Venerdì 5 settembre a Como si sono riuniti i consigli sindacali interregionali italo-svizzeri delle sei organizzazioni sindacali di entrambi i paesi (presenti i CSIR di Ticino-Lombardia- Piemonte, Sondrio-Grigioni, Alpi centrali per la provincia autonoma dell’Alto Adige e dei Grigioni), per discutere dello stato di avanzamento della tassa sulla salute, entrata in vigore con la legge di bilancio di gennaio 2004 e mai attuata.

Tutte le organizzazioni sindacali interne ai CSIR confermano il giudizio di forte contrarietà all’applicazione della legge e auspicano che i ministeri della Salute e dell’Economia non procedano con la definizione del decreto attuativo di fronte a un’incertezza normativa e di efficacia del provvedimento volto, nell’intento del legislatore, a scoraggiare la migrazione in Svizzera del personale sanitario. A fronte di tale concreta applicazione, i sindacati confermano la via del ricorso al Tribunale ordinario per porre la questione degli evidenti profili d’incostituzionalità alla Corte costituzionale.

Le organizzazioni sindacali ritengono che l’ultimo (e unico) incontro del luglio scorso presso Regione Lombardia sia stato insufficiente a definire, nell’interesse dei lavoratori, il quadro complessivo entro cui l’eventuale applicazione si muoverebbe. Da un lato, Regione Lombardia ha confermato l’intenzione a procedere nei termini tracciati dalla norma di legge con il maggior numero di frontalieri, dall’altro ha respinto la proposta di Cgil Cisl Uil che prevedeva la trasformazione della tassa in contributo volontario, dichiarando una generica disponibilità a garantire fino al 30% del gettito derivante dall’applicazione della tassa da destinare a un non meglio specificato sistema di welfare di frontiera.

Nel corso delle ultime settimane, inoltre, continuano ad aumentare i contenziosi sulle questioni di carattere interpretativo nell’applicazione della legge 83/23 di revisione delle regole fiscali che, a seguito del nuovo trattato del 2020, non definisce ancora lo status di vecchio e nuovo frontaliere né garantisce l’attuazione della conciliazione prevista in merito dalla stessa legge. Ma aumentano anche i dubbi sulla corretta applicazione del decreto Omnibus che, su proposta dei sindacati nel luglio scorso, aveva lo scopo di sanare le discrepanze tra gli elenchi dei Comuni di frontiera (dopo la revisione dell’accordo italo-svizzero del 2023) e quelli effettivamente dichiarati dai singoli Cantoni, al fine di riconoscere il corretto trattamento fiscale dei vecchi frontalieri. Infine, tra le questioni interpretative emerse, sottolineiamo anche il tema della garanzia dei trattamenti sanitari dei frontalieri dentro e fuori la fascia dei 20 km: ai pensionati frontalieri viene infatti richiesto il pagamento del trattamento sanitario essenziale.

Un quadro caotico non certo facilitato dal sostanziale abbandono del tavolo interministeriale previsto dalla legge 83/23 e istituito a febbraio, ma che il MILAV (che ne ha il compito di coordinamento) non ha più convocato. “Ribadiamo – scrivono i sindacati – quindi la necessità urgente di una convocazione che affronti i tanti temi all’OdG già definiti da mesi e chiediamo la prosecuzione del confronto con Regione Lombardia e con le Regioni altre che riterranno utile avviarlo, in quanto parti attive nel dialogo con il Governo nazionale affinché si fermi l’iter di attuazione della tassa e si riprenda il confronto”.

Tutte le organizzazioni interne ai CSIR ritengono che, oltre le dichiarazioni di principio, serva un confronto più consapevole del quadro complessivo con i lavoratori e propongono quindi la definizione di una campagna di assemblee territoriali sul tema entro il mese di ottobre.