A Roma, pochi giorni fa, il 2 marzo, l’Inps ha presentato una nuova piattaforma online, la Banca dati degli appalti, che potrebbe diventare un utile strumento di verifica sulla regolarità e affidabilità delle aziende nel complesso e spesso poco trasparente mondo degli appalti e dei sub-appalti. Il problema è che questa Banca dati ancora non c’è, dunque capire come e se funzionerà diventa difficile. Però c’è già un tutorial (vedi video sotto), al quale si aggiungono i materiali forniti dall’istituto, che proviamo a usare per capire di cosa si tratta.

La “piattaforma tecnologica per il monitoraggio integrato” è stata elaborata “per ridurre il rischio di evasione contributiva e di dumping negli appalti della pubblica amministrazione”, leggiamo sul sito dell’Inps, e “rappresenta un nuovo approccio per la ripartizione della responsabilità economica tra appaltante ed appaltatore, ai fini di una tutela maggiore dei lavoratori impiegati. Obiettivo di questo nuovo strumento è garantire la responsabilità solidale negli appalti”.

“Abbiamo una legislazione efficiente in tema di appalti – ha dichiarato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico durante il convegno romano di presentazione - che obbliga il committente in solido con l'azienda che ha l'appalto a pagare retribuzione e contributi ai lavoratori impiegati nell'appalto. Quello che facciamo oggi è associare a ogni appalto un codice unico che ne permetta la tracciabilità continua. Il vantaggio è enorme in termini di trasparenza dei contributi versati. Ci impegniamo quindi a promuovere un intervento normativo per rendere obbligatoria la Banca dati appalti”.

La parte finale della dichiarazione non è irrilevante. L’adesione alla piattaforma sarà infatti su base volontaria. A meno che non intervenga una legge. Prosegue Tridico: “E’ un vantaggio soprattutto per le aziende sane, oneste e trasparenti. Mi auguro che questo strumento possa trovare in futuro una norma che la accolga”. Il nuovo applicativo sarà messo a disposizione di tutti “in maniera semplice - ha spiegato il presidente, come riporta l’agenzia Dire - attraverso un modello di tracciabilità di tutti gli appalti in modo che il committente potrà sempre sapere quante persone lavorano in un certo appalto e tracciare la regolarità tra quante persone le aziende sub-appaltatrici hanno dichiarato e quante persone mese per mese effettivamente lavorano”. Per Tridico “sarebbe auspicabile che almeno tutte le pubbliche amministrazioni si registrassero sulla nostra banca dati, che rappresenta un po’ il Durc di tutti gli appalti”. Se lo facessero, “la pubblica amministrazione potrebbe sempre tracciare il corretto versamento dei contributi, anche dei sub-appaltatori. A quel punto non ci sarebbe nemmeno bisogno di una legge. Siccome probabilmente non lo faranno tutti, una legge allora è necessaria”. 

La Banca dati “sarà disponibile a breve”, ci fa sapere l’Inps, e sarà “fruibile da qualsiasi soggetto, pubblico o privato”. Potranno consultarla "aziende committenti, appaltatrici e sub-appaltatrici per gli appalti nei quali le stesse sono coinvolte”. Alla domanda se sindacati e parti sociali sono stati coinvolti nell'elaborazione del nuovo strumento, l’istituto risponde che “sono state coinvolte Confindustria e alcune organizzazioni sindacali”, ad esempio “quelle per i lavoratori dello spettacolo – settore doppiaggio”.

E’ un'idea che riteniamo utile - commenta Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil - perché va nella direzione della maggiore tracciabilità, soprattutto di quei meccanismi che spesso sono complicati da controllare. Non è semplice né immediato scoprire se un'azienda in appalto non versa i contributi. La devi rintracciare nell'ambito della filiera, della catena dell'appalto e sub-appalto. Oggi, per controllare il flusso di versamento contributivo, occorre un accertamento fisico, un’ispezione in seguito a una denuncia. La Banca dati dell’Inps, invece, potrebbe consentire una verifica immediata, agendo in base a una sorta di meccanismo di rating. Mentre l’Inps potrebbe monitorare costantemente i versamenti sulla base della dichiarazione trimestrale dell’Uniemens (lo strumento per la trasmissione di dati relativi alla retribuzione e alla contribuzione dei lavoratori, ndr). Quindi, ripeto, lo strumento è interessante”. 

Resta qualche dubbio di natura pratica, ci fa capire Massafra, visto che “la piattaforma ancora non c’è. Insomma vorremmo vederla. La cosa importante è che non diventi una sostituzione della responsabilità solidale che spetta all’azienda appaltante”, che insomma non sia un alibi per sentirsi esenti dal dovere del controllo. “Abbiamo assistito alla presentazione di una piattaforma pensata in ambiente Inps - rileva il dirigente della Cgil -, non abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con l'organismo, ma intendiamo farlo presto invitando l’istituto a spiegare la sua Banca dati in una giornata seminariale. Sarà l’occasione, per noi, di trasferire una serie di elementi che potrebbero rendere più efficiente la piattaforma, in modo che risponda esattamente agli obiettivi per cui è nata”.