Colpo di calore, quando si verifica, come riconoscerlo, cosa fare. Lo spiega Fabio Manca, medico legale dell’Inca Cgil, ai microfoni di Collettiva.

Anche questa estate è stata funestata da morti sul lavoro dovuti allo stress termico e ai colpi di calore. Qual è la situazione?

Il problema fondamentale si sta verificando in questi ultimi anni con il surriscaldamento globale. Negli ultimi 60 anni nel mondo la temperatura è aumentata in maniera consistente. Faccio riferimento a Roma, dove è salita di cinque gradi, o a Perugia, dove siamo arrivati a sette gradi. Ma il trend è mondiale ed europeo. Stiamo già superando di gran lunga quelli che erano i limiti determinati dalla commissione europea per intervenire. 

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Come posso rendermi conto che ho avuto un colpo di calore?

Esistono dei sintomi premonitori. L’esaurimento dovuto a crampi, cioè una perdita di sali minerali che li determina. La dermatite dovuta al fatto che essere esposto a temperature elevate dà luogo a manifestazioni irritative cutanee. Già conseguenze di questo tipo dovrebbero implicare lo spostamento del soggetto o l’abbattimento dell’attività lavorativa, poiché possono portare a stress da calore e, nei casi più gravi, al colpo di calore, che si verifica quando il nostro corpo non riesce più ad arginare questo disequilibrio. Cervello, cuore, fegato e reni hanno un minor ritorno di sangue alterando il nostro stato fino alla perdita di conoscenza o addirittura alla morte.

Cosa devo fare se me ne rendo conto?

La prima cosa è allontanarsi immediatamente dall’esposizione al calore e procedere al raffreddamento, idratarsi, bere integratori per riequilibrare i sali. Nei casi più gravi bisogna, oltre a reidratarsi, togliersi i vestiti, bagnare il corpo, mettere dell’acqua tiepida e un ventilatore accanto per facilitare la termo-dispersione. Dobbiamo fare un po’ come si faceva un tempo con i bambini, immergersi in una vasca di acqua fredda.

C’è un criterio per riconoscere il colpo di calore?

Sì, esistono criteri e condizioni climatiche d’allarme. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ci dice che il colpo di calore determina molte più perdite in milioni di anni in termini di disabilità di quanto facciano gli effetti nocivi dell’uso dei pesticidi o dell’inquinamento globale. In più il colpo di calore non è legato a una temperatura esterna fissa, ma a quello che il nostro corpo percepisce, al cosiddetto heat index, l’indice di calore, dato da temperatura, umidità e attività fisica svolta. Lavorare in un ambiente con il 100% di umidità anche a una temperatura di 29 gravi può determinare un heat index a rischio.

PDi colpo di calore può essere vittima anche un lavoratore indoor, che lavora in un ambiente chiuso?

Assolutamente sì, anzi dovrebbero essere proprio loro i più attenzionati. In un ambiente chiuso quale può essere una fabbrica non c’è ricambio d’aria e il tasso di umidità può essere più alto che all’esterno.

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