Nell’ambito dei side event della Cupula dos Povos che si tiene a Belém in Brasile, durante la Cop30 sul clima, la rete femminista internazionale Noor, con il sostegno del Trasnational institute, ha organizzato nella giornata dell’11 novembre il workshop “Dialogo tra movimenti sugli ecofascismi”.

L’iniziativa, realizzata il giorno antecedente l’apertura ufficiale della Cupula, ha raggruppato un piccolo ma rappresentativo numero di reti, movimenti e ricercatori soprattutto dell’America Latina, che hanno durante tutto il giorno condiviso concetti ed elaborato piste di rafforzamento di un’azione trasformativa.

Ecofascismo e neoliberismo

Innanzitutto è stato ribadito il legame tra fascismi, purtroppo oramai presenti in moltissimi Paesi a tutte le latitudini, e il neoliberismo colonialista che criminalizza i movimenti sociali, i popoli e i gruppi divergenti che esprimono dissenso. Il negazionismo rappresenta il discorso che gli ecofascismi esprimono attraverso la propaganda diffusa via reti sociali: negazionismo dei dati scientifici sul cambiamento climatico unito alle false soluzioni del capitalismo verde.

Ma quale sostenibilità?

È stato anche ribadito come il green washing sia un modo velato per costruire egemonia: per esempio i biocombustili o il combustibile sostenibile per aerei (Saf) sono pubblicizzati come sostenibili da Petrobras (compagnia petrolifera brasiliana) anche se contengono percentuali bassissime di materia organica.

Sono state denunciate le contraddizioni di molti governi dell’America Latina che si presentano come progressisti ma che portano avanti progetti e programmi chiaramente capitalistici e anti-ambientalisti, come il caso dell’uso del fracking per estrarre petrolio che servirebbe per contribuire a pagare il debito del Messico attraverso le esportazioni o il caso del Brasile che di fatto non è ancora uscita da una logica di produzione di materie prime per l’export e cioè da una logica di sfruttamento della natura che porta pochi benefici e molti problemi alla popolazione locale.

Proposte per resistere

L’ecofascismo si maschera da sostenibilità, dice che per ridistribuire ricchezza bisogna che ci sia la crescita e agisce in modo tale che per crescere si inquini e si sfrutti la natura e il lavoro.

Di fronte a questa politica di necrocapitalismo le proposte emerse vanno dal portare avanti programmi educativi di carattere politico nelle università, all’internazionalismo dei popoli in cui dialogo e azioni Sud–Sud sostituiscano l’approccio di rivendicazione verso il Nord globale (che legittima il Nord globale nella sua posizione di forza), una maggiore relazione tra discorsi e pratiche anche sperimentali e trasformative come l’economia solidale, per la quale produzione e consumo sono diretti alle necessità primarie nel rispetto dell’ambiente, la resistenza non violenta, la revisione dei propri stili di vita e di consumo nella consapevolezza della necessità di decolonizzare le società, le economie e i singoli individui.

Sabina Breveglieri, area manager, Nexus solidarietà internazionale Emilia Romagna