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Una sentenza importante per chi lavora nella ristorazione arriva dal Tribunale di Bergamo, che il 24 luglio ha dato ragione a una lavoratrice assistita dalla Filcams Cgil. Il giudice del Lavoro, Raffaele Lapenta, ha stabilito che McDonald’s Development Italy LLC dovrà riconoscerle il diritto al corretto livello di inquadramento contrattuale – il quinto livello del Ccnl Pubblici Esercizi – e pagarle le differenze retributive maturate, comprensive di interessi e rivalutazione monetaria.
La dipendente, assunta inizialmente con un contratto di apprendistato, aveva continuato a svolgere – anche dopo la fine del periodo formativo – mansioni complesse e autonome, equivalenti a quelle previste per il quinto livello. L’azienda, invece, l’aveva collocata nel livello 6S, riservato a figure di supporto con compiti più semplici e senza autonomia.
A confermare la fondatezza del ricorso è stata anche l’istruttoria, che ha rilevato come “pressoché tutto il personale in servizio sarebbe in grado di svolgere il medesimo lavoro, dalla raccolta degli ordini, al bar, dalla preparazione cibi al servizio cassa [...] tutte mansioni che non possono essere ricondotte alla figura dell’aiuto cuoco (commis di cucina) o dell’addetta alla mensa aziendale (previste nel livello 6S), che rappresentano un mero aiuto e sostegno senza alcuna autonomia, diversamente dal ruolo concretamente svolto dalla ricorrente.”
Filcams Cgil Bergamo: “Grande vittoria e segnale forte per tutto il settore”
“È una grande vittoria contro McDonald’s e un segnale forte per tutto il settore – commenta Daria Locatelli, Filcams Cgil Bergamo, che ha seguito la vertenza –, perché restituisce dignità, riconoscimento e giusta retribuzione a chi ogni giorno svolge un lavoro vero, impegnativo e qualificato. Troppo spesso invece si cerca di risparmiare scaricando i costi sui lavoratori e sulle lavoratrici. Questa sentenza è particolarmente importante perché comportamenti di questo tipo si riscontrano spesso da parte delle aziende del settore, e non solo da McDonald’s. Questo precedente apre la strada alla rivendicazione di diritti che troppo spesso non vengono riconosciuti”.
“La sentenza conferma un principio fondamentale: i livelli contrattuali si assegnano in base alle mansioni effettivamente svolte, non secondo decisioni arbitrarie dell’azienda – aggiunge Nicholas Pezzè, segretario generale provinciale della categoria –. È anche una riaffermazione della centralità del contratto collettivo nazionale come strumento di equità e tutela”.