È passato un anno da quando il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, assieme alla ministra del Lavoro Elvira Calderone e alla sottosegretaria Bergamotto si sono recati a Portovesme, dove hanno incontrato lavoratori e azienda.Inizia così il comunicato delle segreterie territoriali sarde di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, firmato da Emanuele Madeddu, Nino D'Orso e Pierluigi Loi.

Nel corso dell'incontro, spiegano le sigle, ci sono stati impegni e prese di posizione precise. Si è parlato anche di eventuali nuovi gruppi imprenditoriali interessati a riavviare la linea zinco e addirittura il piombo. Non solo, si è anche parlato dell'importanza del progetto Litio e della necessità di rilanciare complessivamente l'intero polo industriale di Portovesme da considerare vertenza unica.

“È passato un anno da quel 27 dicembre declassata ormai a pura passerella e quelli che erano i nostri dubbi a termine dell'incontro sono pian piano diventati certezze, ovvero l'impianto non era frazionabile, il tema energia neppure trattato – a loro avviso -. Situazione che ha certificato lo scorso due ottobre lo stesso Ministro Urso durante l'incontro al Mimit. Degli investitori interessati a rilevare l'impianto di piombo e zinco (poi solo zinco) nessuna traccia dopo due visite comparse a Portovesme e neppure interpellato il dataroom. L'unico fatto è che la linea zinco è ferma e non produce”.

Resta in campo il progetto Litio che è però a lunga distanza: “Il progetto è stato anche inserito tra le iniziative strategiche dell'Ue, ma i tempi sono certamente lunghi e non in linea per dare una risposta nel breve termine dal punto di vista occupazionale; a questi si aggiungono le incertezze sugli iter autorizzativi. Il piano di investimenti, importante e articolato, comincia a fare i conti con la burocrazia e le lungaggini di procedure che ricordano vertenze già viste e durate troppo a lungo. Tranne la confortante ripresa dello stabilimento di San Gavino impegnato sia nella produzione che nella ricerca su materie critiche, per il resto sino a oggi ci sono state solo buone intenzioni e buoni propositi”.

Da parte sue, proseguono le categorie, “Glencore non può nascondersi e aspettare l'evolversi del progetto Litio, su cui non esiste nessun pregiudizio a patto che sia sostenibile dal punto di vista ambientale. È necessario – invece – che metta in campo altri progetti, dallo sviluppo sul tema materie critiche al mutato valore di mercato dei materiali della catena di produzione del piombo. Adesso, però, è necessario che chi ha un ruolo istituzionale si assuma la responsabilità e si adoperi con atti concreti”.

Il tempo degli annunci, dei proclami è terminato. Nell'immediato “si deve passare dalla parte teorica a quella pratica, affrontando i temi fondamentali che creano il gap di competitività con il resto d'Europa ovvero il caro energia e la certezza dei tempi nelle procedure autorizzative. Dal ministro Urso e dal governo – concludono Filctem, Femca e Uiltec - ci aspettiamo azioni concrete perché ormai non c’è più tempo da perdere”.