Donne discriminate nel mondo del lavoro? Non solo. Donne discriminate anche nel mondo delle pensioni. Perché, se è vero che gli stipendi per le lavoratrici in troppi settori (e a parità di mansione) sono decisamente inferiori a quelle degli uomini, anche gli assegni previdenziali confermano la stessa tendenza. Così, mentre domani (8 marzo) si festeggia la giornata della donna, ancora una volta bisogna constatare che le cose non accennano a cambiare. Secondo un'indagine realizzata dallo Spi Cgil del Veneto, le pensionate della regione percepiscono in media circa la metà dei colleghi maschi.

Nel particolare, in Veneto la pensione media mensile sfiora i 930 euro lordi. Ma questo importo nasconde una realtà preoccupante. Infatti l'assegno medio mensile per gli uomini è di 1.268,12 euro mentre quello delle donne è di 665,39 euro, 602 euro in meno (-47,5%).

Una differenza per nulla trascurabile, spiega il sindacato, che vale per tutte le province. Proprio guardando alle realtà provinciali ci si rende conto di quanto difficile sia arrivare a fine mese, soprattutto per le pensionate di Rovigo e per quelle di Belluno. Ma i problemi riguardano tutte le anziane del Veneto, tenendo anche conto che le ultrasessantacinquenni nel territorio regionale sono circa 630 mila (di cui quasi 217mila ultraottantenni) contro i 480 mila over 65 maschi (di cui 120 mila over 80).

“Lo Spi Cgil del Veneto denuncia da sempre e continuamente questa situazione – spiega Rosanna Bettella, responsabile Coordinamento donne Spi Veneto -. E per il nostro sindacato l'attenzione verso la categoria delle pensionate è una priorità assoluta, non certo solo nel giorno della festa della donna. Questa situazione esiste perché una parte delle nostre pensionate provengono da esperienze lavorative discontinue e precarie, dunque possono contare su assegni previdenziali generalmente molto bassi e insufficienti per vivere una quotidianità quantomeno dignitosa".

La sindacalista prosegue: "C'è poi una parte cospicua di donne pensionate vedove che percepiscono solo la pensione di reversibilità. Non si può trascurare assolutamente il problema, lo diciamo da tempo pensando anche a politiche di genere che vadano incontro alle pensionate più in difficoltà e che rendano le pensioni delle donne dignitose tanto quanto quelle degli uomini. Fondamentale quindi riconoscere il lavoro di cura, perché sono le donne che devono abbandonare il mondo del lavoro o ridurne notevolmente gli orari per seguire propri familiari non autosufficienti (che in Veneto sono circa 200 mila). Noi ci auguriamo che l'attenzione per le donne non si fermi solo all'8 marzo, ma rientri nella programmazione sia regionale che nazionale", conclude.