Il destino dei lavoratori della Corden Pharma, l’azienda farmaceutica di Sermoneta (Latina), è nuovamente in discussione. Il 17 gennaio in Regione Lazio, a Roma, si troveranno ancora una volta di fronte azienda e sindacati alla ricerca di un accordo che possa scongiurare i 192 esuberi annunciati.

Nei giorni scorsi c’è stato un incontro interlocutorio presso l’assessorato al Lavoro alla presenza dell’assessore Claudio Di Berardino. I sindacati hanno ribadito le loro richieste sulle quali Corden Pharma pare fare muro.

I sindacati chiedono equità nei tagli alle retribuzioni, diminuzione del numero degli esuberi, verifiche sulle esternalizzazioni e, soprattutto, prospettive concrete.

Intanto nel pomeriggio del 16 gennaio si tiene un’assemblea in azienda, mentre per il 17 è stato anche proclamato uno sciopero di otto ore. In concomitanza con l’incontro, fuori dalla Regione è prevista la manifestazione dei lavoratori.

Si tratta di una vertenza difficile, che tiene in ansia quasi 200 lavoratori (su complessivi 491), pari al 40 per cento dell’intero personale. Il 9 novembre scorso la Corden Pharma ha annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo, che diventerà esecutiva in questo mese. Per questi esuberi il gruppo non ha previsto finora l’utilizzo di ammortizzatori sociali, anche se ha accettato di valutare la misura, come invece chiesto da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Ugl Chimici e Confail.

La situazione è ulteriormente aggravata dall’avvio della procedura di concordato in continuità (che aprirebbe la strada, qualora non si trovassero soluzioni, anche al possibile fallimento dell’azienda) di cui il tribunale ha nominato i due “curatori”, dal taglio degli stipendi futuri del 15 per cento e dal pagamento soltanto parziale delle spettanze arretrate. Va rilevata, infine, la mancata presentazione, presso i ministeri competenti, del piano industriale da parte della Corden. Una situazione di crisi molto complicata che, come ha ribadito l’azienda in un comunicato e nell’incontro presso Unindustria Latina il 3 dicembre scorso, non offre altre strade se non quella del concordato in continuità.