L’incontro tra Governo e le rappresentanze degli uomini e donne in divisa c’è stato e la delusione di Pietro Colapietro, segretario generale del Silp Cgil è davvero molta. “Nulla” è la risposta alle richieste sul tavolo: nulla da parte di chi dice di voler fare della sicurezza e della tutela delle forze dell’ordine uno dei capisaldi della propria azione di Governo. Nulla nemmeno rispetto all’aumento dell’età di pensionamento e la colpa, guarda un po’ che novità, sarebbe dell’Europa. Peccato che è stata Meloni a sottoscrivere il Patto di stabilità di cui si lamenta, non sta scritto da nessuna parte di dover rientrare sotto il 3% del deficit un anno. In ogni caso la delusione è davvero forte, così come le ragioni che porteranno numerosi nelle tante piazze italiane i poliziotti e le poliziotte liberi dal servizio per lo sciopero generale del 12 dicembre.

Cosa significa lavorare da poliziotto in strada avendo già compiuto 60 anni?

È molto complicato. È ovvio: a quell’età bisognerebbe fare altro, non si è nelle condizioni fisiche di poter svolgere tutti i compiti che il lavoro prevede. Immaginate un lavoro di volante, o di ordine pubblico, è chiaro che bisogna avere un'efficienza fisica e mentale piena che sia l’età anagrafica che l’età di un servizio logorante compromettono. È evidente che superata una certa età non bisognerebbe fare determinati lavori di strada. È ovvio, quindi: l’innalzamento dell'età pensionabile è una misura controproducente per tutti, controproducente per chi lavora, soprattutto per il servizio che si riesce a svolgere.

Eppure, c'è stata una sorta di chiusura del Governo: nemmeno sul fronte dell’innalzamento dell'età di pensionamento ha fatto niente per gli uomini e le donne in divisa.

Noi pensavamo si sarebbe tenuto conto della specificità, della delicatezza del lavoro che svolgiamo, invece nulla. Il Governo penalizza i lavoratori anziani tutti, mandandoli in pensione più tardi e lo fa anche con i poliziotti e le poliziotte. Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a una tale chiusura al confronto, tanto più da parte di chi dice di essere dalla nostra parte: la realtà è che si è intervenuti anche nei confronti dei poliziotti, con la scure dell'innalzamento dell’età di pensionamento.

Nel confronto che avete avuto nelle scorse ore con il Governo, avete chiesto perché non intervengono almeno su questo? Che cosa vi hanno risposto?

Tutti, nessuno escluso di quelli seduti al tavolo, si sono trincerati dietro le difficoltà legate al rientro dal deficit chiesto dall’Unione europea, non ci sono risorse e quindi da qualche parte si devono trovare. La verità è che non ci hanno dato risposte su nulla: non sono intervenuti nemmeno sul piano della previdenza complementare o dedicata, per cui da un lato innalzano l’età di pensionamento e dall'altro chi va in pensione con queste norme subirà dei tagli evidenti. Se le difficoltà ad arrivare alla fine del mese già esistono adesso, immaginate cosa succederà andando in pensione con queste norme che riducono del 30-40% l’assegno. Insomma, abbiamo registrato una disattenzione generale e abbiamo dovuto prendere atto del nulla rispetto alle nostre richieste. Ci hanno detto soltanto che in questo momento non è possibile fare quello di cui necessitano coloro che indossano l’uniforme, quindi praticamente hanno rinviato a quando ci saranno le risorse. È stato veramente imbarazzante.

Quindi niente anche rispetto agli straordinari che vi vengono pagati con due anni di ritardo?

Assolutamente no, anche su questo un approccio proprio minimale, ma che non risolve il problema. Probabilmente si sforzeranno di trovare risorse soltanto per pagare una parte, dicono di tre mesi, di arretrati e nel mentre troveranno le risorse, arriveremo comunque ad accumulare gli ultimi tre mesi dell’anno e quindi nulla di risolto.

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E dal punto di vista delle assunzioni?

Pure qui sbandierano straordinarie assunzioni che però non coprono nemmeno il turn-over. È di queste ore una dichiarazione del ministro Piantedosi che sostiene avrebbero fatto un numero importante di concorsi. Peccato che non dica quanti sono andati in quiescenza e quanti ne andranno nei prossimi anni. Il capo della polizia afferma che usciranno circa 20.000 poliziotti e poliziotte, negli 3 ultimi anni sono usciti in quasi 36mila, noi siamo convinti che con i concorsi fatti non è coperto nemmeno il turn-over, e – peraltro come più volte denunciato – non ci sono nemmeno le scuole per formarli.

Allora questa attenzione alla sicurezza di cui tanto parlano dove sta?

Non esiste. In effetti il tema della sicurezza serve per deviare l'attenzione da molti temi che rimangono sul tappeto. In questi giorni si parla solo di sicurezza e basti pensare, per esempio, al decreto Albania. Si grida adesso alla vittoria in Europa, perché è stato aggiornato l’elenco dei Paesi sicuri, ma quanto fatto oltre l’Adriatico è stato uno sperpero evidente di risorse economiche e umane. Sicurezza non è quella che loro vogliono disegnare con un panpenalismo estremo, serve soprattutto per un intervento di natura proprio razziale: va contro il disagio, contro i giovani, contro alcune categorie, avvantaggiandone naturalmente altre. Basti pensare al contrasto alla criminalità organizzata che è sempre più carente. Quello del Governo è un modello di sicurezza che non può essere accettato in un Paese democratico.

E allora che cosa farete per rivendicare i vostri diritti?

Quelli di noi liberi dal servizio parteciperemo alle manifestazioni dello sciopero del 12 dicembre portando in piazza le rivendicazioni che appartengono a tutti i lavoratori e le lavoratrici, anche a quelli in divisa; denunciando che quello di questo Governo è un disimpegno sul fronte della sicurezza, un disimpegno sul fronte della salute, un disimpegno sul fronte della scuola, delle pensioni. Saremo in piazza pur non potendo scioperare per un assurdo divieto di legge, ma le ragioni dello sciopero sono profondamente condivisibili e noi ci saremo.

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