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La notizia della messa in liquidazione è arrivata il 6 novembre. La storica azienda tessile Canepa di San Fermo della Battaglia (Como) – proprietaria anche di altri due stabilimenti a Lurate Caccivio (Como) e Melpignano (Lecce) – intende chiudere entro la fine dell’anno.
La decisione, spiega l’azienda, è “determinata dal perdurante andamento negativo dei risultati economici, in un quadro generale di mercato molto critico”. Per i dipendenti si profila la possibilità di mantenere una continuità aziendale attraverso una newco, il “cui controllo – dice l’azienda – sarebbe acquisito da un primario operatore del settore”, che però assorbirebbe solo una cinquantina dei 153 addetti attuali.
Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil accusano la società (il cui capitale è per il 70 per cento del fondo d’investimento statunitense Muzinich e per il restante 30 di Invitalia) di aver “deciso di abbandonare la nave, a fronte di una perdita del 15 per cento del fatturato rispetto al 2024, pari a circa 3,5 milioni di euro al settembre 2025”.
Va ricordato che Canepa, dopo alcuni anni di cambi societari, nel 2021 è stata acquisita dagli attuali proprietari, con un’iniezione di capitale di 18 milioni di euro. Solo poche settimane fa sindacati e azienda avevano sottoscritto, dopo un confronto al ministero delle Imprese, un accordo per la cassa integrazione per crisi fino a marzo 2026.
Filctem: “Motivazioni fragili e contraddittorie”
Forte è stata la reazione di lavoratori e sindacati, che martedì 11 novembre hanno organizzato un presidio di due ore. “Il passare dei giorni non ha attenuato le nostre preoccupazioni riguardo al futuro delle lavoratrici e dei lavoratori”, spiega la Filctem Cgil: “Le motivazioni fornite in merito alla messa in liquidazione appaiono fragili e contraddittorie, e non rispondono in modo credibile ai tanti interrogativi aperti”.
La Filctem rileva che la “preoccupazione non riguarda soltanto gli oltre 100 posti di lavoro a rischio, ma anche i circa 50 lavoratori che resterebbero in attività, poiché a oggi manca del tutto un piano industriale, sia a breve sia a lungo termine, capace di garantire una prospettiva reale di continuità produttiva e occupazionale”.
Per il sindacato “il contro-comunicato diffuso dalla società è risultato un vano tentativo di placare gli animi: ancora una volta, l’attenzione è stata rivolta unicamente agli aspetti societari e non alla vera risorsa su cui si fonda ogni impresa, ossia le persone che vi lavorano”.
La Filctem Cgil così conclude: “È doveroso alzare il livello di attenzione, dentro e fuori la fabbrica, per difendere il lavoro, la dignità e il futuro di chi ogni giorno tiene viva questa storica realtà comasca”.























