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Arriva la marcia indietro di Glovo. Dopo le polemiche sul bonus-carità per i rider che lavorano a 40 gradi, l’azienda è costretta a rimangiarsi l’assurda misura.
Il dietrofront è arrivato proprio adesso: Glovo ha deciso di sospendere le misure annunciate sui contributi per poterle revisionare dopo un confronto sindacale, che continuerà nei prossimi giorni.
Il principio è che i rider, davanti alle temperature elevate, devono essere messi in condizioni di lavorare in assoluta sicurezza.
Proprio ieri il Nidil Cgil era intervenuto con forza, rivolgendosi alla stessa proprietà di Glovo: “Il bonus non va bene – aveva detto il sindacato -: ci sono obblighi precisi da rispettare, se scatta l’allerta per il caldo i corriere devono fermarsi”.
Cgil e Nidil: ora risposte su protocolli emergenze climatiche e supporto economico nello stop forzato
“Abbiamo accolto con favore il ritiro di una misura che rischiava di trasformare un grave pericolo per la salute dei lavoratori in un incentivo economico – commentano i sindacati - avevamo denunciato con forza, infatti, che nessun compenso (2% tra 32 e 36 gradi, 4% tra 36 e 40 gradi e fino all’8% oltre i 40 gradi) può legittimare lo sforzo a bassa tutela”. Lo affermano, in una nota congiunta Cgil e Nidil Cgil nazionali.
“Tuttavia – per il sindacato – il passo indietro di Glovo non esonera l’azienda dagli obblighi imposti dalle norme vigenti, dal Protocollo quadro per le emergenze climatiche, dalle ordinanze regionali, dall’ordinanza del Tribunale di Palermo (ordinanza del 3 agosto 2022 secondo ricorso Nidil): la distribuzione obbligatoria di acqua, sali minerali, creme solari e, cosa essenziale, la formazione sulla sicurezza e la valutazione del rischio termico per i rider e l’eventuale interruzione dell’attività in caso di rischio “Alto” per la loro incolumità. Chiediamo risposte chiare: queste tutele verranno immediatamente attuate? Con quale cronoprogramma?”.
“Apprezziamo, inoltre, l’ordinanza della Regione Piemonte, che per la prima volta estende ai rider le misure anti-caldo – sospensione dell’attività tra le ore 12:30 e 16:00, pause all’ombra, dotazioni idriche e di protezione – riconoscendo la fragilità sociale di molti rider: migranti, persone in condizioni di marginalità, disoccupati. È un primo passo, ma ora serve un reddito ponte per chi, per tutela della salute, è chiamato a fermarsi. Non esistono ammortizzatori sociali per i rider autonomi: chiediamo a istituzioni e piattaforme di concordare uno schema di supporto economico per le giornate di “pausa forzata””.
Serve insomma una svolta normativa. “L’Italia – spiegano - deve finalmente recepire la direttiva europea sulle piattaforme digitali, intervenendo con una legge che: Elimini il cottimo, applicando un modello retributivo dignitoso; garantisca tutele sanitarie e di sicurezza concrete ed esigibili; introduca ammortizzatori sociali anche per i lavoratori delle piattaforme”.
“Trasformiamo questa crisi in un’opportunità di progresso – è l’invito di Cgil e Nidil -: riconosciamo ai rider lo status rispettoso della Costituzione, proteggendo la loro salute e la loro dignità, e liberiamoli dallo sfruttamento digitale. I rider, oggi simbolo dello sfruttamento contemporaneo, meritano rispetto e futuro.”