Da tempo stavamo pensando a un’iniziativa che si rivolgesse ai media, e in via prevalente ai giornalisti, visto come il mondo dell’informazione affronta il tema dell’uso e dell’abuso di sostanze, e come questo si riverbera poi sulla comunicazione anche televisiva e sui social media, influenzando pesantemente l’opinione pubblica, costruendo un senso comune. Per questo come area Welfare della Cgil, insieme a Collettiva, abbiamo organizzato il convengo “Droghe, cronaca di un tema controverso”, che ha ricevuto il patrocinio della Federazione nazionale della stampa, il 16 novembre dalle 10 alle 14 nella sede nazionale della confederazione a Roma e in diretta su Collettiva.it.

Abbiamo invitato a partecipare alla nostra discussione esperti del settore e giornalisti che hanno di recente trattato l’argomento nei loro articoli, anche da posizioni diverse, per provare a costruire un punto di vista condiviso, che porti ad affrontare la questione in maniera corretta e non stereotipata, che non rincorra e agiti le paure delle persone, ma costruisca davvero conoscenza e consapevolezza. A maggior ragione riteniamo importante farlo adesso che è stata ufficialmente convocata a Genova, il 27 e 28 novembre, la Conferenza nazionale sulle droghe, a distanza di 12 anni dall’ultima. Questa iniziativa ha infatti lo scopo e l’ambizione di portare un contributo al dibattito: se è vero, come è vero, che è necessario rivedere le politiche e le normative sulle droghe (la L. 309 è del 1990), i linguaggi che si usano sono importanti anche nella definizione delle scelte politiche.

Partiamo dalla considerazione che nella tematizzazione delle sostanze si registra una profonda distanza fra mondo scientifico, operatori, e stampa: la narrazione dei consumi e la stereotipizzazione dei consumatori ben poco hanno a che vedere con le evidenze scientifiche, e con le esperienze di moltissimi operatori che da anni lavorano nei servizi pubblici e nel privato sociale. L’incapacità di fare informazione vera ed educazione sulle droghe (l’ultima campagna nazionale degna di questo nome risale ai tempi Turco-Ferrero), oltre ad alimentare il cliché nei confronti dei consumatori, si traduce in un attacco ai servizi, aumenta la solitudine degli operatori, mai ascoltati se non in discussioni di nicchia, fra esperti e addetti ai lavori.

In più, la scorretta denuncia giornalistica, che si traduce in disinformazione, può portare a drammi: ricordiamo, fra i tanti, il giovane agronomo fermato dai carabinieri e trovato in possesso di pochi grammi di hashish, suicidatosi qualche anno fa a seguito di un processo mediatico, che, utilizzando i soliti termini abusati, lo aveva esposto alla pubblica gogna.

Vorremmo, quindi, oggi, mettere al centro la capacità di influenzare su base etica e valoriale, oltre che scientifica, sia l’opinione pubblica che le scelte politiche, e la pulsione a trattare le droghe con un pensiero convenzionale e mai aggiornato. L’obiettivo della tavola rotonda è quindi quello di costruire un confronto e un dialogo, che provi a condividere la necessità di aggiornare la comunicazione, evitando i pericoli e le storture di una narrazione che insegue le paure delle persone, contribuendo a creare discriminazione e isolamento, invece che comprensione ed inclusione. Mettendo in discussione, e anche a rischio, obiettivi di salute, non solo delle singole persone ma anche pubblica. Basti pensare a come vengono descritte le stanze del consumo, non tenendo conto della realtà dei risultati ottenuti nelle città dove sono state realizzate: i miti, e i fatti. E le parole, che possono essere muri o ponti, possono creare distanza o aiutare la comprensione dei problemi. Noi riteniamo che usare le parole giuste sia ‘parlare civile’.