In Italia neppure la pandemia ha frenato il ricorso massiccio agli stage. Secondo l’ultimo Rapporto di monitoraggio dell’Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, tra il 2019 e il 2021, anni in cui l’intero Paese, incluso il mondo del lavoro, è stato rivoluzionato dalla pandemia, sono stati attivati oltre 910 mila tirocini extracurriculari. Nello stesso periodo quasi 782 mila persone sono state coinvolte in un’esperienza del genere, poco più di 297 mila imprese hanno ospitato almeno uno stagista.

Gli extracurriculari

Stiamo parlando di quel periodo di orientamento e formazione in ambiente produttivo, che non si configura come rapporto di lavoro e che è “finalizzato ad agevolare le scelte professionali dei giovani tramite la conoscenza diretta del mondo del lavoro – si legge sul sito del ministero del Lavoro -. Questo tipo di tirocinio è disciplinato dalle Regioni e dalle Province autonome: a livello nazionale sono comunque definiti degli standard minimi comuni, contenuti nelle linee guida”.

Formazione, poca o nulla

“Peccato che i tirocini molto spesso non abbiano niente di formativo, come prevede la legge e come noi vorremmo, ma vengano usati per sostituire un lavoratore - afferma Maria Grazia Nicita, responsabile del Sol Cgil nazionale -. Nei fatti non svolgono la funzione di transizione tra un’esperienza formativa e una lavorativa, o tra un lavoro e un altro, per acquisire le competenze per una nuova occupazione”.

La conferma arriva dalla numerosità delle offerte. “Quando nei centri per l’impiego vediamo proposte rivolte a figure che richiedono un certo titolo di studio, a volte anche l’iscrizione a un albo, architetto, geometra, professioni per le quali è necessario avere determinate caratteristiche formative, in questi casi il tirocinio non si giustifica – aggiunge Nicita -. Poi ci sono i tirocini con progetti formativi quasi inesistenti, o per figure molto basse, in cui la parte formativa non è mirata al raggiungimento di conoscenze maggiori rispetto a quel settore specifico. Anche perché spesso manca una serie di elementi, come quelli relativi alla sicurezza”.

Il nodo indennità

Addetto alle pulizie, barista, commesso di un negozio di abbigliamento. Per figure come queste, sei mesi di stage sono del tutto ingiustificati se non per il fatto che non viene sottoscritto un contratto di lavoro e che il giovane viene pagato poco. Quanto? Dipende. Si va dai 300 euro previsti dalla Lombardia agli 800 del Lazio fino ai 1.000 dell’Umbria, passando per i 500 della Sicilia e i 600 del Piemonte. Indennità che sono previste dalle Regioni e che corrispondono a poco più di un rimborso spese. È per questo che uno stagista già formato e con buone competenze per un’azienda è conveniente.

“La media italiana si attesta intorno ai 400-500 euro, gli 800 euro del Lazio sono una vera eccezione – prosegue Nicita-. Come Cgil chiediamo alle Regioni di confrontarci per arrivare a un compenso che sia equo ma che non faccia scattare quello che sta succedendo da noi, e cioè il fenomeno della sostituzione di attività lavorativa”.

Le città top 5

“Business Name Generator”, sito che aiuta i creatori di startup a trovare un nome per le loro aziende, ha incrociato i parametri di decine di località italiane e straniere per stabilire quali siano le migliori in cui cercare uno stage, in base al numero di offerte, al rimborso medio, alle attrazioni della città e al costo medio della vita.

Milano è in cima alla classifica: il numero delle posizioni aperte è da sempre il più alto della Penisola, ma a fronte di un rimborso spese medio di 669 euro al mese per un tirocinio extracurriculare, si spendono quasi 1.300 euro di affitto a cui vanno aggiunti 207 per i consumi.

Non va meglio a Roma, al secondo posto: l'indennità media è più alta, 792 euro al mese, ma le spese raggiungono complessivamente quota 1.204 euro. A sorpresa Reggio Calabria si piazza in terza posizione, seguita da Salerno e Latina: vantaggiosa da un punto di vista economico (404 euro di affitto e 602 di rimborso), ma non per le offerte di stage che sono pochissime. Sarà per questo che la mobilità geografica è minima nello svolgimento dei tirocini: solo il 9,3 per cento degli stagisti si è spostato da una regione all’altra nel 2021 (dati Anpal) e di questi la maggior parte erano del Mezzogiorno.

E in Europa?

Tutt’altra storia se si esce fuori dall’Italia: a Stoccolma il compenso mensile supera i 3 mila euro, a Londra i 2.700, a Nottingham i 2 mila euro. La prima in classifica è Manchester: oltre 800 posizioni aperte per tirocinanti, di cui il 12 per cento offre la possibilità di operare da remoto, numerose occasioni di crescita con ben 2.440 eventi di formazione e networking gratuiti, 2.015 euro di indennità media.

Su questo tema la Commissione per l'occupazione e gli affari sociali europea ha adottato una risoluzione che invita la Commissione a proporre una direttiva sui tirocini di qualità nel territorio. La direttiva dovrebbe garantire standard minimi di qualità per i tirocinanti, comprese le norme sulla durata dei tirocini, la retribuzione e l'accesso alla protezione sociale in conformità con la legislazione e le prassi nazionali.

Crescita, non sfruttamento

In particolare, i deputati vogliono garantire un'adeguata remunerazione per tutti i tirocini, che dovrebbero assicurare un tenore di vita dignitoso. Gli Stati membri dovrebbero stabilire il livello di compenso in modo da coprire le necessità materiali come cibo, vestiario, alloggio e trasporto, oltre a tenere conto del costo della vita.
“Il tirocinio deve essere un’opportunità di crescita e non di sfruttamento – conclude Maria Grazia Nicita del Sol -. Non come è capitato a quell’agronomo di Palermo che in stage è andato a fare la raccolta delle arance. Nel mondo del lavoro si entra con un contratto di lavoro e non con un tirocinio, e per i giovani è il contratto di apprendistato.