“Dopo il 2008 è iniziata la crisi, che in un decennio ha falcidiato oltre il 20% del nostro tessuto industriale. Penso all’Electrolux, i cui impianti sul nostro territorio hanno avuto varie ristrutturazioni e riduzioni di organico, con grossi sacrifici per i lavoratori. Poi nel 2018 c’è stata una timida ripresa, per ripiombare ora in una situazione davvero pesante, con l’apertura di molte crisi aziendali, legate alla competitività internazionale sempre più serrata - soprattutto da parte di Cina e Paesi dell’Est -, e anche al fatto che molte imprese italiane non hanno investito a sufficienza in innovazione del prodotto, con ricadute assai preoccupanti sull’occupazione”. È quanto ha affermato Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, stamane ai microfoni di Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1.

“Abbiamo università e centri di ricerca di eccellenza, ma manca un raccordo fra il mondo della scuola e la filiera dell’industria, fatta perlopiù di realtà medio-piccole, anche a conduzione familiare. Per noi sindacato, è difficile instaurare un dialogo con una Regione che non ha un disegno preciso e direi neanche la volontà politica di confrontarsi con i cosiddetti corpi intermedi. A tutt’oggi, manca un piano industriale sulle cose da fare, sulla falsariga di quanto sta avvenendo del resto a livello nazionale”, ha proseguito il dirigente sindacale.

“Un altro grave problema è legato al fenomeno del dumping contrattuale dei diritti dei lavoratori, presente in grandi realtà industriali come la Fincantieri a Monfalcone. All’interno di quei cantieri navali, esiste una pluralità di contratti e circa l’80% della manodopera lavora negli appalti e nei subappalti, dove le condizioni e le tutele dei lavoratori lasciano molto a desiderare. Un mondo composito, dove convivono aziende con relazioni sindacali radicate nel tempo e integrativi aziendali da industria 4.0, con altre realtà a rischio concreto di lavoro nero, illegalità e infiltrazioni mafiose, dove il sindacato non riesce neanche a entrare e dove abbiamo avviato vertenze contro lo sfruttamento dei lavoratori e per il riconoscimento dei diritti. Abbiamo stimato che almeno il 20% del Pil regionale passa per il mondo degli appalti e con la Giunta stiamo cercando a fatica di costruire un protocollo specifico sugli appalti, che quantomeno fissi modalità, criteri di gara, rispetto dei contratti e della sicurezza, e tutta una serie di norme che attualmente vengono ignorate”, ha continuato il sindacalista.

“Se ce la sapremo giocare bene, la via della seta sarà un’importante occasione di sviluppo per il nostro territorio. Riconosco che il presidente dell’Autorità portuale di Trieste ha lavorato molto bene in questi anni e, non a caso, lo si è visto anche nello sviluppo economico dello scalo, dove il traffico ferroviario è raddoppiato, da 5.000 a 10.000 convogli all’anno. Rimane il fatto che se sapremo trasformare il porto da luogo di passaggio delle merci a lavorazione e trasformazione dei container, all’insegna del rispetto dei ccnl, potremo dire di aver fatto un salto di qualità, con risposte positive anche per il territorio”, ha concluso l’esponente Cgil.