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Le donne? Dopo gli uomini. È una lunga lista quella che elenca le iniquità di trattamento a cui sono sottoposte da qualche tempo le addette ai parcheggi dell’area sosta dell’Amat di Taranto, nei pressi del Mercato Fadini. Una lista che ha un anacronistico e irreale sapore d’antico.
L’ultimo sfregio, che ha portato i sindacati a incontrare inutilmente La Centrale, l’impresa che ha la concessione, è stata la questione dei bagni: le 11 lavoratrici, dipendenti storiche dell’appalto appartenente all’indotto comunale, nel nuovo parcheggio inaugurato da poco non dispongono di un servizio igienico nel gabbiotto dove svolgono il lavoro, e neanche accanto. Neanche a due passi: di passi ne devono fare 58, per arrivare a un altro piazzale, oltre un muro di cinta, e devono farlo prevalentemente di notte.
E qui si aprono gli altri punti oscuri della lista e della gestione della ditta, gli orari svantaggiati ai quali le lavoratrici sono state relegate, mentre i turni più comodi sono stati assegnati agli uomini, assunti recentemente senza rispettare quanto stabilito dalla clausola sociale, che non contemplava nuove assunzioni ma il miglioramento dei parametri contrattuali delle dipendenti in organico dal 2007.
“L’azienda, invece di dare dignità a queste lavoratrici che hanno un part-time di 20 ore settimanali, ha pensato bene di andare contro la clausola sociale – spiega Paola Fresi, segretaria della Filcams Cgil di Taranto – che prevedeva di aumentare le ore delle dipendenti e non il personale”.
La Centrale invece ha assunto, ha assunto degli uomini, ha destinato loro gli orari migliori e li ha omaggiati di tutti i supplementari. “E così alle lavoratrici storiche, tutte sopra i 50 anni, sono stati lasciati i turni peggiori – continua Fresi – costringendo una di loro, mamma in difficoltà, a mettersi in aspettativa non retribuita, per non avere la possibilità di conciliare i tempi di vita e lavoro”
Senza l’opportunità di accrescere lo stipendio con i supplementari, poi, le addette restano legate a doppio nodo a un salario che si aggira tra i 490 e i 500 euro al mese, mentre i colleghi maschi arrivano tranquillamente al doppio di queste cifre.
Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno incontrato sia la stazione appaltante sia il Comune, del quale è una partecipata, chiedendo di creare un servizio igienico nel gabbiotto o quanto meno avvicinare i bagni per evitare alle lavoratrici di attraversare il piazzale, tra le auto, fino alla mezzanotte e dalle 4 del mattino, ma entrambe le ipotesi sono state respinte.
È stato chiesto anche un intervento di sanificazione più frequente dei bagni chimici, aperti a tutti e ridotti in condizioni pietose da un uso frequente e promiscuo, e neanche questo è stato fatto.
Restano quindi al loro posto quei 58 passi, da fare al buio, indietro nel tempo.