"Non c'e' stata nessuna forma di dolo. Le condotte contestate dai Pm non sono assolutamente dimostrate e i presupposti delle condotte dolose sono clamorosamente insussistenti". E' questa la posizione della difesa dell'amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn, nel processo in corso per il rogo che il 6 dicembre causò la morte di sette operai. L’avvocato difensore Ezio Audisio lo ha annunciato dopo la seduta odierna dell'udienza preliminare, contestando l’impianto accusatorio della Procura di Torino. L’obiettivo è evidentemente quello di derubricare la responsabilità da dolosa a colposa e far svolgere il dibattimento anziché in Corte d'assise in tribunale. "Non ci sottraiamo al processo, riteniamo che sia doveroso ma che debba essere celebrato per i reati appropriati" ha spiegato il legale.

La difesa ha trattato singolarmente tutti gli otto punti su cui l'accusa ha basato le ipotesi di reato. In particolare, Audisio ha spiegato che "i presunti suggerimenti dei tecnici delle compagnie di assicurazione (che secondo l'accusa avrebbero alzato i massimali per l'elevato rischio di incidente in relazione alle scarse misure di sicurezza) riguardavano un'altra area della linea". Secondo Audisio anche altri enti come Asl e Arpa "non hanno mai dato suggerimenti di adottare un impianto di rilevazione antincendio generalizzato". "Abbiamo ricostruito la dinamica con oggettività - ha aggiunto - ma non siamo scesi nel dettaglio. Lo sviluppo dell'incidente e' collocabile in un tempo ristretto di 17 minuti. Bisognerà scoprire, in quei 17 minuti, chi ha fatto cosa".

L’intervento di Audisio ha subito suscitato le proteste dei familiari delle vittime: "La ricostruzione che fa la difesa dice come le cose sarebbero dovute essere, ma così non sono state. Vogliono far ricadere la colpa di quel che è successo sui nostri figli, ma non è stato un incidente: i nostri figli sono stati assassinati". Lo ha detto Elena Schiavone, madre dell'operaio Antonio Schiavone, morto nel rogo. Dalle parole dei familiari, poi, sono emersi nuovi dettagli sulla vita degli operai nella ThyssenKrupp in dismissione: 'Dovevano far parlare noi - ha continuato la signora Elena Schiavone - perché i nostri figli ci parlavano di come si doveva lavorare. Se si fermavano venivano minacciati e ricattati. Antonio una volta salvò un ragazzo caduto in un tombino, tornò a casa tutto bruciato e lo dovetti medicare io. Non aveva nemmeno il tempo di andare in infermeria. E si portava i panini da casa perché non lo facevano mangiare”. 'A volte mio fratello si faceva male - ha detto Laura, sorella di Rosario Rodinò - e minimizzava per non farci preoccupare, tornava sempre sporco d'olio'.

Intanto il processo continua. Oggi la difesa ha trattato la posizione di Estenhan, mentre domani si affronteranno le posizioni degli altri cinque manager e dipendenti della multinazionale tedesca per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.