PHOTO
Nel mondo interconnesso della globalizzazione, se tocchi da una parte, il colpo arriva anche a molti chilometri di distanza. Vale anche per la siderurgia e per ArcelorMittal da cui giungono due notizie contraddittorie. Se a Taranto l'azienda comunica il riavvio di alcuni impianti dell’area a freddo, con il rientro dalla cassa integrazione per Covid-19 di 630 lavoratori a partire dal prossimo 11 maggio, per la lavorazione di commesse precedenti l’emergenza sanitaria, il presidente di ArcelorMittal France annuncia lo spegnimento di un altoforno e di diverse cokerie nello stabilimento di Fos-Sur-Mer, nei pressi di Marsiglia.
Una situazione, quella francese, che allarma la Fiom. Come spiega Gianni Venturi, segretario nazionale dei meccanici della Cgil e responsabile della siderurgia, "2500 lavoratori temono si possa replicare quanto è avvenuto negli anni scorsi per il sito di Florange, dove alla fermata parziale e temporanea degli impianti è seguita la chiusura definitiva". Non c'è soltanto una ragione solidaristica alla base di questo allarme: "Due terzi delle produzioni dello stabilimento francese sono destinati ai mercati di Italia e Spagna e da quello stabilimento, insieme a quello spagnolo di Aviles, si riforniscono per parte della loro attività, in particolare, i siti di Genova-Cornigliano e di Novi Ligure. La fermata di Fos-sur-Mer è quindi legata ad un rapporto di causa-effetto con il nostro mercato, le nostre produzioni, gli assetti complessivi del gruppo ArcelorMittal".
Su questo per la Fiom è indispensabile tornare a confrontarsi con il Governo e con l’azienda. "L’emergenza Covid-19 ha inevitabilmente fermato le lancette dell’orologio a febbraio ma le scadenze e, soprattutto, i nodi irrisolti tornano a premere in tutta la loro urgenza. Piano industriale, assetti societari, ruolo dello Stato, prospettive ambientali ed occupazionali del Gruppo non sono dettagli marginali di un confronto che, in realtà, non è mai iniziato", argomenta il sindacalista.
"È urgente che il governo istruisca, anche da remoto, tempi e modalità di un negoziato che, nessuno si illuda, possa essere saltato a piedi pari: l’emergenza Covid-19 è una ragione di più non una di meno per ricercare scelte sostenibili e condivise", conclude Venturi.