Le segreterie regionali di Slc Cgil e Uil Poste Lombardia hanno diffuso una nota per denunciare con forza le condizioni di lavoro sempre più gravi all’interno di Poste Italiane: stress, precarietà, carichi di lavoro eccessivi, pressioni commerciali e disorganizzazione gestionale stanno compromettendo la salute del personale e la qualità del servizio offerto alla cittadinanza. La cronica carenza di personale costringe i dipendenti a coprire più ruoli contemporaneamente, con turni massacranti e continui disagi.

Tale situazione non solo genera sofferenza e burnout, ma si traduce anche in ritardi e inefficienze che colpiscono direttamente l’utenza. “Denunciamo inoltre l’abuso sistematico dei contratti a termine – si legge nel comunicato - che impedisce ogni reale prospettiva di stabilizzazione, e il ricorso improprio al lavoro straordinario non retribuito, spesso imposto attraverso pressioni indebite e false promesse di assunzione a tempo indeterminato che puntualmente non vengono mantenute”.

Gravi anche, secondo le organizzazioni sindacali, i problemi di sicurezza, con un aumento di spostamenti e percorrenze dovuti a carenze organizzative, che espongono il personale a condizioni di rischio e stress crescente, con incidenti e infortuni in aumento. Ma ciò che preoccupa più di tutto è il clima vessatorio che si respirerebbe negli uffici postali, in particolare verso chi è impegnato nel settore commerciale, sottoposto a pressioni costanti per il raggiungimento di obiettivi di vendita.

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Riunioni fuori orario, minacce velate e richiami continui rappresenterebbero un modus operandi inaccettabile e incompatibile con il rispetto della dignità lavorativa. “Le relazioni industriali sono oggi fortemente compromesse. – commentano Slc e Uil Poste - l’azienda esclude dai tavoli di confronto le organizzazioni sindacali ritenute più critiche, favorendo interlocutori “allineati” e marginalizzando voci libere e rappresentative”.

Viene definito di “inaudita gravità” il tentativo di silenziare alcune organizzazioni sindacali, “un vero e proprio tentativo di epurazione, che mina il pluralismo e la libertà sindacale. La nuova riorganizzazione aziendale, da noi mai condivisa, sta già producendo effetti disastrosi nei centri in cui è stata avviata: chiusure di sportelli, riduzioni di servizi essenziali, in particolare nelle aree più fragili del territorio”.

A farne le spese sono, oltre ai dipendenti, anche i cittadini, che si vedono privati di un servizio pubblico come Poste Italiane, che dovrebbero garantire servizi essenziali a milioni di persone: “è inaccettabile che, nonostante gli utili record, il costo reale venga scaricato sulle spalle di chi ogni giorno assicura il funzionamento del servizio. Gravissimo inoltre il pericolo di una nuova ondata di privatizzazione, un’operazione meramente finanziaria e di breve respiro, che snaturerebbe la funzione di coesione sociale e territoriale che l’azienda ha sempre rappresentato”.

"Chiediamo un nuovo modello organizzativo – conclude il comunicato - basato sul rispetto dei diritti contrattuali, sulla stabilità occupazionale e su una gestione realmente partecipata. Poste Italiane, la più grande azienda del Paese, a capitale pubblico, deve essere un modello di responsabilità sociale, non un laboratorio di precarietà e sfruttamento”. 

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