Piogge torrenziali, vento, ondate di calore. I rider non si fermano mai, la loro corsa per consegnare pasti non si arresta neppure quando il meteo lo richiederebbe. E il rischio incidenti è dietro l’angolo. Dalla recente inchiesta realizzata da Nidil Cgil risulta che quasi il 33 per cento degli infortuni denunciati dai ciclofattorini è causato da condizioni atmosferiche estreme o avverse.

Proposta Griseri-Prisco

Per questo a dicembre scorso è stata depositata una proposta di legge, cosiddetta Griseri-Prisco, che vuole tutelare i lavoratori del food delivery in tutte le stagioni. Peccato che languisca in parlamento da quasi un anno e che sia ancora in attesa di essere calendarizzata per la discussione o, in alternativa, che diventi un emendamento alla manovra finanziaria.

Rilanciata ieri con una presentazione alla Casa rider di Firenze, luogo di riposo e ristoro con servizi di informazione e supporto, ha l’obiettivo di mettere al centro la vita e la sicurezza degli worker del food delivery.

Un ammortizzatore sociale 

Come? “Con un ammortizzatore sociale che tuteli i lavoratori quando c'è un evento meteo – ha dichiarato Chiara Gribaudo, deputata Pd e prima firmataria della proposta di legge -, perché dire soltanto 'fermatevi e non lavorate’ non è certo una copertura seria".

Già lo scorso anno durante le sessioni della finanziaria, la proposta era stata trasformata in un emendamento alla manovra, con un fondo sperimentale di tre anni. Il governo però l'aveva bocciata. E l’ha rispedita al mittente anche dopo, quando è stata ripresentata nei decreti successivi, dove c’era compatibilità di materia. Adesso il nuovo tentativo di rilancio per poterla vedere discutere ed eventualmente approvare: la legge di bilancio e il decreto sicurezza sul lavoro.

O la vita o il reddito

“La proposta Griseri-Prisco rappresenta un passo concreto nella giusta direzione – afferma Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil -: consentire la sospensione delle consegne e garantire un’indennità ai rider nei giorni di emergenza climatica. Nessuno deve essere costretto a scegliere tra lavorare rischiando la vita o rinunciare a un reddito indispensabile. Da anni denunciamo le condizioni di questi lavoratori e i risultati della nostra ultima inchiesta nazionale parlano chiaro: questo è un lavoro pagato poco, costoso da svolgere e privo di tutele effettive".

Pedalare senza coperture

Ogni giorno migliaia di persone pedalano o guidano per consegnare beni essenziali, ma restano senza ammortizzatori sociali, senza copertura in caso di malattia o di allerta meteo. Come dimenticare le immagini dell’alluvione a Bologna di ottobre 2024, che mostravano le strade allagate e i rider in bicicletta che continuavano le consegne nonostante l’allerta rossa proclamata dal Comune?

“Oltre il 30 per cento degli infortuni è causato da condizioni climatiche estreme, e quasi il 60 per cento degli incidenti non viene denunciato – dice ancora Turi -. È un lavoro senza garanzie, dove la presunta autonomia nasconde spesso sfruttamento”.

Le battaglie legali degli ultimi anni portate avanti dalla Cgil e dalle sue categorie, da Palermo a Torino, da Milano a Firenze, hanno già stabilito che chi lavora sotto il controllo dell’algoritmo deve essere riconosciuto come lavoratore subordinato, con diritti e sicurezza garantiti.

Superare il cottimo

“Ora è tempo che anche il legislatore ne tragga le conseguenze – aggiunge Turi -, superando definitivamente il cottimo e costruendo un sistema di tutele universali, a partire proprio dalle situazioni di rischio climatico. Con questa proposta la politica può e deve colmare un vuoto che i rider non possono più sopportare da soli”.

Alcune Regioni hanno introdotto con ordinanze il divieto di lavorare nel caso di condizioni meteorologiche estreme, ma senza integrazione salariale il lavoratore si trova di fronte alla scelta tra salute e salario.

Muhammad, rider

“Siamo sempre esposti, al caldo, al freddo, alla pioggia - racconta Muhammad, rider di Firenze -. Quando fa troppo caldo o troppo freddo restiamo anche dodici ore in strada ad aspettare, senza consegne e alla fine torniamo a casa senza aver guadagnato niente. Ore sotto il sole, senza protezione, o sotto la pioggia e questo fa male, fisicamente e mentalmente. Poi a volte si cade, ci si fa male, e se succede un problema non si lavora più. Siamo tutti partite Iva: anche se non lavoriamo, dobbiamo comunque pagare le tasse”.

In sciopero per la dignità del lavoro

“Questa legge è anche un banco di prova politico – conclude Turi -. La politica deve decidere da che parte stare: con chi lavora o con chi specula sull’insicurezza. Il 12 dicembre la Cgil sarà in sciopero generale per la dignità del lavoro, salari giusti e giustizia sociale. È tempo di scegliere: noi, come Nidil e come Cgil, lo abbiamo fatto da tempo”.