Fabio Bello lavora in Natuzzi da venticinque anni. L’azienda di Santeramo in Colle, per decenni simbolo del made in Italy nel settore del mobile imbottito, oggi attraversa una crisi senza fine. “Eravamo un orgoglio del territorio – racconta –. Oggi siamo dentro una spirale.”

Dopo anni di grande espansione, soprattutto in Europa dell’Est e in Asia, dove la manodopera costa meno che in Italia, il gruppo è stato travolto dal calo della domanda e dall’aumento dei costi energetici. Il risultato è stato una drastica riduzione della produzione nazionale e un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali.

I piani industriali che si sono susseguiti negli ultimi anni sono rimasti lettera morta, salvo per il continuo ridimensionamento degli stabilimenti e della forza lavoro. “Molti reparti sono fermi – spiega Bello – e con la cassa integrazione finiamo per lavorare pochi giorni al mese. Il rischio è abituarsi alle rinunce quotidiane, con stipendi che non bastano per arrivare alla fine del mese”.

“Tra un mese scadrà la cassa integrazione e non abbiamo ancora ricevuto alcuna convocazione dal ministero delle Imprese e del made in Italy”, ricorda il delegato Fillea Cgil. “Ci sentiamo demotivati perché vediamo svanire i nostri sogni. Vorremmo che Natuzzi prendesse sul serio le proposte dei lavoratori e mettesse definitivamente da parte gli ammortizzatori sociali. Vogliamo solo tornare a lavorare con dignità”.