Il mercato del lavoro è da troppi mesi immobile. Il Paese è fermo, anzi, dai dati diffusi oggi (9 gennaio) dall’Istat su ‘occupati e disoccupati’ si intravede l’avvicinarsi del rischio recessione. "Un rischio aggravato ulteriormente dalla stagnazione della produzione industriale”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.

La dirigente sindacale esprime particolare preoccupazione per il dato sugli occupati (58,6%), e sottolinea: “Si ripete sostanzialmente dalla scorsa primavera. Tra gli occupati, su base annua, crescono solo gli ultracinquantenni e calano tutte le altre fasce di età. Diminuisce l’occupazione femminile e quella dipendente. Cala la disoccupazione, ma solo a fronte dell’aumento degli inattivi e dell’esaurirsi dei tempi degli ammortizzatori sociali, e il dato sull’occupazione giovanile ristagna, ormai da troppo tempo, al 31,6%”.

Secondo l'Istituto di statistica, infatti, a novembre, su base annua, l'occupazione in Italia cresce dello 0,4%, pari a +99 mila unità. L'espansione, però, interessa solo gli uomini e i lavoratori a termine (+162 mila). Risultano lievemente in crescita gli indipendenti, mentre si registra una flessione dei dipendenti permanenti (-68 mila). Nell'anno, invece, aumentano esclusivamente gli occupati ultracinquantenni (+275 mila), mentre si registra una flessione tra i 15-49enni (-175 mila). 

Il futuro del Paese, e le rilevazioni di oggi, secondo la Cgil,  lo dimostrano, il Paese "ha bisogno di ingenti investimenti per la creazione di lavoro, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali. Purtroppo la manovra economica del doverno non va in questa direzione: diminuiscono gli investimenti e si depotenziano le già esigue iniziative e misure in materia di politiche attive. Per questo il 9 febbraio saremo in piazza a Roma, insieme a Cisl e Uil, per un'importante manifestazione nazionale”.