“Il Primo Maggio è una festa ma se pensiamo alla situazione che c'è, ai livelli di precarietà, di povertà, al fatto che si continua a morire sul lavoro, non c’è nulla da festeggiare. È il momento di mobilitarci per cambiare la situazione”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco ai Fori Imperiali a Roma per il Primo Maggio, sotto lo slogan “Uniti per un lavoro sicuro”, ricordando “innanzitutto che il Primo Maggio, festa del lavoro, non ce lo ha regalato nessuno, è stata una conquista. I diritti non ce li ha regalati nessuno”.

Una vera patente a punti

“Noi abbiamo delle richieste che non costano. Non costa nulla cancellare la legge sul subappalto. Non costa nulla cancellare la legge sulla precarietà. Basta una volontà politica che rimetta al centro non il profitto, ma la persona, il lavoro, la qualità del lavoro e la libertà delle persone”. Questo uno dei passaggi centrali del suo intervento. Il riferimento è ai referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza. Il tema centrale delle manifestazioni unitarie, come detto, è quello della sicurezza sul lavoro. Perciò Landini nel suo intervento ha rilanciato la proposta di una “vera patente a punti” per le aziende: “Non quella finta – osserva – che è stata fatta. Chi non rispetta le regole non deve lavorare. La sicurezza non può essere opzionale. Vogliamo estendere il diritto alla rappresentanza anche negli appalti, dove oggi i delegati alla sicurezza non hanno né tempo né strumenti per agire”.

“Pronti alla mobilitazione se il governo non vuole trattare”

Il leader della Cgil ha poi lanciato un monito al governo in vista dell’incontro dell’8 maggio convocato proprio su questo argomento, dopo l’annuncio di presunti stanziamenti per la salute e sicurezza: “Io non voglio rivedere il film del 2023 – ha detto Landini – quando ci dissero che ogni 15 giorni ci saremmo incontrati per risolvere i problemi. Dopo due anni e mezzo, la situazione è peggiorata. Se l’8 maggio si ripeterà quella scena, con il governo che ci ascolta, ci chiede cosa pensiamo, poi decide da solo, allora non ci stiamo. Abbiamo bisogno di una vera trattativa”; in caso contrario, ha detto Landini, cioè “se il confronto sarà finto e se non verrà aperta una vera trattativa, si aprirà una fase di mobilitazione e di sostegno alla piattaforma unitaria che non è mai stata presa in considerazione”.

Senza investimenti si muore

Dal palco allestito in via dei Fori imperiali, luogo inedito per un Primo maggio sindacale, il segretario della Cgil ha ricordato le richieste unitarie delle tre confederazioni: investire subito in ispettori, medici del lavoro, medicina territoriale, rafforzare i controlli e riconoscere il reato di omicidio sul lavoro. “Lo diciamo con chiarezza: è ora di finirla con l’ipocrisia. Tutti sanno che senza investimenti si continuerà a morire. Finché la salute è considerata un costo, il profitto sarà sempre più importante della vita”. A maggior ragione, ha osservato, “non è certo il momento di aumentare la spesa per le armi, la sicurezza non sono le armi. Non abbiamo bisogno di armarci: abbiamo bisogno di tutelare la salute e la sicurezza, dentro e fuori i luoghi di lavoro”.

Salari aumentati? Un mondo che non c’è

Poi l’attacco al governo: “Basta propaganda. Quando sento dire che i salari sono aumentati, penso di aver sbagliato canale. I salari crescono solo grazie agli accordi sindacali nel settore privato. Il governo non c’entra nulla. Anzi, ha aumentato le tasse sul lavoro e sulle pensioni. E mentre l’inflazione erode i redditi, le imprese distribuiscono i profitti agli azionisti: lo dice Mediobanca, non io”. Infine un appello ai giovani, richiamando ancora i referendum di giugno: “Io quando ho iniziato a lavorare avevo diritti. I ragazzi di oggi vivono nella precarietà. Ma quei diritti che avevo non li ho conquistati io, me li hanno lasciati quelli che hanno lottato prima. Ora tocca a noi. Non possiamo consegnare alle nuove generazioni un mondo fatto di sfruttamento”.

Bombardieri, Uil: “Chi viola la legge non può restare impunito”

Dalla manifestazione di Montemurlo (Prato), anche il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri ha denunciato l’assenza di investimenti strutturali nella sicurezza sul lavoro. “Non c’era un solo euro destinato a questo tema”, ha affermato, accogliendo con cautela il recente stanziamento di 600 milioni da parte dell’Inail, cifra che considera insufficiente rispetto alla disponibilità complessiva di un miliardo e mezzo. Per Bombardieri, la sicurezza non è solo una questione economica, ma un terreno su cui “servono più ispezioni, più ispettori, e il coraggio di dire basta alle gare al massimo ribasso e agli appalti a cascata”. Ha rilanciato la proposta di istituire una procura speciale e il reato di omicidio sul lavoro, denunciando l’ingiustizia di un sistema in cui “chi rispetta la legge viene penalizzato e chi la infrange non viene mai punito”. Il leader della Uil ha concluso chiedendo al governo un confronto vero, capace di ascoltare le istanze delle piazze del Primo Maggio.

Fumarola, Cisl: “Serve un grande salto culturale”

Dal palco di Casteldaccia (Palermo), la neo segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, ha ricordato tragedie recenti, da Casteldaccia all’Esselunga di Firenze, e ha parlato di “vite spezzate, sogni infranti, famiglie distrutte”. Sua la richiesta di tornare allo spirito delle intese siglate durante il periodo più buio del Covid, quando fu stabilito che “il luogo di lavoro deve essere il più sicuro per la persona”. Ma secondo la leader della Cisl, occorrono azioni concertate e coerenti: più prevenzione, più formazione, controlli potenziati anche grazie all’intelligenza artificiale, pene più dure contro il lavoro nero e maggiori poteri per i rappresentanti dei lavoratori. “Serve un grande salto culturale – ha concluso – e bisogna partire dalle scuole, perché i ragazzi di oggi saranno i lavoratori e i professionisti di domani”.