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Licenziamento collettivo in vista al Conad del centro commerciale Conca d’Oro. Ad annunciarlo ai sindacati sabato 11 maggio è stata la Abbate Ipermercati srl, la società che ha in gestione il punto vendita. Attualmente sono 127 i dipendenti dell’ipermercato dal marchio “Spazio Conad”. La società ha comunicato il licenziamento di 40 lavoratori, tutti con contratto a tempo indeterminato, per “esubero di personale”. Una riduzione che si rende necessaria, ha scritto sempre la società, per l’insostenibilità dei costi.
La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno, la Filcams Cgil è immediatamente insorta. “Ci opporremo alla procedura di licenziamento collettivo, e la percorreremo tutta secondo le previsioni di legge, per la salvaguardia di tutti livelli occupazionali”, commentano il segretario generale Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello e la segretaria provinciale Alessia Gatto: “Sarebbe un grave danno per questi lavoratori, che hanno un’età media vicino ai 50 anni, con famiglie a carico: ciò significa che saranno difficilmente ricollocabili e con molte probabilità destinati a un futuro povero”.
Aiello e Gatto intendono “chiedere al grande player della distribuzione italiana Conad di intercedere con il loro associato, Abbate Ipermercati, per scongiurare i licenziamenti. Sostenga i lavoratori in carico al loro socio: da quei processi di vendita il gruppo Conad si è fatto grande”.
La Abbate è subentrata nella gestione dell'ipermercato di via Lanza di Scalea meno di un anno fa, nel giugno scorso, dopo un’operazione di affitto di ramo d'azienda dal gruppo Auchan-Conad. L’esercizio ha subito negli anni diversi interventi di ristrutturazione e risanamento. Nel settembre 2020, il trasferimento del ramo d'azienda dell'originario ipermercato Auchan da Margherita Distribuzione a Italica Retail e poi a Pianeta Cospea (entrambe della rete Conad), con l'obiettivo di rilanciare l'attività del punto vendita che nella gestione ex-Auchan versava in una situazione di crisi.
“Interventi di ristrutturazione – spiegano gli esponenti sindacali – che hanno dovuto fare i conti prima con le limitazioni dell’emergenza Covid, poi con l’incremento dei costi delle materie prime e per l'approvvigionamento energetico. Infine con l’inflazione e la riduzione della capacità di spesa, con una clientela sempre più attenta al proprio carrello e orientata verso i ‘discount’. Secondo l’azienda, una situazione sulla quale ha influito, in maniera determinante, l’abrogazione del reddito di cittadinanza da gennaio 2024, di cui fruivano numerosi abitanti del quartiere in cui si trova il punto vendita”.
La società precisa “di aver tentato una ristrutturazione e anche una revisione degli assortimenti su tutti i reparti, al fine di migliorare e diversificare l'offerta, con una maggior valorizzazione dei prodotti locali e con promozioni. E di avere rivisto l’organizzazione del lavoro in un'ottica di miglioramento dell'assistenza alla clientela, di modulazione dei turni ni ragione dei picchi di affluenza”.
Ma niente da fare. Nel secondo semestre 2023 la perdita è stata - secondo i numeri forniti ai sindacati - di 900 milioni di euro, “del tutto insostenibile per la società” e comunque in peggioramento rispetto agli anni precedenti. Dati negativi dei volumi di vendita che sembrano confermarsi anche per il 2024. Il costo del personale 2023 si sarebbe assestato al 16,8%, valore ritenuto “fuori da ogni parametro di mercato”, visto che nel settore della grande distribuzione viene ritenuta fisiologica un'incidenza del costo del lavoro non superiore al 12-13%. Per il 2024 la società ha già calcolato un'incidenza del 21%.
“Nel frattempo – proseguono i due dirigenti Filcams – la società ha dovuto reintegrare anche sei lavoratori vincitori di un contenzioso. Dopo aver esplorato ogni misura correttiva, la Abbate ha così deciso che la riduzione di personale non poteva essere evitata, proprio al fine di mettere in sicurezza la continuità dell’ipermercato”.
Aiello e Gatto così concludono: “La società ha prospettato come intende operare la riduzione del personale, in quali settori, a partire dagli ‘addetti vendita’ con mansioni generiche, e di preservare i profili professionali con maggior grado di specializzazione. La grave situazione in cui versa il punto vendita rende necessari tempi di intervento quanto più rapidi possibili”.