Prosegue il percorso di stabilizzazioni in Poste Italiane, frutto di un’intensa battaglia sindacale intrapresa quasi dieci anni fa per ridurre la consistente quota di lavoratori precari in azienda. Toccherà per questo round a mille portalettere e addetti allo smistamento, che abbiano lavorato per Poste tra il 1° gennaio 2014 e il 31 gennaio 2025, per almeno sei mesi.

I requisiti per la stabilizzazione

I candidati dovranno inoltre essere in possesso dei requisiti previsti dagli accordi tra azienda e sindacati nel maggio 2024 in materia di politiche attive del lavoro. “Questi ulteriori mille assunzioni – spiega Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc e coordinatore dell’Area servizi postali – fanno parte di una lunga battaglia che abbiamo intrapreso dal 2018, una battaglia spesso condotta in totale solitudine e isolamento”. Fino al 26 giugno chi è in possesso dei requisiti potrà accedere al sito di Poste Italiane per aver evidenza della propria posizione e candidarsi, esprimendo la propria preferenze su un massimo di tre province nelle quali concorrere per l'assunzione.

La lunga battaglia contro la precarietà

Gli accordi separati sulla riorganizzazione, firmati da Poste a novembre 2024 con la Cisl e altri sindacati (Confsal, Failp, Fnc) hanno segnato una profonda spaccatura con Cgil e Uil, ma il percorso sulla stabilizzazione è andato avanti. “Siamo riusciti a far uscire dalla precarietà circa 25 mila lavoratrici e lavoratori in poco meno di dieci anni – prosegue Di Ceglie – anche grazie all’accordo quadro firmato a maggio 2024, che prevede un turn over del 75 per cento”.

L’accordo quadro sulle politiche attive del lavoro

Tra i provvedimenti previsti dall’intesa in tema di politiche attive del lavoro, anche la trasformazione da part time in full time per i dipendenti con un contratto a tempo indeterminato e parziale di durata non predefinita, che hanno superato l’eventuale periodo di prova. E ancora, la facilitazione della mobilità volontaria.

La denuncia a Report

La precarietà in Poste Italiane è un problema che riguarda a macchia d’olio tutto il territorio nazionale, con particolari ricadute su alcune regioni, tra cui il Veneto, che ha visto anche la chiusura di diversi uffici postali, ed è stato nei giorni scorsi al centro di una inchiesta condotta dalla trasmissione televisiva Report, nella puntata del 15 giugno.

“Ancora una volta Report ha dimostrato cosa significa fare giornalismo di inchiesta e servizio pubblico", afferma il segretario generale Slc Cgil Veneto Nicola Atalmi: “Una seconda puntata sui problemi in Poste Italiane che parte anche dalle denunce proprio della Slc, che da tempo pone il problema della precarietà, della chiusura degli uffici e dei disservizi che subiscono i cittadini come conseguenza”.

Lavoratori precari = cittadini scontenti

Precarietà per i lavoratori vuol dire, infatti, maggiori difficoltà di accesso ai servizi per gli utenti, le due problematiche principali al centro dello sciopero dello scorso 3 giugno. “Crediamo sia importante – conclude il segretario nazionale Nicola Di Ceglie – sia il lavoro della redazione di Report sia delle nostre compagne e compagni che in Veneto, come in tutto il Paese, continuano il loro impegno volto proprio a salvaguardare il ruolo di servizio pubblico di Poste Italiane e la qualità del lavoro dei suoi addetti”. Solo per il 2024 il piano ha previsto la chiusura o la riduzione del servizio erogato per oltre 500 uffici.