesca Basso nella intervista: “La transizione verde ha bisogno di ingenti capitali ma i mercati finanziari hanno bisogno di valutare i rischi e le opportunità per le singole aziende che derivano da questioni ambientali, sociali e di governance, poiché queste influiscono sul valore aziendale. Gli investitori vogliono standard globali di divulgazione della sostenibilità che soddisfino le loro esigenze informative…”

L’ultimatum di Manfredi, sindaco di Napoli
Iniziativa editoriale di Repubblica che rilancia la questione meridionale facendo parlare il nuovo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Vero e proprio ultimatum al governo (forum a pagina 2). Recovery l'ultimatum del Sud Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli: "Fondi e più personale o valuto le dimissioni, Draghi conosce la situazione, qui il Pnrr rischia di fallire" I sindaci chiedono al governo l'assunzione di personale per poter spendere gli 80 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «È la vera emergenza, non solo nel Sud» dice a nome di tutti Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci. E Gaetano Manfredi, nuovo sindaco di Napoli, in un Forum a Repubblica racconta la sua città in emergenza con le casse vuote del Comune: “Ipotizziamo un intervento tra i 100 e i 200 milioni l'anno per la spesa corrente, per cinque anni. E abbiamo bisogno di almeno mille unità tra personale tecnico per il Pnrr, informatici, vigili urbani, impiegati, dirigenti. Per questo, ho proposto: si inauguri un Pnrr delle città e si instauri una cabina di regia”. Se il governo non interverrà, Manfredi non esclude di dimettersi.

Brutti dati su lavoro dei giovani e precariato
Sul Corriere della Sera se ne parla a pagina 39. I dati Istat per settembre. Occupati, +500 mila in 9 mesi. Ma il saldo è ancora negativo rispetto al pre Covid: -300 mila Sono cresciuti gli occupati nel mese di settembre. Lo certifica l'Istat nel suo report: un aumento di 59 mila unità in un mese (+0,3%) e di 273 mila rispetto al settembre 2020 (+1,2%). Ma sono soprattutto contratti a termine saliti di 353 mila unità rispetto ad un anno fa e del 3,3% in un mese, segno che, nonostante la ripresa e i dati positivi sulla crescita del Pil, le aziende mantengono ancora una certa prudenza. “Gli imprenditori — ragiona il giuslavorista Pietro Ichino — rispondono alla volatilità del contesto con la prudenza nell'ingaggio dei collaboratori, un fenomeno non solo italiano, ma anche europeo”. Nei primi nove mesi del 2021, c'è un saldo positivo di mezzo milione di posti, ma se si considera il periodo pre pandemia, il segno resta ancora negativo con meno 300 mila posti. Bassi i numeri dei contratti permanenti, calati di 11 mila unità rispetto ad un mese fa e cresciuti solo di 69 mila in un anno. Ma se in generale sale il tasso di occupazione e scende quello di inattività, il segnale negativo arriva dai giovani (età 15-24 anni) con un +1,8% del tasso di disoccupazione. A proposito dei dati Istat sul lavoro il commento su Collettiva.it del presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni: La nuova occupazione è precaria 

Saraceno: una ripresa basata sulla precarietà?
L’allarme sul lavoro povero viene rilanciato oggi anche dalla sociologa Chiara Saraceno in un intervento pubblicato da La Stampa (p.27). ”Due buone notizie a prima vista: aumenta il Pil e aumenta anche l'occupazione, mentre diminuiscono i tassi sia di disoccupazione sia di inattività. Quest'ultimo dato, inoltre, riguarda soprattutto le persone più a rischio di essere inattive perché scoraggiate nella ricerca di lavoro: le donne di ogni età e, limitatamente all'ultimo trimestre, i giovani tra i25 e i 34 anni e le persone sopra i 50 anni. Ma le notizie positive finiscono qui. L'aumento dell'occupazione non solo è ridotto in termini numerici - solo 237.000 occupati in più rispetto a un anno fa. Riguarda pressoché esclusivamente il lavoro dipendente con contratti a termine, che sono aumentati de113,2% rispetto a un anno fa, a fronte di un misero 0,5 del lavoro a tempo determinato e a una diminuzione del 3% del lavoro autonomo”. Se questa è la situazione si pone il problema di un intervento serio di politica del lavoro. “Si dirà – scrive ancora Saraceno - che è illusorio pensare di tornare a un mondo in cui il lavoro dipendente, almeno nell'economia formale, era nella quasi totalità a tempo indeterminato e il lavoro autonomo, l'auto-imprenditorialità, come si scrive in molti documenti, uno sbocco possibile e appetibile. Ma se tornare al piccolo mondo antico, che per altro aveva i suoi scarti e i suoi punti ciechi, non è possibile, non è neppure accettabile, e forse neppure tenibile nel medio-lungo periodo, una modalità di ripresa fondata sulla precarietà di troppi e sulla creazione di sempre nuove disuguaglianze. Nei piani di ripresa, di politica ambientale, ma anche nelle necessarie misure di contenimento della pandemia, la questione di come contrastare la formazione e cristallizzazione delle disuguaglianze deve essere altrettanto centrale di quella di che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti. Anzi, le due questioni si tengono insieme”.

