“Con l’autonomia differenziata non sarà più garantita l'esigibilità dei diritti e l'accesso alle prestazioni sociali in modo uniforme in tutto il Paese. Il contrario di quanto previsto dalla Costituzione”. Un giudizio molto netto, quello del segretario generale Cgil Maurizio Landini, rilasciato in un’intervista apparsa oggi (lunedì 5 giugno) sull’inserto economico del Corriere del Mezzogiorno, riguardo la cosiddetta riforma Calderoli.

“Il nostro giudizio è del tutto negativo e lo confermeremo domani (martedì 6 giugno) in un’importante iniziativa a Verona”, spiega il leader sindacale: “Noi ci battiamo non solo per difendere la Costituzione, ma per darle piena attuazione, a partire dal diritto a un lavoro dignitoso, dal diritto universale alla salute e alla formazione, a un fisco fondato sui principi di equità, generalità e progressività. L'autonomia differenziata divide il Paese, noi vogliamo unirlo”.

Il disegno di legge della Lega rischia di aggravare le già difficili condizioni del Sud Italia. “Non c'è futuro per il Paese se non si affronta la grande questione del Mezzogiorno”, argomenta Landini: “È qui che sono più diffuse precarietà, dispersione scolastica, carenza dei servizi pubblici, a partire da quelli sociosanitari e per l'infanzia”. A queste difficoltà il governo non dà risposte, e quelle “che dà, come la flat tax, la liberalizzazione dei contratti a termine, l'estensione dei voucher, acuiscono le disuguaglianze e il disagio”.

La mobilitazione di maggio

Servirebbe ben altro, come ha dimostrato l’ampia partecipazione alla mobilitazione di maggio di Cgil, Cisl e Uil. Il Paese chiede “aumento dei salari; superamento della precarietà e dei divari di genere, generazionali e territoriali; investimenti sui servizi pubblici e sulle infrastrutture; riforma del fisco che contrasti l'evasione, che tassi di più gli extraprofitti e le rendite finanziarie e immobiliari, riducendo il carico fiscale su lavoratori e pensionati; rinnovo dei contratti”.

A proposito della mobilitazione, Landini evidenzia che “il recente congresso europeo dei sindacati a Berlino ha deciso, anche su proposta della Cgil, di unificare le tante mobilitazioni e vertenze nazionali aperte, per arrivare a una giornata di mobilitazione europea”. E ricorda che “il 27 maggio, insieme a tante associazioni laiche e cattoliche, abbiamo deciso due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno per il diritto alla salute, la sicurezza nei luoghi di lavoro e per la sanità pubblica; il 30 settembre contro la precarietà, l'autonomia differenziata e per l'attuazione della Costituzione”.

Reddito di cittadinanza e politica industriale

Tornando al Mezzogiorno, Landini critica la cancellazione del reddito di cittadinanza e la sua sostituzione “con una misura che divide la platea dei beneficiari a prescindere dalla loro condizione di povertà e disagio. Non favorirà maggiore occupazione, contribuirà invece a far crescere il numero dei lavoratori poveri, il lavoro nero e precario. Nel Mezzogiorno, secondo la Svimez, con la nuova misura 760 mila persone precipiteranno nelle condizioni di povertà assoluta, senza più alcun sostegno”.

Altro tema rilevante per il Sud è la mancanza di una politica industriale. “Da tempo – afferma – chiediamo la costituzione di un'Agenzia per lo sviluppo che coordini gli investimenti, rafforzi gli strumenti per governare la crisi e le riconversioni industriali. Nel Sud la scelta si fa stringente: o si assiste alla dismissione dell'industria, che è già in corso, oppure, come noi sosteniamo, ci s’impegna per riqualificarla verso un nuovo modello produttivo sostenibile sul piano sociale e ambientale”.

Pnrr ed energie rinnovabili

Il Pnrr potrebbe essere la grande occasione per accorciare le distanze tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Ma c'è il rischio concreto, avverte Landini, di “perdere una parte delle risorse, in particolare quelle destinate ai servizi sanitari, a quelli per l'infanzia, al risanamento del territorio, temi decisivi per il futuro del Sud Italia. Anziché mettere il bavaglio a chi rileva inadempienze e ritardi, il governo si assuma le proprie responsabilità. Da tempo rivendichiamo investimenti nella pubblica amministrazione per dotarla di professionalità e nuove capacità progettuali. Non averlo fatto e ostinarsi a non farlo, fino al punto di non prevedere risorse per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici, rischia di far pagare a tutti un prezzo salato”.

L’ultima questione riguarda l’idea del governo di fare delle regioni meridionali l'hub energetico del Paese, puntando sulle energie rinnovabili. “È da tempo una delle nostre proposte”, conclude il segretario generale Cgil: “Il Mezzogiorno ha bisogno di nuovi investimenti e lì ci sono le condizioni più opportune affinché sulle fonti rinnovabili prenda corpo una vera e propria filiera industriale. Questo è il futuro e il Sud deve esserne protagonista”.