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Faccio appello alle istituzioni locali, dal Prefetto ai Sindaci, passando poi per le associazioni di categoria, per chiedere l’apertura di un tavolo di confronto sul settore nautico. Il settore nautico sta vivendo oggi come non mai una dinamica contraddittoria: da un lato registra ancora numeri decisamente robusti e segnali positivi nei segmenti top, dall’altro si osservano fragilità e segnali di debolezza, soprattutto nei segmenti di medie e piccole dimensioni e nella componentistica.
Ispezioni sul lavoro hanno portato al 100% di sanzioni
Questo contesto, oltre a mettere in ginocchio l’intera filiera, ha inevitabili ricadute negative sul mercato del lavoro che rischiano di sfociare in situazioni di totale illegalità nella filiera degli appalti e dei subappalti. Già in passato avevamo denunciato situazioni di sfruttamento lavorativo, in seguito alle quali il Pisll (i servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro) si era attivato e aveva comminato numerose sanzioni, con tassi di sanzione superiori al 100%; ciò significa che tutte le aziende ispezionate hanno subito sanzioni. Inoltre registriamo esposizioni di centinaia di migliaia di euro nei confronti degli istituti previdenziali per insolvenza nei pagamenti da parte di aziende, nella maggior parte dei casi società a responsabilità limitata che aprono e chiudono con una velocità sospetta scaricando sulla collettività i costi dei mancati pagamenti.
In tanti, soprattutto stranieri, hanno presentato alla Cgil decine di denunce sulle loro condizioni di lavoro: molti minacciati di licenziamento dal datore che pretendeva la restituzione di parte dello stipendio
Come se non bastasse, in queste settimane si stanno recando presso i nostri uffici decine di lavoratori, prevalentemente stranieri che, seppur spaventati delle possibili ripercussioni, raccontano di aver dovuto accettare condizioni di lavoro totalmente ingiuste. Sono giovani stranieri fuggiti dalla fame e dalla povertà dei Paesi di origine, migranti che si sono indebitati per poter raggiungere l’Italia, e che una volta arrivati in Toscana hanno dovuto accettare condizioni di lavoro inique e degradanti per ripagare i debiti contratti con gli intermediari e per riuscire a mantenere le famiglie rimaste nel Paese di origine. Contrattualizzati come resinatori (o come apprendisti), dopo pochi mesi hanno iniziato a subire le pressioni e le minacce del datore di lavoro, che pretendeva (ottenendolo) la restituzione di parte dello stipendio. I lavoratori mi hanno raccontato di aver subito, quotidianamente, minacce di licenziamento.
Il tutto in assenza del benché minimo rispetto della normativa vigente: nessuna formazione, scarsa sicurezza, obbligo di pagarsi le divise di lavoro, niente ferie e niente permessi, continue pressioni per svolgere il lavoro più velocemente.
Dalle testimonianze sembra che non sia permesso neanche denunciare l’infortunio sul lavoro o assentarsi per malattia
In questi cantieri pare non sia permesso neppure denunciare l’infortunio sul lavoro o assentarsi in caso di malattia. Raccontano che a ogni ordinaria rivendicazione ha fatto seguito una reazione minacciosa, nonostante lavorino in committenza per i grandi player della Nautica. Dopo averli ascoltati e sostenuti, non ho potuto fare a meno di rivolgermi alla polizia giudiziaria chiedendo di aprire un’indagine per verificare la sussistenza o meno del reato di sfruttamento lavorativo. Ho agito come segretario generale della Camera del Lavoro a tutela non solo dei lavoratori che ho incontrato, ma anche del nostro territorio, della legalità e della nautica tutta, che merita imprenditori che svolgono il loro lavoro correttamente e investitori consapevoli.
Nicola Del Vecchio, segretario generale Cgil Massa Carrara
























