Tre lavoratori edili di Napoli, dopo decenni di lavoro duro, intermittente e pericoloso nei cantieri, erano stati licenziati. Ormai troppo avanti con l'età, il lavoro per loro era diventata una chimera. Anche la pensione era lontana: davvero pochi i contributi versati. Una situazione drammatica, insomma, che in edilizia si ripete molto spesso. Quei tre operai, in ogni caso, hanno trovato una via d'uscita. Sono stati i primi in Italia ad aver avuto accesso al Fondo prepensionamenti previsto dal contratto nazionale di settore firmato nel luglio 2018. Ne abbiamo parlato con Antonio Di Franco, della segreteria nazionale della Fillea Cgil.

Cos'è il Fondo prepensionamenti, come funziona?

Il fondo nasce durante l'ultima stagione di rinnovi, con il contratto dell'edilizia, industria e cooperative. Ma è esteso anche a tutti gli altri contratti di settore, artigiani e Pmi. E' gestito dalle Casse edili, ed è rivolto a tutti quegli operai che si trovano fino a 4 anni dalla maturazione del diritto alla pensione. Si accede dopo qualsiasi forma di licenziamento da parte dell’azienda e dopo aver fruito dell’eventuale Naspi. I lavoratori, insomma, grazie a questo strumento vengono accompagnati all’uscita anticipata dal mondo del lavoro, e hanno così l'opportunità di agganciare la pensione. Tra l'altro il fondo è completamente a carico dei datori, che con le denunce mensili di ogni singolo dipendente versano l'aliquota contributiva, a prescindere da chi la riceverà. Le casse edili poi intercettano chi ha i requisiti.

Che importanza ha questo sistema in un settore come il vostro?

Enorme, perché risponde alle specificità di un comparto estremamente frammentato. E poi in qualche modo esalta la funzione sociale della contrattazione e il ruolo della bilateralità. In edilizia, la solidarietà è organizzata nelle casse edili proprio per ricomporne questa frammentazione. Così arriva a tutti lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa o dalla loro collocazione geografica. Secondo me è molto significativo che, attraverso la bilateralità, siamo riusciti a raggiungere le solitudini di molti. Se quei tre lavoratori non avessero avuto uno strumento come questo, ad esempio, oggi salirebbero ancora sui ponteggi. A sessantadue anni.

Tra l'altro, in edilizia l'età media dei lavoratori sta aumentando vertiginosamente.

Questo è un altro elemento cruciale: solo l'11% degli edili italiani oggi ha meno di 30 anni. Abbiamo quindi bisogno di un robusto ricambio generazionale, che l'accompagnamento alla pensione può favorire. Così come come può favorirlo il Fondo incentivo all'occupazione, anche questo previsto dalla contrattazione collettiva, e che sta funzionando molto bene. Ma ad essere decisiva è soprattutto la possibilità di mettere in campo una giustizia sociale. Chi ha contribuito materialmente a costruire questo Paese deve avere la possibilità di passare il testimone ai giovani in tutta tranquillità, e deve poter andare in pensione senza rischi e in continuità retributiva. Per questo il fondo intercetta i lavoratori disoccupati, che a oltre sessant'anni difficilmente troverebbero un nuovo posto di lavoro.

I dati sugli incidenti, poi, ci dicono che in cantiere più si è anziani e più si rischia.

Questo è un lavoro duro, e troppo spesso diventa pericoloso. E' evidente che l'attenzione e la concentrazione diminuiscono con l'aumentare dell'età. E quindi diminuisce anche la sicurezza per i lavoratori, è fisiologico. Con il fondo, però, riusciamo a portare via dalle impalcature i più anziani, quelli più in pericolo. La cosa bella è che siamo riusciti a farlo attraverso la contrattazione nazionale. Noi abbiamo una partita aperta sul tema delle pensioni con i vari governi che si sono succeduti finora. Ma quella che abbiamo dato è una risposta concreta, che in qualche modo s'insinua tra le criticità del quadro normativo.

Quanto è importante che i primi casi si siano registrati al Sud ,e in un periodo complesso come quello che stiamo vivendo?

Lo è molto. In primo luogo, perché mette in evidenza il valore della contrattazione nazionale, e la necessità di un linguaggio e di norme uniche. Nelle prossime settimane centinaia di lavoratori usciranno dal mondo del lavoro, al sud come al nord, ma le risorse arriveranno da tutto il sistema produttivo. E' un meccanismo mutualistico, che abbatte anche le barriere economiche e territoriali presenti nel nostro Paese. A breve avremo numeri importanti: secondo le anagrafiche, potremmo raggiungere come minimo 700 lavoratori all'anno su tutto il territorio nazionale. Poi, il caso dei lavoratori di Napoli dimostra come la bilateralità nel nostro settore, anche grazie alla sua storia centenaria, fa sì che le casse edili siamo in grado di raggiungere tutti. Così diamo una risposta concreta alla frammentazione e all'irregolarità dilagante nel nostro mondo. D'altronde è una bilateralità paritetica, fatta di contratti nazionali e provinciali, mutualizzata. E funziona per ogni lavoratore, indiscriminatamente.