Al via a Bologna, l’Assemblea nazionale della Cgil sulla contrattazione 'Rispetto per il lavoro'. Salario, precarietà e orario i tre punti focali. Durante la giornata, che sarà aperta dalla segretaria Nazionale Francesca Re David, interverranno i segretari generali di categoria e i delegati. A chiudere i lavori sarà il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. 

"Quello della contrattazione è un tema particolarmente preponderante in questa fase il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni", spiega Nicola Marongiu, coordinatore Area Contrattazione Cgil: “Dalla fine del 2021 la persistente inflazione è rimasta su valori elevati, come mai era accaduto negli ultimi tre decenni, sapendo che in questi anni abbiamo avuto contratti rinnovati con qualche agilità (nel settore dell’industria, del manifatturiero, dei servizi a rete), altri che stentano (il settore dei servizi, del turismo, del terziario, dei servizi alla persona) e che non si rinnovano anche da sei o sette anni, e poi quelli del settore pubblico fermi al triennio 19-21”. 

La contrattazione è “l’unico strumento che garantisce l’universalità dei trattamenti individuati dal contratto nazionale – afferma Marongiu -, funge sia per le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, sia per le imprese perché calmiera la possibile concorrenza sleale giocata sui costi del lavoro. E’ un elemento che tiene insieme i vari settori e tutti gli attori. Anche le agevolazioni di carattere fiscale e contributivo, che agiscono sulle parti variabili delle retribuzioni, sono da riportare al primo livello così da agire su tutti i lavoratori”. 

Circa la contrattazione di secondo livello Marongiu ricorda che “non può sostituirsi al peso, alla funzione e all’importanza del contratto nazionale”, ma serve in ogni caso a trattare “l’organizzazione del lavoro, gli aspetti legati all’individuazione degli elementi di carattere integrativo, sotto forma di salario legata all’integrativo aziendale o di premio di produttività, così come il tema del welfare”. Le criticità derivano dalla struttura industriale nel nostro Paese che consente una contrattazione di secondo livello su di un numero ancora troppo basso di imprese, principalmente di medie o grandi dimensioni, con un numero di dipendenti tra i 50 e i 250 e anche oltre, e dislocate nelle aree di Centro-Nord: “Abbiamo una eterogeneità legata alle dimensioni e al territorio che esclude tante realtà con il risultato che non riusciamo a sopperire con le contrattazioni a carattere territoriale e di sito. La contrattazione di secondo livello è importante proprio perché adattativa e personalizza, senza però sostituirsi a quella nazionale”. 

L’assemblea nazionale della Cgil sulla contrattazione arriva in un momento nel quale rimane vivo il dibattito sull’introduzione in Italia del salario minimo, con una parte del governo che porta a pretesto per opporvisi il presunto danno che farebbe alla contrattazione nazionale. Tesi che il coordinatore dell'Area Contrattazione della Cgil smentisce spiegando che “dipende da quale tecnica legislativa si utilizza, da come si scrive la norma. Certo è che, se viene definito un salario legale che le imprese possono applicare in modo alternativo alla contrattazione collettiva, un salario definito per legge può sostituire il vincolo dell’applicazione delle condizioni economiche previste dal ccnl. In Italia però non ci pare si stia discutendo di questo".

Marongiu quindi ricorda: "C’è invece una proposta unitaria delle opposizioni che parla della definizione di una soglia e c’è quanto noi stiamo avanzando, ragionando anche di un’eventuale proposta di legge di iniziativa popolare, che intende combinare alcuni interventi, quello sulla rappresentanza, per dotare finalmente questo Paese uno strumento di legge che misuri la rappresentatività dei soggetti sindacali e datoriali titolati a sottoscrivere i contratti, l’estensione di quei contratti sottoscritti per dare attuazione all’articolo 39 della Costituzione e nel contempo l’introduzione di una soglia sotto la quale i contratti non possono andare.  In questo modo il salario minimo orienta la contrattazione stessa, la preserva e garantisce la salvaguardia dei lavoratori proprio attraverso una soglia al disotto della quale non si può scendere”.