In tanti, tantissimi: 40 mila a Roma, Napoli e Torino, 30 mila a Milano, 15 mila a Firenze, Genova e Salerno, 10 mila a Bologna, Bari e Trieste, 5 mila a Palermo e Vicenza, 3 mila a Bergamo, Siracusa e Padova, 2 mila a Brindisi, Siena e Perugia. In tutto, 300 mila studenti. Che stamani hanno percorso le strade di 90 città italiane dando vita a cortei colorati e rumorosi contro la riforma Gelmini. Con questa riforma a scuola non si torna, Gelmini dai un taglio ai tagli, Con il voto di condotta ci tappano la bocca: questi alcuni degli striscioni letti nelle varie manifestazioni. Universitari, ragazzi e ragazze delle scuole superiori, hanno risposto all’appello dell’Unione degli studenti a manifestare la propria protesta contro la “nuova” scuola disegnata dal governo. In particolare, sotto accusa sono i tagli per 8 miliardi di euro, con la conseguente riduzione del personale docente e non; il ritorno al maestro unico; l'abbassamento dell'obbligo scolastico da 16 a 14 anni; la reintroduzione del voto in condotta ai fini della bocciatura; i finanziamenti alle scuole private. L’Unione degli studenti, inoltre, chiede 'una legge nazionale sul diritto allo studio, che abbatta la dispersione scolastica e renda possibile accedere ai saperi su tutto il territorio nazionale; un piano di investimenti straordinario per l'edilizia scolastica; la convocazione immediata del Forum delle associazione studentesche maggiormente rappresentative”.


Il 30 ottobre lo sciopero generale
Tutte le misure del provvedimento
Anche le superiori nel mirino


“Finora il ministro Gelmini non ci ha voluto ascoltare, ma con la protesta di oggi sarà costretta a farlo” spiega Valentina Giorda (portavoce dell’Unione degli studenti): “Protestiamo anzitutto contro il metodo con cui questo governo fa le riforme, a colpi di decreto, senza ascoltare l'opinione di nessuno. Sono misure che vogliono far tornare indietro la scuola di cinquant’anni. Il voto in condotta è una risposta di forza a un disagio, quello del bullismo, che andrebbe combattuto investendo fondi che invece
si tagliano".

Gli fa eco Luca De Zolt (Rete degli studenti medi): "Siamo in piazza per svelare le balle di questo governo, che fa passare una riforma con un atto di bullismo. L'unica vera riforma sono gli 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica, il resto non porta la scuola nel futuro ma nel passato”. Alle manifestazioni ha partecipato anche l’Unione degli universitari, che protesta in particolare contro la finanziaria, che blocca le assunzioni e costringe gli atenei a introdurre il numero chiuso in maniera capillare.

Quella di oggi si preannuncia soltanto come la prima di una serie di manifestazioni sia nazionali sia locali. Il 30 ottobre, infatti, gli studenti scenderanno nuovamente in piazza insieme ai sindacati per lo sciopero generale della scuola. Il 17 novembre, poi, le iniziative culmineranno con la Giornata internazionale di mobilitazione studentesca lanciata dal Social Forum.