Continua la protesta dei lavoratori e le lavoratrici del gruppo Nielsen Media Italy, che da 40 anni misura i dati Auditel, contro l’esternalizzazione, per il mantenimento dei posti e delle professionalità. Nel frattempo la vertenza arriva in Parlamento con un’interrogazione alla Camera.

Il 24 maggio è stato il giorno dello sciopero generale: gli addetti hanno incrociato le braccia dalle 8 alle 12 con presidio, presso la sede Confcommercio in corso Venezia 47, a Milano.

Il presidio, spiegano Filcams Cgil e Fisascat Cisl locali, “è la risposta attiva alla logica aziendale di scaricare le conseguenze della disastrosa gestione finanziaria operata dai top manager Nielsen sulle lavoratrici e i lavoratori, che invece, come testimoniano le giornate di sciopero fatte a fine aprile, sono la vera fonte di ricchezza di questa corporate”.

L’azienda inoltre si permette “l’ipocrisia una giornata di riposo per la salute mentale (il cosiddetto Mental Health Day), come se la causa del nostro stress fosse dovuta alla mancanza di socialità dovuta allo smart working e non al dover vivere e lavorare sotto la costante spada di Damocle di continue ristrutturazioni ed esuberi. A tutto ciò –  aggiungono – contrapponiamo la socialità orgogliosa e caparbia del presidio e della lotta”.

E il caso arriva appunto in Parlamento. “Per la terza volta in poco più di un anno Nielsen Media Italia, azienda che misura i dati Auditel, mette in essere procedure di mobilità con la finalità di ridurre i costi e di massimizzare i profitti a scapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Oggi registriamo il rischio concreto che vengano trasferiti fuori dal territorio italiano parte del know-how, gli strumenti, le metodologie del servizio di rilevazione dei dati e che tali professionalità vengano spostate in un’altra azienda in Albania non facente parte del gruppo Nielsen”. Questa è la sintesi dell'interrogazione del deputato democratico Vinicio Peluffo.

La richiesta, rivolta al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è quella di intervenire subito per evitare che Nielsen esternalizzi funzioni e reparti e sostituisca il personale locale con lavoratrici e lavoratori con meno diritti e più ricattabili. L’altro rischio, poi, è che la nuova azienda possa utilizzare i dati che rileverà per fornire ad altri stakeholder del mercato le informazioni rilevate. “Insomma – conclude -oltre il danno, la beffa”.