“Le mobilitazioni e le iniziative di protesta dentro e fuori dai cancelli degli stabilimenti ex Ilva, realizzate ieri (mercoledì 21 maggio), hanno rappresentato inequivocabilmente la volontà dei lavoratori di voler difendere i posti di lavoro e ribadire la richiesta di avere una prospettiva fatta di industria che guarda al futuro, ambientalmente compatibile e di sicurezza”. A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nazionali.

“Il governo e l’azienda – spiegano le tre sigle – non possono pensare di scaricare la grave situazione finanziaria del gruppo sui lavoratori o, peggio ancora, utilizzare il grave incidente del 7 maggio scorso, che solo per la capacità e competenza e il coraggio dei lavoratori, insieme a quella dei vigili del fuoco, non ha causato maggiori e gravi danni alle persone e agli impianti, come alibi per scaricare le proprie responsabilità”.

Nel prossimo incontro di lunedì 26 maggio presso Palazzo Chigi, i sindacati riproporranno al governo tutte le questioni di questa lunghissima e sofferta vertenza su cui attendiamo chiarimenti: “Quanto la concessione dell’Aia, l’approvvigionamento del gas, la condivisione con la Regione Puglia di un piano di decarbonizzazione pesino nello stallo delle trattative con Baku Steel; la volontà e la possibilità di rispettare il ‘piano di ripartenza’ di tutti gli impianti funzionale alla gestione della transizione della produzione a forni elettrici e impianti Dri”.

E ancora: “La valutazione dell’annunciata decisione unilaterale dell’amministrazione straordinaria di aumentare i livelli di utilizzo della cassa integrazione; le iniziative su come intende tutelare i lavoratori dell’indotto e di Ilva in amministrazione straordinaria; la garanzia delle risorse economiche necessarie per gestire la grave situazione in cui versa l’azienda e mantenere la continuità produttiva e la continuità salariale delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Per le tre categorie “il governo ora più che mai deve accettare l’idea che da solo non risolve la situazione e che l’unico modo è il confronto trasparente e collaborativo in sede di tavolo permanente di Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni, nazionali e locali, gli enti preposti e le autorità competenti dello Stato interessate che possono (debbono) contribuire a individuare le soluzioni che evitino un disastro sociale e industriale che coinvolgerebbe 20 mila famiglie. Non ci rassegneremo a un destino ineluttabile”.

Fiom, Fim e UIilm così concludono: “Ribadiamo ancora una volta che solo tutelando l’occupazione e garantendo il lavoro può essere garantita la ripartenza, la decarbonizzazione, la salute e sicurezza e l’ambiente. Con la cassa integrazione senza una prospettiva si abbandonano i lavoratori e i territori a un futuro di povertà e regresso”.