La vera sfida è la creazione di lavoro buono
Ne parla Gianmarco Ottaviano sul Sole 24 ore (p.17). Il professore di economia alla Bocconi spiega che “I lavori "buoni" o "dignitosi" (traducendo il decent della terminologia anglosassone dell'Ilo) sono quelli che rispettano non solo i diritti fondamentali delle persone, ma anche i diritti dei lavoratori in termini di sicurezza sul lavoro e di retribuzione, salvaguardandone l'integrità fisica e psichica nell'esercizio dell'attività lavorativa. In questo senso, un posto di lavoro è "buono" nella misura in cui garantisce un reddito equo, sicurezza sul posto di lavoro e protezione sociale per le famiglie, migliori prospettive di sviluppo personale e integrazione sociale, libertà per le persone di esprimere le proprie preoccupazioni, di organizzare e partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita, parità di opportunità e trattamento per tutte le donne e gli uomini. Ne consegue che non tutti i lavori "verdi" sono necessariamente "buoni". Per esempio, molti dei lavori attualmente legati alla raccolta e al riciclaggio dei rifiuti recuperano le materie prime e contribuiscono ad alleviare la pressione sulle risorse naturali. Sono pertanto lavori "verdi". Tuttavia, in diverse parti del mondo non si possono definire "buoni", perché si svolgono spesso in ambienti pericolosi e in condizioni igieniche precarie, provocando danni significativi alla salute. Inoltre, l'occupazione tende a essere precaria, non protetta e mal pagata. Per questo motivo, allo scopo di evitare fraintendimenti durante la transizione ecologica, l'Ilo ha proposto di concedere il "bollino verde" solo ai lavori che non solo sono "verdi", ma anche "buoni", cioè lavori dignitosi che contribuiscono a migliorare l'efficienza energetica e la gestione delle materie prime, a limitare le emissioni di gas serra, a ridurre al minimo gli sprechi e l'inquinamento, a proteggere e ripristinare gli ecosistemi, a favorire l'adattamento agli effetti del cambiamento climatico. In quest'ottica, la grande sfida occupazionale della transizione ecologica è quella di trasformare posti di lavoro attualmente "neri" e "cattivi" in almeno altrettanti posti di lavoro "verdi" e "buoni", senza lasciare indietro nessuno.,,”

Su Collettiva,it
Oltre alle pessime notizie sulla vertenza Whirpool, Collettiva dedica l’apertura di oggi alla storia della Treofan, azienda chimica che rischia la chiusura a causa delle scelte speculative di un gruppo finanziario indiano. E’ uno dei tanti casi di cannibalizzazione delle multinazionali, delocalizzazione e impoverimento industriale del nostro Paese. Fabrizio Ricci intervista il delegato Rsu, David Lulli. Una storia di vittoria del sindacato contro la delocalizzazione è invece quella della Electrolux, che per merito della mobilitazione dei sindacati dei metalmeccanici non solo non ha più delocalizzato in Polonia, ma ora sta per lanciare in Veneto uno degli stabilimenti più avanzati in Europa nel campo degli elettrodomestici. Il segretario confederale Cgil, Emilio Miceli, commenta il nuovo scenario di indebolimento industriale italiano e l’idea di introdurre una legge sulle delocalizzazioni. Nella rubrica Buona Memoria si parla degli "angeli del fango", i volontari che salvarono Firenze dopo l'alluvione del 1966:

Tutti gli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale