Adesso si può davvero iniziare a ragionare. A metà febbraio la Sirti, gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology, aveva dichiarato 833 esuberi. Una cifra enorme, pari al 23 per cento del personale. Immediata la mobilitazione dei sindacati e dei lavoratori di tutte e 30 le sedi della società (controllata dall’agosto 2016 dal fondo d’investimento statunitense Pillarstone), che dopo un mese di lotta hanno ottenuto un primo risultato: nell’ultimo incontro, quello del 22 marzo scorso, l’azienda – dopo un primo “congelamento” avvenuto nella settimana precedente – ha formalmente sospeso la procedura per i licenziamenti e dichiarato la volontà di non attuarli utilizzando diversi strumenti alternativi. “Un risultato positivo, frutto della mobilitazione di massa, che al momento non azzera gli 833 esuberi, ma che avvia un processo di gestione conservativa mirato all’obiettivo esuberi zero, che l’azienda ha espressamente condiviso”, questo il commento di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. E di questi “strumenti alternativi” si parlerà oggi (venerdì 29 marzo) a Milano, presso la sede di Assolombarda, in un vertice tra società e sindacati, mentre un nuovo confronto è in calendario per giovedì 4 marzo.

Nell’assemblea unitaria dei lavoratori che si è tenuta martedì 26 nel sito palermitano di Carini (tra i più importanti del gruppo), i sindacati hanno parallelamente sospeso lo stato di agitazione e il blocco di tutte le prestazioni accessorie. “La sospensione della procedura è un risultato positivo, ora si apre il confronto con l’azienda sugli strumenti alternativi ai licenziamenti”, hanno dichiarato Giuseppe Romano e Franco Agnello (Rsu Fiom di Sirti Palermo). Il sindacato esprime soddisfazione per la svolta positiva nella vertenza. “Le lavoratrici e i lavoratori – ha detto Francesco Foti, della Fiom Cgil Palermo – hanno dimostrato compattezza nella ribellione ai licenziamenti, dando prova del fatto che se le battaglie si combattono uniti si possono ottenere risultati”. La Fiom territoriale, intanto, ha anche chiesto alla Regione Sicilia il riconoscimento di “area di crisi complessa” per la zona di Carini, come già accaduto per altri siti industriali dell’isola.

Le difficoltà della Sirti, hanno spiegato i sindacati subito dopo il primo incontro con l’azienda (il 28 febbraio scorso), sono da ricondurre “alle condizioni di mercato, che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti”. Difficoltà che ovviamente restano, ma che ora potranno essere affrontate in un clima di dialogo e collaborazione positiva. L’obiettivo “zero esuberi”, dichiarato da Fiom, Fim e Uilm fin dall’inizio della vertenza, è dunque ora possibile. Respinta dai sindacati la proposta aziendale di ridurre il costo del lavoro, che avrebbe comunque avuto pesanti conseguenze sui dipendenti, nell’incontro odierno ci si concentrerà sulle alternative ai licenziamenti. Presumibilmente si giungerà a un mix di interventi: accompagnamento alla pensione (compresa la nuova misura della “quota 100”), utilizzo della Naspi (ossia l’indennità mensile di disoccupazione istituita nel 2015), esodo incentivato, contratti di solidarietà, incentivi alla ricollocazione esterna e all’autoimprenditorialità, servizi di outplacement, riconversione professionale interna.

Fiom, Fim e Uilm chiedono che il cosiddetto “piano sociale” proposto dall’azienda “sia strutturato su base triennale, con verifiche annuali circa la capienza delle persone che saranno impattate dagli ammortizzatori sociali, come Naspi e contratti di solidarietà”. Riguardo quest’ultimi, per i sindacati “debbono avere la più ampia estensione possibile, al fine di redistribuire il disagio economico coinvolgendo il maggior numero di dipendenti”. I sindacati propongono anche di “discutere l’organizzazione del lavoro in ogni reparto-territorio, convinti che vi siano margini per il recupero di inefficienze ivi presenti”, e richiedono con forza “una sensibile riduzione delle attività affidate al sub-appalto, opzione dirimente ai fini di una possibile intesa, quale concreta compartecipazione aziendale al ‘sacrificio solidaristico’ in capo alle lavoratrici e ai lavoratori”.