Carrefour lascia l’Italia e nel Lazio sono già stati chiusi quasi 50 punti vendita negli ultimi dieci anni. Lo rende noto la Filcams Cgil Roma e Lazio, per la quale ora “la priorità è tutelare l’occupazione, ma anche avviare un confronto istituzionale sulle tante realtà produttive che abbandonano il territorio”.

“Un modello di vendita poco attrattivo – scrive il sindacato -, strutture obsolete, prezzi alti e personale ridotto, sono solo alcune delle cause che, dopo anni di difficoltà e scelte strategiche fallimentari, hanno portato il colosso francese della Gdo, che aveva rilevato Gs, ad abbandonare l’Italia e cedere tutta la rete di vendita a NewPrinces, società dell'imprenditore Angelo Mastrolia”.

Una fitta rete italiana  

In Italia sono 1.888 le sedi, di cui 41 ipermercati, 315 supermercati, 820 minimarket e 12 cash&carry, selfservice, con circa 24mila dipendenti, di cui 18mila diretti. Nel Lazio, con poco più di 900 i dipendenti e 100 esuberi già dichiarati prima dell’annuncio di vendita, nel giro di pochi anni, i punti vendita Carrefour sono passati da 70 a 25, più una quarantina di franchising che faticano ad andare avanti.

Sono stati venduti rispettivamente a Lidl e Pim i negozi di Spinaceto e Guidonia, chiusi definitivamente i punti vendita di Nettunense e Cinecittà, e stesso destino sembra essere riservato anche quelli di Tivoli, Tor Sapienza e Manziana.

Per la Filcams Cgil Roma e Lazio “dalla scelta delle aperture h24 ai modelli contact con pochissimo personale, dall’assenza di manutenzione degli impianti ai continui e vani tentativi di ristrutturazione l’indirizzo scelto dalla casa madre di Carrefour per il mercato italiano non ha dato i suoi frutti e ancora una volta subiamo l’abbandono del territorio commerciale, dopo Auchan e Sma”.

Sulla pelle dei lavoratori 

“Lavorare in Carrefour negli ultimi tempi voleva dire arrivare al lavoro e non sapere se le attrezzature funzionavano, se la serranda andava su. Noi ce la mettevamo veramente tutta per dare un servizio, per fare in modo che la gente entrasse e soprattutto che i clienti tornassero, ma la gestione era veramente lacunosa”.

Sono i racconti di chi lavora in azienda da più di 21 anni, sin dai tempi della Gs: Claudia dopo la chiusura del punto vendita è stata ricollocata, ma deve percorrere 50 km da casa al posto di lavoro. “Negli ultimi anni sono state aperte svariate mobilità e ci siamo sempre chiesti perché Carrefour investisse più nel far uscire gli addetti piuttosto che nella manutenzione della rete distributiva.”

Le voci delle lavoratrici e dei lavoratori

“Avevamo capito che la situazione era precaria e che il gruppo voleva andarsene dall'Italia, perché nei posti di lavoro gli organici erano ridotti all'osso e le strutture sono rimaste le stesse, specialmente nei punti vendita storici dal GS – racconta Fabio delegato storico dagli anni 90 –. Sarà nostra cura adesso organizzare degli incontri nazionali e regionali per dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori, anche se la preoccupazione è alta nei punti vendita dobbiamo rimanere compatti e positivi.”

La voce del sindacato

“Carrefour non ha voluto e non ha saputo fare la sua parte e ci ritroviamo con un altro grande marchio che abbandona il nostro territorio e un passaggio molto delicato da gestire per evitare ripercussioni a livello occupazionale.” È il commento della Filcams Cgil Roma Lazio, da sempre, e in questi giorni ancor di più, al fianco dei dipendenti del colosso francese.

“Lo stato d’animo di chi lavora in Carrefour da anni, di chi ha già vissuto un passaggio importante da Gs, è un misto di amarezza, preoccupazione, ma anche voglia di riscatto, nella speranza di poter tornare ad avere un lavoro dignitoso e stimolante – prosegue -. Sappiamo che c’è lo spazio di confronto e faremo tutto ciò che è necessario a garantire a lavoratrici e lavoratori i propri diritti e il mantenimento delle condizioni normative e retributive, per poter guardare al futuro con positività e speranza.”

Il sindacato quindi conclude: “Dopo Auchan e Sma, ora anche Carrefour: crediamo sia necessario avviare un confronto istituzionale con tutte le parti coinvolte per mettere insieme le forze e definire e supportare un modello di sviluppo sostenibile a tutela del mondo del lavoro nel territorio di Roma e del Lazio”.