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A Portovesme, nello stabilimento Eurallumina, la sabbia nella clessidra sta finendo. I fondi disponibili coprono la gestione ordinaria solo fino al 31 dicembre: dopo quella data, se non arriverà lo sblocco dal ministero dell’Economia e delle Finanze, il rischio è la liquidazione. La società è in trappola tra sanzioni internazionali e lentezze politiche. Il Comitato di sicurezza finanziaria, organo che applica in Italia le misure legate alle sanzioni contro Mosca per via dell’aggressione dell’Ucraina, ha congelato gli asset della controllata russa, impedendo l’uso delle risorse necessarie a mantenere vivo il sito industriale e a garantire stipendi e bonifiche ambientali.
Lo stop di Rusal e le cifre della crisi
A settembre la multinazionale russa Rusal, proprietaria di Eurallumina, ha annunciato la fine del supporto economico alla filiale sarda. Non verranno più anticipate le somme mensili — tra 2,2 e 2,5 milioni di euro — che servivano a sostenere l’attività minima della fabbrica. Un taglio secco, che arriva dopo oltre 300 milioni di euro già spesi dal 2009 per tenere in vita lo stabilimento e coprire le integrazioni salariali dei lavoratori. Oggi più di duecento persone sono in cassa integrazione a zero ore, mentre appena 38 addetti continuano a presidiare gli impianti.
Dalle promesse al paradosso
Come riporta l’agenzia Ansa, i sindacati parlano di una “situazione paradossale”: da una parte il governo approva un Dpcm con investimenti per il rilancio dell’Eurallumina, dall’altra il blocco dei fondi ne impedisce la realizzazione. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil denunciano la contraddizione e chiedono risposte immediate ai ministeri competenti. “Il Comitato di sicurezza finanziaria e il ministero dell’Economia devono autorizzare subito l’uso delle risorse, nel rispetto della legge e degli obblighi dello Stato verso gli asset congelati”, spiegano le tre sigle.
La mobilitazione verso Roma
Le organizzazioni sindacali preparano una trasferta a Roma per manifestare davanti alle sedi del ministero dell’Economia e del ministero delle Imprese e del made in Italy, al quale hanno appena chiesto ufficialmente un incontro, pronte alla mobilitazione generale se non arriveranno risposte “chiare e immediate”.
Le parti sociali chiedono alla Regione Sardegna e alla politica di sostenere la vertenza “con la massima determinazione”, per evitare che un investimento di portata nazionale naufraghi sotto il peso della burocrazia. Dopo sedici anni di attese, sospensioni e false partenze, Eurallumina è di nuovo sull’orlo dell’abisso. E il tempo, ancora una volta, sta per scadere.






















