Quasi tre milioni e mezzo di stranieri risiedono in Italia. Al primo gennaio 2008, informa l'Istat, erano per l'esattezza 3 milioni 432 mila 651. E sono aumentati di quasi mezzo milione rispetto al 2007 (493 mila persone in più, pari al +16,8%). Per l'Istituto centrale di statistica si tratta dell'incremento 'più elevato mai registrato nel corso della storia dell'immigrazione nel nostro Paese”. In gran parte “da imputare al forte aumento degli immigrati di cittadinanza romena che sono cresciuti nell'ultimo anno di 283 mila unità (+82,7%)”. Un segnale forte, si direbbe, che i migranti lanciano alla società e alla politica italiana: le politiche del pugno di ferro (annunciate o realizzate) non ne arrestano l’affluenza.

Boom dei romeni
Il grosso dei nuovi arrivati (319 mila persone) è di cittadinanza neo-comunitaria, ossia proviene da paesi di nuova adesione all’Unione europea. I romeni, come detto, fanno la parte del leone: in un solo anno (dal 2006 al 2007) sono passati da 342 mila a 625 mila (+82,7%). Seguono, tra le comunità più numerose, gli albanesi (402 mila), i marocchini (366 mila), i cinesi (156 mila), gli ucraini (132 mila), i filippini (105 mila), i tunisini (93 mila) e i polacchi (90 mila).

I cittadini europei (1 milione 786 mila iscritti all’anagrafe italiana) sono oltre la metà (52,0%) degli stranieri residenti in Italia. Il 24,4% (839 mila persone) vengono da paesi dell’Europa centro orientale non appartenenti all’Ue (Albania, Ucraina, Macedonia, Moldavia). Mentre i cittadini dei “Paesi Ue di nuova adesione”, e ugualmente provenienti dall’Europa orientale, sono il 22,6% degli stranieri (circa 777 mila persone residenti: ben il 69,9% in più rispetto all’anno precedente).

Dalle altre aree di provenienza (soprattutto Africa Settentrionale e Asia), invece, l’Istat registra nel complesso una diminuzione di ingressi.

Se all’inizio del 2007 gli stranieri residenti in Italia erano, rispetto alla popolazione complessiva, il 5%, un anno dopo la loro incidenza sale al 5,8%. Un livello – informa sempre l’Istat - in linea con quello di altri grandi paesi europei, come la Francia e il Regno Unito, “che tuttavia sono di più antica immigrazione”. Una rapidità simile, in Europa, ce l’ha solo la Spagna, anche se nella terra di Zapatero gli stranieri sono l'11,3% della popolazione.

Tra i nuovi dati anche qualche vecchia conferma, come ad esempio il fatto che senza gli stranieri la popolazione complessiva italiana sarebbe in caduta verticale. Gli italiani, infatti, alla fine del 2007 erano 59 milioni e 619 mila (dai 59 milioni e 131 mila dell’anno precedente), ma il saldo naturale della popolazione autoctona (ossia il rapporto tra nuovi nati e decessi) è stato in realtà negativo (-67 mila e rotti): l’ha compensato, però, il saldo naturale positivo degli stranieri (+60 mila).

I minorenni sono circa 767 mila: molti di loro (457 mila) sono nati in Italia, mentre una parte è arrivata al seguito delle famiglie.

Tutti al Nord. A Milano il 10% degli stranieri. A Roma il 9,4%
Dalle analisi statistiche risulta anche “una lieve redistribuzione a favore delle regioni meridionali”, che l’Istat spiega con la crescita al Sud della presenza dei romeni. Ma qui grossi cambiamenti non ce ne sono: la stragrande maggioranza degli immigrati (il 62,5%) risiede nelle regioni del Nord, il 25% in quelle del Centro e solo il 12,5% nel Mezzogiorno. L’Istat, poi, sottolinea “situazioni di particolare concentrazione”. Ad esempio come quasi un quarto degli stranieri viva nei comuni della Lombardia. “Nella sola provincia di Milano – notano i ricercatori dell’Istituto - risiede il 10% del totale degli stranieri. Si tratta – spiegano - di un livello decisamente elevato per una zona relativamente piccola, livello che può essere paragonato a quelli propri di intere regioni pur caratterizzate da un’elevata capacità di attrazione come il Veneto (dove risiede l’11,8% dei cittadini stranieri), l’Emilia-Romagna (il 10,7%) e il Lazio (l’11,4%). Nel Lazio – si legge ancora nel rapporto - ha un peso particolare la provincia di Roma, che concentra sul proprio territorio il 9,4% del totale degli stranieri residenti in Italia”.

Se si considera invece la proporzione tra stranieri e italiani, tra le regioni spicca l’Emilia-Romagna, dove gli stranieri sono l’8,6% dei residenti, seguita da Lombardia (8,5%) e Veneto (8,4%). Al Centro la media non supera il 7%, con l’eccezione dell’Umbria (8,6%). In alcune province gli stranieri sono più di 10 ogni 100 residenti di origine italiana: ad esempio a Prato e Brescia (oltre l’11%), a Reggio Emilia, Mantova, Treviso e Piacenza (più del 10%). “Valori compresi tra il 9% e il 10% - nota l’Istat - si registrano anche in altre province del Nord, come Modena, Vicenza, Pordenone e Parma, e del Centro come Perugia e Macerata.”

Comunità e territorio
L’Istat sottolinea che i romeni sono la comunità prevalente in Piemonte (33% del totale degli stranieri residenti, ossia circa 103 mila persone), nel Lazio (30,7%, 120 mila unità), in Lombardia (11,7%, 100 mila persone). Gli albanesi, invece, sono il 20,2% (56 mila persone) degli stranieri residenti in Toscana, il 17,1% di quelli residenti nelle Marche e il 30,6% dei residenti in Puglia. I marocchini risiedono soprattutto in Emilia-Romagna (il 15,6%, quasi 57 mila persone). Gli ecuadoriani sono la prima comunità in Liguria: il 19% degli stranieri (più di 17 mila unità), mentre “gli ucraini – riporta ancora l’Istat - sono la prima comunità in Campania con un’incidenza del 24,1% (pari a circa 28 mila unità)”. 15 mila tunisini, infine, vivono in Sicilia: sono la seconda comunità di cittadini stranieri dell’isola, col 15,1% delle presenze.