La pandemia ha posto il Paese e l’Europa di fronte alla necessità di un doppio salto culturale. Il primo lo indica il professor Silvio Garattini, medico e ricercatore,  che ha affermato: “Per garantire il diritto alla salute occorre spostare il fuoco “dall’occuparci delle malattie all’occuparci innanzitutto della prevenzione”. Il secondo l’ha suggerito la professoressa Nerina Dirindin, economista insegna all’Università di Torino: “L’aver abbracciato il pensiero neo liberista ha fatto sì che anche la salute sia diventato un ‘bene’ da affidare al mercato. La conseguenza politica di questa scelta ideologica è stata l’impoverimento della sanità pubblica. La pandemia ci ha insegnato che la salute non è una merce”. Se n'è parlato durante un dibattito a Futura 2020, l'evento organizzato dalla Cgil al Teatro Brancaccio di Roma.

L’abbandono della prevenzione ha reso totalmente insufficienti i servizi di igiene pubblica non solo dal punto di vista del numero degli operatori ma della cultura dell’indagine epidemiologica, e oggi ne paghiamo le conseguenze. Occorre tornare allo spirito della Riforma del 1978 che fondava il servizio sanitario pubblico e universale su tre pilastri: prevenzione, cura riabilitazione e proiettarci in Europa.  Per farlo “Abbiamo bisogno di risorse per affrontare l’emergenza e per strutturarci per il futuro. Ben venga, quindi, il Mes ma occorre sperdere e spendere bene”, ha aggiunto Dirindin “è spendere bene significa superare gli squilibri tra le regioni e all’interno delle regioni, tra ospedali e territorio, tra assistenza sanitaria e sociale”. E servono risorse anche per migliorare le condizioni in cui operano lavoratori e lavoratrici: “Il Ss cammina se ci sono medici infermieri e tecnici – ha sostenuto la segretaria della Cgil - usciamo dalla retorica di definirli eroi e non occuparci del fatto che sono pochi, saltano riposi e lavorano in condizioni di stress terribile”. “E se c’è una cosa che l’emergenza sanitaria ha squadernato è che va superato il Titolo V, c’è bisogno di unità, non di acuire differenze”, ha detto ancora Dettori.

E sempre la pandemia ha portato sindacati, governo e parti datoriali ha siglare un buon accordo sulla sicurezza dei lavoratori: “va aggiornato e migliorato”, secondo Dettori e d’accordo si è detto Maurizio Casasco, presidente di Confapi: “Le imprese hanno recepito le norme anti-Covid, va resa migliore la formazione che deve essere specifica per ogni azienda, e l’informazione”.

Infine, hanno concordato gli ospiti dell’incontro, per costruire il futuro della sanità e del Paese occorre investire e molto sulla ricerca scientifica.