“Sulle donne esiste un problema culturale irrisolto nel nostro Paese e riguarda gli uomini”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, concludendo l'assemblea nazionale delle donne Cgil ‘Belle Ciao 2024’ dal titolo ‘Lotta senza tempo’. Il leader di Corso d’Italia risponde sul palco alle domande di Azzurra Giorgi de La Repubblica. “Quando ho visto sulla Rai una trasmissione televisiva in cui solo uomini parlavano di interruzione di gravidanza, sembrava un film horror - aggiunge -. Questo non va sottovalutato: è un modo per innescare una regressione culturale contro i diritti delle donne in Italia”.

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Basta cultura del possesso

Il problema principale, afferma Landini, è “la cultura del possesso: arrivi a pensare che tu uomo sei proprietario di un'altra persona, questa idea va totalmente cancellata. Oggi invece siamo davanti a un governo di destra che vuole mettere in discussione il corpo delle donne. Ma l'emancipazione e la lotta delle donne non è stata solo per loro, bensì ha coinciso con la crescita della democrazia e un miglioramento nella vita di tutti”.

Il cambiamento è sempre difficile: “Lo dico da uomo: scatta un meccanismo di paura nei confronti dell'auto-determinazione delle donne. Proprio dalle donne - invece - dobbiamo imparare la disponibilità al cambiamento”.

Contro la regressione della destra

Oggi il pericolo è evidente: “È il momento di scendere in piazza e non accettare questa regressione, anche perché questa destra e questo governo non rappresentano la maggioranza del Paese”. Alla domanda sul premier donna, Landini risponde: “È donna, certo, ma ha un grave problema della cultura politica da cui proviene. Non riescono a dire che il 25 Aprile è la festa di tutti, che siamo tutti antifascisti, perché hanno dentro l'autoritarismo”.

Il leader Cgil ha parlato poi dei femminicidi. “È un fatto gravissimo, un tema irrisolto che sta peggiorando e qui serve davvero un cambiamento culturale: vedo con grande difficoltà la cancellazione della cultura maschile del possesso. Parliamoci chiaro: non è un tema che possono risolvere solo le donne, lo devono risolvere anche gli uomini, proprio da noi deve partire l'iniziativa”. Anche per questo, come Cgil, “c'è bisogno di lanciare una campagna di coinvolgimento nei luoghi di lavoro che diffonda questi temi. Il cambiamento costa fatica, deve essere chiara e forte l'intenzione di realizzarlo”.

Condizioni di lavoro migliori

Si arriva quindi al nodo del lavoro: “Bisogna costruire condizioni migliori. Occorre sancire dal punto di vista legislativo il congedo parentale: se lo vuoi utilizzare deve essere obbligatorio per gli uomini come per le donne. In generale è necessario impedire l'elemento di diversità che si sta determinando. Tante forme di lavoro, come il part-time, oggi vengono scaricate sulle donne: dietro a questo c'è la necessità di cambiare sistema e modello. Nella contrattazione ciò non va considerato come 'il tema delle donne', ma come nodo centrale per cambiare l'intera l'organizzazione del lavoro”. La lotta per l'emancipazione delle donne è “l'atto più rivoluzionario” che possiamo fare per il mondo del lavoro.

Governo pericoloso e autoritario

L'esecutivo va in direzione opposta. Così Landini: “Il governo non vuole cambiare il funzionamento delle imprese né il modello sociale. I provvedimenti sono specchietti per le allodole, sono marchette elettorali senza nessun mutamento sostanziale. Ciò che contano sono i fatti, per questo un sindacato come il nostro oltre a dire le cose deve anche cominciare a farle. Dobbiamo dare il buon esempio. C'è un grave problema in Italia, basta guardare la precarietà e i subappalti, serve una legislazione che cancelli le storture degli ultimi anni. Noi raccogliamo le firme per il nostro referendum. Dobbiamo anche aprire vertenze nei territori, nei luoghi del lavoro, per arrivare a un vero cambiamento”.

Il governo invece ha “una cultura autoritaria e pericolosa”. In altre parole, spiega Landini, “coloro che mettono in discussione la Costituzione sono le stesse forze politiche che quella Costituzione non l'hanno contribuito a costruirla. La censura nei confronti di Scurati è molto grave. Più grave ancora è l'intervento della presidente del Consiglio, che invece di rispondere se siamo tutti o no antifascisti, ha detto che lo scrittore è stato pagato. A parte che ogni lavoratore va pagato, questa è violenza pura: un premier deve difendere la libertà di un cittadino in ogni luogo, non farlo diventare un bersaglio. La logica autoritaria del governo è la stessa: quella che mette in discussione il corpo delle donne e quella che censura, mandando in televisione solo chi dicono loro”.

La mobilitazione per il lavoro

La Cgil non vuole sostituirsi ai partiti, ma “vediamo che c'è una crisi pericolosa che rischia un’involuzione autoritaria per cancellare la democrazia”. Metà dei cittadini non va più a votare: “Spesso sono i più deboli, proprio quelli che vogliamo rappresentare. Le persone vivono una condizione di difficoltà, noi dobbiamo ridare senso e fiducia alle persone, anche rivendicando che le forze politiche tornino ad occuparsi dei problemi del lavoro. La nostra battaglia per cambiare le leggi sbagliate ha questo significato: rimettere al centro della discussione politica e sociale le persone e i bisogni delle persone che per vivere hanno bisogno di lavoro. Su questo costruiamo la nostra mobilitazione”.

Stiamo andando verso il 25 Aprile, infine: “Noi difendiamo la Costituzione ottenuta anche con le vite dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno combattuto il nazismo e il fascismo. Saremo in piazza. Ricordiamoci che non siamo solo una democrazia, siamo una democrazia antifascista”.