Tutto è pronto per la manifestazione di Bologna, che questa mattina (6 maggio) apre la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. La macchina organizzativa è a pieni giri, “Piazza Maggiore sarà piena”. Non ha dubbi il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri. Sono troppe le domande senza risposta che arrivano da lavoratori e pensionati, esposti a mesi di crisi e inflazione che ha eroso ancora la loro capacità di tenuta.

Sanità, scuola, soprattutto nel quadro dell’autonomia differenziata, qualità del lavoro sono tra le priorità, anche in Emilia-Romagna, da portare in piazza. “Il disegno di autonomia differenziata rischia di mettere in difficoltà, oltre alla sanità, il sistema di istruzione – spiega Bussandri –. La scuola non sarà più in grado di assicurare una formazione alta, ma diventerà un incubatore di soldatini del lavoro alla mercé delle esigenze della parte datoriale. Perché l’idea di lasciare a ogni territorio la propria autonomia si declina in una totale subordinazione alle esigenze del mercato e delle imprese”.

Altro tassello fondamentale, “la sfida da vincere sulla qualità del lavoro. Perché persino qui in Emilia-Romagna, negli ultimi anni – aspettando i dati del mercato del lavoro del 2022 che saranno disponibili tra un mese – la ripresa post pandemia è stata spesso fondata sul ricorso al lavoro precario. L’altra priorità è la carenza di lavoratori stagionali che è alla base dell’altra grande sfida di questi anni: a fronte dell’invecchiamento della popolazione, si affronti la questione dei flussi migratori. Come tavolo del Patto per il Lavoro, quindi in accordo con le istituzioni del territorio, abbiamo anche inviato al governo una richiesta formale perché allarghi il numero dei lavoratori previsti dal decreto flussi in Emilia-Romagna. Altrimenti pezzi importantissimi della nostra economia come l’agricoltura e il turismo andranno presto in difficoltà”.

Il segretario della Cgil regionale cita il Patto per il Lavoro, siglato in questi anni e diventato un baluardo di fronte agli sconvolgimenti della pandemia. “Il Patto per il Lavoro sta dando i suoi frutti in termini di tenuta della coesione sociale in questa regione e in termini di saldo occupazionale, di tenuta e di rilancio dell’occupazione. Il salto vero ora, ripeto, dobbiamo compierlo verso il lavoro di qualità. Non possiamo accontentarci della ripresa occupazionale seguita agli anni difficili dell’emergenza sanitaria, una ripresa soprattutto quantitativa, ma dobbiamo puntare su una ripresa qualitativa. Un intento condiviso anche con le istituzioni regionali e con le altre parti sociali di questo territorio. Il fatto di aver stretto un Patto per il Lavoro negli anni più difficili è stato fondamentale, determinante, non è stato indifferente rispetto alla tenuta sociale di questa regione che, dopo la Lombardia, è stata la più colpita dal Covid, in termini di morti e in quanto al rischio che le strutture sanitarie fossero travolte dall’emergenza".

Altro versante "su cui siamo molto preoccupati è quello della sanità regionale. Il nostro Servizio sanitario regionale è a fortissima impronta pubblica e il fatto che prima si sia deciso di non rifinanziare le spese straordinarie sostenute per il Covid e ora, secondo le ultime scelte del governo, si sia deciso un sostanziale prosciugamento del fondo sanitario, anche nel rapporto con il Pil, sono tutte scelte che mettono in difficoltà chi, come l’Emilia-Romagna, ha investito sulla sanità pubblica. Questo è un tema di grande sensibilizzazione e mobilitazione delle persone che rappresentiamo, perché la sanità pubblica è, storicamente, uno dei grandi elementi di conquista della classe lavoratrice”.

Cuori e teste in piazza oggi. Ma anche nei territori colpiti dai disastri del maltempo che in molte parti della regione, anche nella stessa provincia di Bologna, hanno lasciato sul terreno vittime e sfollati. “Monitoriamo e seguiamo gli eventi. Ci sono stati danni e situazioni drammatiche a Bologna, in Romagna, nel territorio di Forlì Cesena. Purtroppo ci sono state vittime e sfollati. In questo momento si stanno effettuando le valutazioni per calcolare l’entità dei danni alle aziende, mentre c’è una situazione preoccupante in agricoltura, gli allagamenti nei campi rischiano di danneggiare le colture stagionali. Noi ci stiamo attivando perché, mentre i lavoratori dei settori industriali, nel caso di fermate produttive dovute ai danni, hanno la copertura degli ammortizzatori, i lavoratori agricoli rimangono scoperti. Abbiamo già allertato la Regione perché si trovi una soluzione a questo problema. Con i territori coinvolti valuteremo azioni di solidarietà e organizzeremo le raccolte fondi che si renderanno necessarie".

"È indubitabile – dichiara Massimo Bussandri – che quello che è successo ci pone interrogativi pesanti sui cambiamenti climatici. La siccità, anche nella nostra regione, è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, esponendo il territorio a esplosioni climatiche di questo tipo. Con un suolo sempre più secco e arido, l’acqua scorre senza venire assorbita e si creano allagamenti e disastri”.