L’Alleanza contro la povertà invia al governo e ai parlamentari le richieste per la prossima legge di Bilancio che dovrà essere varata entro la fine del 2020: l'anno della pandemia, che ha visto peggiorare le condizioni economiche degli italiani e un esercito di nuovi poveri affacciarsi al nostro futuro.   

Le proposte, avanzate dall’associazione che raggruppa un ampio numero di soggetti sociali tra i quali anche la Cgil, puntano a “rafforzare la misura del Reddito di cittadinanza così da avere una misura di contrasto alla povertà adeguata alla forza del Paese, più di quanto non lo sia stata proprio per come è stata concepita”, spiega Giordana Pallone, responsabile delle Politiche di contrasto alla povertà per il sindacato di Corso d’Italia. “Il mezzo – aggiunge - è quello di agire su due fronti: allargare la platea dei beneficiari e cambiare la modalità della presa in carico attraverso i servizi sociali”.

Le richieste dell’Alleanza contro la povertà sono racchiuse in un documento che si articola in otto punti e che possono essere così sintetizzate:

  • incremento del sostegno economico per le famiglie in povertà con figli, aumentando l’equità della misura con il cambio dei parametri attraverso un adeguamento all’Isee, così da eliminare il tetto per le famiglie numerose;
  • ampliamento della platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza a favore degli stranieri attraverso la riduzione degli anni di residenza richiesti per l’accesso da dieci a due, quindi l’abrogazione della norma che prevede l’obbligo di presentazione di specifica certificazione;
  • maggiore accesso alla misura anche per una parte di coloro che sono caduti recentemente in condizioni di povertà e hanno usufruito del Rem, attraverso un temporaneo innalzamento della soglia Isee (da 9.360 a 15.000 euro) e un allentamento dei requisiti aggiuntivi richiesti sul patrimonio mobiliare e immobiliare;
  • eliminazione della sospensione di un mese nell’erogazione del Reddito di cittadinanza per coloro che hanno diritto al rinnovo;
  • agevolazioni per l’utilizzo dell’Isee corrente introducendo la possibilità di richiederlo anche in presenza di sensibili perdite del patrimonio mobiliare e immobiliare;
  • conferma della consistenza del fondo povertà (587 milioni nel 2020, 615 per ciascuno degli anni 2021 e 2022) e della sua destinazione a favore del rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, consentendo alle amministrazioni comunali di assumere personale dedicato anche in deroga ai vincoli attualmente previsti;
  • reintroduzione dell’analisi preliminare da parte del segretariato sociale, per garantire un’adeguata valutazione dei bisogni dei nuclei familiari coinvolti; con verifica del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni e con interventi necessari in caso di difficoltà o inadempienza delle amministrazioni locali.

La stima dei costi e dell’impatto è possibile farla solamente sulle prime quattro misure e rivela che dovrebbero essere investiti 6,5 miliardi di euro, con un interessamento di 843 mila famiglie e una riduzione dell’incidenza della povertà dell’1,2%.

Giordana Pallone precisa che non si tratta di misure che vanno nella direzione dell’assistenzialismo, come erroneamente ritenuto per il Reddito di cittadinanza: “La misura, che ha sostituito nel 2019 il Reddito d’inclusione, è stata più intesa nel senso dell’attivazione lavorativa che non di contrasto alla povertà. Non deve essere così. Le politiche del lavoro non si fanno con il Reddito di cittadinanza, sono altri gli strumenti che devono essere messi in campo per aumentare l’occupazione. Le politiche attive per il lavoro devono essere per tutti, non solamente per le fasce interessate dalla povertà, mentre Reddito di cittadinanza deve invece essere uno strumento di inclusione sociale, per far sì che la collettività si faccia carico di coloro che hanno bisogno senza mai lasciarli soli”.